In memoria di Alessandro Caravillani e a difesa del cortometraggio "Uno studente di nome Alessandro"

lotta: (letteralmente) combattimento che si fa con le braccia avvinghiando il proprio avversario (figuratamente) Travaglio, contrasto, disputa o simili.

resistenza: (letteralmente) non cedere all’urto, alla spinta di altri corpi, altrimenti Contrastare, Far Testa, Fronteggiare (figuratamente) Reggere, Durare

rivoluzione: (letteralmente)  dal latino participio passato di revòlvere, volgere indietro, ritornare, voltare.Volgimento in giro; ritorno di un pianeta o di un astro al punto o donde era partito; sollevazione  di popolo per sconvolgere l’ordine politico costituito: il prefisso re-ri vale per contro

(Vocabolario Etimologico di Pianigiani)

Alessandro Caravillani

Chi era Alessandro Caravillani? FU un ragazzo dalla faccia pulita, un ragazzino all’inizio di tutto, un “giovanotto” con una vita che non conobbe l’obbligo di una scelta, la gioia di un progetto realizzato, la possibilità di ipotizzarsi seriamente un futuro. Alessandro morì per mano di una terrorista fascista il 05 marzo del 1982. Alessandro è morto e non fa politica.

Mi chiamo Nava Lorenzo e sono dichiaratamente, apertamente e fortemente contrario ad ogni forma di violenza.

La mia contrarietà nasce dal non capire l’imposizione di un’idea con la forza, nasce dal  non capire il senso di un’azione violenta per portare avanti una bandiera, nasce dal rifiuto della violenza in genere.

Ezra Pound sostenne: “Se un uomo non è disposto a lottare per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui” ed io questo lo condivido, poi è arrivato un piccolo uomo dal nome articolato Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma, che ha dimostrato a tutto il mondo che la lotta passa per la non violenza, ricordandoci che la parola lotta al di fuori dell’attività sportiva deve essere solo figurativa, non deve essere un’azione di forza fisica ma principalmente un’azione mentale, un contrasto verbale e legale.

La nostra storia è un insegnamento continuo in questa direzione, eppure ancora si confonde la lotta con la resistenza. Per lottare a difesa di un’idea bisogna creare dialogo e non muri, per resistere bisogna porsi fisicamente di fronte ad un’aggressione e decidere come reagire in quel momento, arrivando anche alla violenza. Resistere è un’azione in certi casi totalmente istintiva e per questo la rispetto, perché è anche difesa. I partigiani hanno iniziato ad armarsi per resistere ed è grazie a loro che oggi possiamo definirci liberi, ma prima della guerra civile (o partigiana) c’erano anche membri di comitati clandestini che parlavano e lottavano utilizzando le parole e non le mani. Erano comunque uomini liberi perché pensavano liberamente. La guerra, si sa, è sempre da evitare perché alimenta gli odi, incancrenisce gli spiriti e soprattutto non ci fa ragionare, ma può essere sempre evitata? Questo non lo so e questo dubbio è atroce perché reale, a tal punto che rafforza in me la repulsione verso la violenza, anche verbale, perché genera odio e guerra.

Oggi serve lottare utilizzando le parole senza urlarle, senza renderle violente ma rendendole libere. Oggi c’è bisogno di essere liberi nei pensieri e nelle idee da cui nascono.

Il più grande potere (quello fatto dalle persone comuni che sono e fanno la cultura) sa che nelle parole c’è la forma principale di lotta. Questa massa ha il desiderio e la voglia di lottare ma non di uccidere o essere violenta, nemmeno con le parole.

Da appartenente a questa massa non ambisco ad una rivoluzione ma alla lotta, al contrasto verso ciò che c’è di sbagliato oggi, come ciò che riguarda il ricordo di Alessandro Caravillani  morto a 17 anni perché Francesca Mambro, assassina e terrorista fascista dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari, a cui attinge l’ideologia di Casa Pound) gli sparò alla testa mentre ERA a terra, ferito da un proiettile “vagante” dopo una rapina in banca. Motivo? Lei sparò perché credeva che fosse un poliziotto in borghese. Alessandro fu ucciso perché il manico del suo ombrello sembrava una pistola. Alessandro fu ucciso e non era uno “sbirro”. Era un bambino, o un ragazzo, o un adolescente, ma non era armato. Alessandro era solo agli inizi della sua vita.

Oggi lotto nel suo ricordo perché  in un articolo di giornale si scrive di un cortometraggio che racconta quest’episodio di “Guerra Civile” e si spiega come questa Mambro, mentre è in regime di semilibertà con 9 ergastoli sulla testa, lo vorrebbe sequestrare perché lede la sua nuova immagine.

L’immagine vale più della parola per i membri dei poteri religiosi, politici ed economici.

Mentre riporto il link dell’articolo che ho citato:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/11/mambro-chiede-sequestro-film-ultimo-omicidio-lesivo/190610/

richiamo le parole di Enzo De Camillis, regista del cortometraggio, che dichiara “[…] Quando è uscito il corto io ero in silenzio e mi limitavo a promuoverlo, come si fa sempre. Ma a fronte di questa situazione intendo difendermi a tutti i costi perché questa difesa la ritengo un’azione culturale, al pari dell’opposizione al bavaglio del giornalisti. Questo è un modo per zittire non solo le notizie, ma anche l’autorialità dell’immagine.” .

Questa persona non si accomuna a nessuna idea politica, perché come lui stesso dichiara ” […] io racconto una storia, non faccio un discorso politico, voglio uscire da giochi del genere. Il corto l’ho realizzato per una serie di motivi che ritengo importanti. Intanto è un monito ai politici. In questo momento, se non ascoltano le esigenze dei giovani, si rischia il terrorismo e forse già ci siamo. Ricordiamo gli scontri di piazza San Giovanni a Roma di ottobre, i proiettili che girano nelle buste e i pacchi bomba.[…]”

Quest’uomo lotta ed io mi unisco alla sua lotta.

Se sei d’accordo anche tu puoi scrivere a sascinema@fastwebnet.it per aderire all’appello che è stato realizzato a sostegno di questa battaglia, per Alessandro, contro ogni revisionismo storico, per la difesa dell’arte di cui puoi trovare il testo completo al link  http://www.agoravox.it/Intervista-a-Enzo-De-Camillis.html

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *