I fatti di Parma e un altro racconto, l’importanza di ricordare.

La quotidianità ci insegna che ricordare non è solo un passatempo degli anziani, è un importante esercizio di educazione personale che può evitare errori o pessimi episodi di vita che però coinvolgono e a volte, distruggono la vita di altre persone.

Per fare questo esercizio la storia umana ci offre purtroppo spunti più o meno sgradevoli o orribili che troppo spesso cerchiamo di dimenticare perché urtanti, ma che se invece tenessimo prontamente a portata di pensiero ci offrirebbero la possibilità di evitare terribili azioni.

È vero che non tutti fanno gesti malevoli eclatanti e che quindi lo scrivere generalizzando non è apparentemente corretto, ma è vero che tutte noi persone apparteniamo alla specie animale più spaventata e aggressiva: la specie umana e che attraverso le nostre paure a volte immaginiamo nostre reazioni più o meno spaventevoli o di un’inaudità crudeltà verso chi ci spaventa, ci prevarica o altro e che per istinto sentiamo l’odore della paura altrui tendendo alla prevaricazione dell’altro spaventato.

La memoria in quei momenti diventa importante, perché ricorda un episodio giudicato particolarmente sgradevole o che è in antitesi con il proprio modo di vivere, aiutando la generazione di una riflessione contraria all’azione “cattiva” e conseguentemente un’azione “positiva” per chi la compie e chi la subisce.

Ma l’animale umano è anche il peggio dotato di coscienza protettiva istintiva che potrebbe essere vista come quella parte della riflessione personale che ricorda immediatamente come “sangue chiama sangue” o che “in una guerra non esistono vincitori ma solo sconfitti, su entrambi i fronti” e così via.

Così accade che ciclicamente ci si ritrovi a dover leggere di episodi stomachevoli che sono un pugno alla personale visione positiva delle cose. Così accade che un branco aggredisca un soggetto debole. Così accade che una ragazza venga stordita e abusata da persone apparentemente amiche. Così accade un’azione che distrugge la fiducia nella vita di una persona. Così accade che più persone tormentino, sbeffeggino, annullino il corpo di una persona, penetrandolo, abusandone, filmando l’abuso, ridendo dell’abuso, sbeffeggiando sia il corpo che l’anima di chi abita quel corpo, entrando nel profondo della sua coscienza e toccandone tutte le fragilità, le vulnerabilità, distruggendone la capacità di reazione.

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Eppure nella memoria di tutti c’è la visione corretta per cui ogni abuso è un atto di totalitarismo e un’azione totalitarista è di principio un’azione fascista.

La memoria inoltre ci ricorda che negli anni settanta fece scalpore una terribile notte di violenza, stupro, tortura, stupro, annullamento psicologico, stupro, omicidio, stupro, finta morte, stupro che si consumò nel borghese e ricco promontorio del Circeo. A compierlo furono rampolli della borghesia capitolina a subirlo furono figlie del futuro ceto medio, a metà tra il proletariato pasoliniano e la borghesia di Piero Chiara. I carnefici, da ciò che emerse, erano simpatizzanti della destra estremista, quindi fascisti e la presa di coscienza dei “compagni” fu tale che anche a distanza di trent’anni (http://www.micciacorta.it/archivio/articolo.php?id_news=153) ci si indignò e ci si commosse per le povere vittime, ritenendole sante date in pasto ai lupi.

Parole vere, dette con la giusta sensibilità, ma comunque dirottabili verso un’area, quindi incapaci di porre la questione globale della “santità” di ogni corpo che anche alcuni “compagni” adulti non sanno rispettare e di cui interpretano segnali inesistenti, quasi sempre frutto della mente ottenebrata dall’eccessivo autoerotismo. Un’assenza importante che sarebbe utile per stimolare una seria presa di coscienza in ogni ambiente e in ogni focolare cattolico, comunista, antagonista, anarchico italiano.

Ma purtroppo il ricordare per molti è solo un guardare al passato e il futurismo è sempre più appassionante, perché il mondo si deve e si può cambiare, si deve e si può godere nel domani.

Così è accaduto che a Parma un branco del gruppo antifascista locale ha drogato, stuprato, filmato, stuprato, sbeffeggiato, stuprato, deriso, ri-stuprato, annichilito, ri-stuprando moralmente nel successivo anno, una ragazza la cui unica colpa non è essersela cercata o essersi fidata, ma in quel momento fu essere donna.

Quegli “antifascisti compagni di lotta“, così come altri “compagni” in tutta Italia di cui non sappiamo nulla, non si sono ricordati della fascistissima lezione del Circeo, dei fascistissimi stupri di gruppo in Croazia da parte degli ùstascia, dei fascistissimi stupri in Albania, Grecia, Somalia, Libia, degli stupri fascistissimi in Italia da parte degli alleati liberatori e dei nazional-socialisti tedeschi, dei fascistissimi stupri dei membri dell’armata Rossa a Berlino, in Cecenia, in Georgia, dei fascistissimi stupri delle yazide di cui leggiamo ogni giorno da almeno due anni.

No, quel giorno i “compagni di lotta ad ogni fascismo” hanno deciso che un tavolo, la droga, una ragazza inerme e un centro sociale avrebbero reso possibile ogni cosa, ripulendola dal suo gesto fascista, portandola al livello del gioco di gruppo, perché si sa: se una si droga e si stordisce si ha diritto di fargli subire qualsiasi cosa, soprattutto se è donna.

Su questo ho avuto il senso del vomito, da questo ho riflettuto sulla natura maschile, sui discorsi da spogliatoio fatti con altri uomini, su quanto si cada in basso senza rendersene conto, per abitudine.

Se la nostra memoria funzionasse correttamente e la si attivasse anche per ricordare, eviteremmo il ripetersi di tante cose sgradevoli, ma soprattutto si salverebbero le vite di persone che vengono rese fragili da nostri gesti volontariamente privi di coscienza critica.

A Parma oggi le scuse non bastano, le condanne arriveranno e serviranno a tutelare altre papabili vittime, ma ai carnefici di Parma (così come ai carnefici ancora coperti dal silenzio delle vittime) a tutti quei propugnatori di gesti fascisti e ai loro accoliti cosa accadrà? Me lo chiedo perché a un errore di questo tipo non c’è rimedio, non c’è soluzione, rimane solo il danno e non so come si possa ancora sorridere dopo averlo generato. Il dito è stato spostato e l’orrore è lì davanti ai loro occhi, da allora niente è come prima.

A lei il mio triste rispetto e la mia vergogna, di genere.

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