Dorothea Lange

Dorothea Lange
(Hoboken, 26 maggio 1895 – San Francisco, 11 ottobre 1965)

“Lezione universitaria di un giovedì..”

Dorothea Lange , dopo le scuole superiori decide di voler divenire fotografa nonostante l’opposizione della madre con la quale ha sempre avuto un cattivo rapporto.

Si iscrive nella scuola di Clarence White a New York dove insegna anche Gertrude Kasebier. Poi inizia a viaggiare, si ferma a San Francisco dove apre uno studio e ritrae l’alta società del luogo.

Nel 1933 dalla finestra del suo studio vede una fila di derelitti che aspetta di avere del pane da una benefattrice, nasce cosi la foto: White Angel, fila per il pane.

Nel periodo che va dal 1935 al 1939 la Rural Resettlment Administration, organismo federale di monitoraggio della crisi economica statunitense, le commissionò numerosi reportage, in particolare sulle condizioni di vita di braccianti, operai e immigrati.

Dorothea Lange, “White Angel”

Per fare questa foto la Lange esce dal suo studio vedendo uomini brutti e emaciati pronti a essere fotografati, diversi dai soliti soggetti che sono sempre preparati e appena truccati.

Nel 1929 era iniziata la depressione che aveva colpito soprattutto la classe media, la Lange è proprio loro che fotografa, i poveri urbanizzati, la città in cerca di mezzi di sussistenza. La tazza è vuota, l’uomo si trova tra la folla ma è solo, umiliato. Ha le mani come in segno di preghiera, è privo di mezzi, deve chiedere aiuto.

“Migrant Mother” (1936) Farm Security Administration, Library of Congress, Washington

Questa foto la vediamo cosi come ci appare solo dal 1941. Nel giornale in cui fu pubblicata pochi giorni dopo lo scatto, la troviamo invece con delle dita che spuntano sul palo di legno

La Lange aveva appena terminato il suo lavoro commissionato dalla Farm Security Administration e se ne tornava con la macchina a Berkley, quando sulla strada vede l’indicazione per un terreno di raccoglitori di piselli. Decide di fermarsi e appena arrivata vede una donna, circondata dai figli. La Lange farà sei scatti, di lei non chiederà nemmeno il nome, le basta sapere che ha sette figli ed ha appena venduto i copertoni dell’auto per sfamare la famiglia.

Di questi sei scatti ne verranno pubblicati tre e tra nessi non c’è questa foto che lo sarà solo tre giorni dopo. E’ in quel  momento che la FSA invierà aiuti a quell’accampamento.

Nella foto una donna, sulle ginocchia ha un bimbo piccolo, altri due accanto a lei, è preoccupata, guarda oltre. Da notare le tre teste in primo piano, quella della donna, centrale, che troneggia, di cui vediamo il volto, e ai suoi lati le due teste , più piccole dei due bambini, i volti questa volta non li vediamo, sono girati, coperti, in cerca di riparo.

Sono vestiti stracciati. La donna ha soli trentadue anni, ma sul volto già molte rughe. La foto si chiama Madre Migrante, ma si tratta di una foto statica.

E’ un immagine di bisogno, ma anche di forza e resistenza. Manca il padre, più tardi si saprà che viaggiava con loro, ma in quel momento era assente perché gli si era rotto il camion.

Questa fotografia che sembra totalmente spontanea è in realtà il frutto della collaborazione della donna con la fotografa. Ci vorranno cinque scatti con sistemazione del “set”, prima di ottenere il risultato che renderà icona degli Stati Uniti d’America lo sguardo di una donna.

(Per questa foto alla “modella” non verrà riconosciuto nessun compenso)

La Lange svilupperà un percorso dedicato ai migranti, ai lavoratori della terra e delle fabbriche che la porterà a regalarci altri scatti d’impatto e riflessione.

Dorothea Lange, “Woman of the high Plains”, Texas 1938

 

Dorothea Lange, “Madre migrante stringe il suo bambino”, 1940, Maricoupa Arizona

 

Dorothea Lange, “Verso Los Angeles”, 1937

 

Dorothea Lange, “Migrant cotton picker”, 1940

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