Follia: dalla filosofia all’arte..e ritorno

Tante cose belle e piacevoli – come le favole, le leggende, i miti, il gioco e tutte le manifestazioni dell’arte – non sono razionali e neppure è previsto che lo siano.”
(Simona Argentieri, Treccani)

follia foucaultSiamo immersi in un assetto societario che ha eretto un muro invalicabile tra raison e déraison, scriveva M. Foucault in Storia della follia nell’età classica: una divisione di stampo sanatoriale che ha separato il soggetto normale da quello folle – delinquente – eccedente la sessualità canonica.
La follia – per Foucault – è una costruzione, il prodotto di un processo di categorizzazione e delimitazione: tracciare i contorni del soggetto folle è, in un certo senso, rinunciare a comprenderlo, è legittimare il pensiero a non interrogarsi sul caso, la discontinuità, la materialità che esso rappresenta. La follia è innanzitutto negli occhi di chi guarda.
Ciò che rimane ai margini delle strutture sociali, rientra dalla finestra tramite le espressioni culturali: la follia è stata la materia, oltre che talvolta il motore, di numerosissime opere letterarie, musicali ed artistiche in generale.

A titolo d’esempio, una rapida scorsa attraverso tre manifestazioni creative diverse per tipologia, ma accomunate dal fil rouge della follia come tematica di fondo.

follia mcgrathPartendo dai romanzi, un testo affascinante è Follia di P. McGrath, in cui la malìa agisce a più livelli – come in ogni buon libro: si può essere intrigati dalla storia d’amore ossessivo Edgar, tra un paziente di un  manicomio criminale, e Stella, la moglie di uno degli psichiatri del centro; può catturare la spirale di progressiva drammaticità degli eventi che dal loro amour fou conseguono, a cui si assiste impotenti; può infine affascinare la lucidità equivoca del narratore della vicenda, lo psichiatra che ha in cura Edgar, il quale nel condurre i giochi alimenta una tensione narrativa continua che lascia inquieti e (giustamente?) sospettosi fino all’epilogo.

follia4Così ricco di suggestioni provenienti dal mondo dell’arte, il romanzo Follia ben si presta ad essere letto ascoltando alcuni brani barocchi raccolti sotto il titolo La follia: una selezione di opere in cui compositori quali Vivaldi, Geminiani, Frescobaldi,  Corelli e Scarlatti hanno proposto la propria interpretazione della follia.
C’è da sottolineare che la follia non è solamente un nome comune di cosa astratto, femminile singolare, come recita il dizionario:in ambito compositivo, si riferisce  a un tema musicale di origine portoghese in ¾  tra i più antichi della musica europea, originato nei secoli XVI e XVII e rielaborato con variazioni soprattutto a partire dall’epoca settecentesca, tra cui spicca la complessità di Variazioni sulla follia di A. Scarlatti. La passione malata tra Stella ed Edgar si fa ancora più ineluttabile sopra le note barocche del clavicembalo che turbinano in un accelerando senza respiro, acquietandosi solo in rari momenti cadenzati di serenità apparente.

follia1Facendo un salto temporale azzardato, la follia – questa volta come propulsore primario di progresso – è al centro anche dell’intervento di David Moretti, per 7 anni direttore creativo dell’edizione italiana di Wired, alla conferenza TEDxLecce. Lungi dall’esserne intimoriti, i pionieri, sognatori e genî hanno da sempre sfruttato il rischio e l’incognita come moventi all’azione, ignorando la possibilità di rifiuti e fallimenti: l’innovazione è spesso passata attraverso menti incoscienti, visionarie, folli.

Anche per la filosofia in tempi più recenti si è approdati ad una riconsiderazione dell’irrazionale o, meglio, di una sua armonizzazione con la polarità della razionalità. Così ammonisce Karl R. Popper:

“…il razionalista acritico, che crede che il razionalismo sia autosufficiente e possa essere instaurato per via di argomentazione, è senz’altro fuori strada. Anche se un razionalismo acritico e assoluto è logicamente insostenibile, e anche se un irrazionalismo assoluto è logicamente sostenibile, questa non è una ragione per cui si debba adottare quest’ultimo. Infatti, ci sono altri atteggiamenti sostenibili, per esempio quello del razionalismo critico che riconosce il fatto che il fondamentale atteggiamento razionalistico scaturisce da un (almeno occasionale) irrazionale atto di fede: dalla fede nella ragione. Quindi, la nostra scelta resta aperta.”               K.R. Popper, La società aperta e i suoi nemici, Roma, 1981

Il panorama è, quindi, ben più complesso ed articolato di quello di una semplice dicotomia inconciliabile.
Una società che imbrigli o ignori il potere benefico della coltivazione della follia, nella sua accezione non patologica di espressività culturale, è il terreno di proliferazione per comportamenti di controllo, di svilimento, di stasi: un eterno presente privo di dimensioni e orizzonti.
La follia creativa, dall’ambito digitale a quello musicale o letterario, non manda in pensione il passato né oscura un’idea di futuro.
Non azzera le differenze, non aliena: tramite il suo contagio, rende unici e diversi.
Pericolosi perché liberi.
Solo chi ha guardato nell’abisso non teme la fragilità in cui getta la scoperta dell’irrazionale dentro di sé: la sfida è convertire questa condizione, debole ed eccezionale, in una rampa di lancio verso la prossima pagina della storia, quella più umana.

Luana Varalta

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