Letture di mare…

A volte, in una barca, qualcuno parlava.

Ma quasi tutte le barche erano silenziose eccettuato il tuffo dei remi. Si allontanarono le une dalle altre appena usciete dall’imboccatura del porto e ciascuna si avviò in quella parte di oceano in cui sperava di trovare pesci. Il vecchio intendeva dirigersi al largo e si lasciò l’odor della terra alle spalle e remò nel fresco dell’oceano del primo mattino. Vide la fosforescenza delle alghe del Golfo nell’acqua mentre remava in quella parte dell’oceano che i perscatori chiamavano il gran pozzo perché vi era un salto improvviso di più di mille metri in cui si adunavano pesci di ogni genere a causa del mulinello creato dalla corrente contro le pareti ripidel del fondo dell’oceano. Si concentravano qui i gamberetti e pesci da esca e frotte di calamri nelle buche più profonde, che la notte salivano alla superficie a far da nutrimento a tutti i pesci che passavano.
Nell’oscurità il vecchio sentì giungere il mattino e mentre remava udì il suono tremolante dei pesci volanti che uscivano dall’acqua e il sibilo fatto dalle rigide ali tese mentre si allontavano librate nel buio. I pesci volanti gli piacevano molto ed erano i suoi migliori amici, sull’oceano. Pensò con dolore agli uccelli, specialmente alle piccole, delicate sterne nere, che volavano sempre in cerca di qualcosa senza quasi mai trovar nulla e pensò:” La vita degli uccelli è più dura della nostra, tranne per gli uccelli da preda, pesanti e forti. Perché sono stati creati uccelli tanto delicati e fini come queste rondini di mare se l’oceano può essere tanto crudele? Ha molta dolcezza e molta bellezza. Ma può diventare tanto crudele e avviene così all’improvviso e questi uccelli che volando, tuffandosi per la caccia, con quelle vocette tristi, sono troppo delicati per il mare”. Pensava sempre al mare come a la mar, come lo chiamano in spagnolo quando lo amano. A volte coloro che l’amano ne parlano male, ma sempre come se parlassero di una donna. Alcuni fra i pescatori più giovani, di quelli che usavano gavitelli come galleggianti per le lenze e avevano le barche a motore, comprate quando il fegato di pescecane rendeva molto, parlavano come el mar al maschile. Ne parlavano come di un rivale o di un luogo o perfino di un nemico. Ma il vecchio lo pensava sempre al femminile e come qualcosa che si concedeva o rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvagie era perché non poteva evitarle. “La luna lo fa reagire come una donna” pensò.
Remava con regolarità e non faceva fatica perché non alterava la velocità, e la superficie dell’oceano era piatta tranne di quando in quando per qualche mulinello della corrente. Lasciava fare un terzo del lavoro alla corrente e allo spuntare dell’alba si accorse di essere già più al largo di quanto avesse sperato.
“Ho lavorato nei pozzi profondi per una settimana e non ho combinato niente” pensò. “Oggi voglio lavorare lavorare fuori dove ci sono banchi di palamite e di alalonghe che forse lì in mezzo ci sarà qualcosa di grosso.”
Prima che fosse giorno chiaro aveva gettato tutte le esche e le lasciava trasportare dalla corrente. La prima esca giungeva a una profondità di quaranta tese. La seconda giungeva a settantacinque tese e la terza e la quarta erano affondate nell’acqua azzurra per cento e centoventicinque tese. Le esche pendevano a testa in giù col gambo dell’amo inserito nel pesce esca, legato e fissato solidamente, e tutta la parte ricurva dell’amo, il braccio e la punta, era coperta di sardine fresche. […] Non c’era una parte dell’amo che non sarebbe riuscita dolce, odorante e saporita per un bel pesce.
[…]Il sole sorse lieve dal mare e il vecchio vide le altre barche basse sull’acqua e vicino alla riva, sparse nel corso della corrente. Poi il sole divenne più luminoso e abbagliò l’acqua e poi, mentre sorgeva limpido, il mare liscio lo fece rimbalzare negli occhi del vecchio dandogli un dolore acuto, per cui continuo a remare senza guardarlo. Guardò giù nell’acqua e sorvegliò le lenze che scendevano diritte nel buio e nell’acqua. Egli le teneva più diritte di tutti gli altri e così nel buio della corrente c’era un’esca in attesa a ogni livello, nel punto esatto in cui egli desiderava  che si trovasse, per qualunque pesce potesse passare in quel punto.
[…] “Il primo sole mi ha sempre fatto male agli occhi da quando sono al mondo”, pesò. Però ho ancora gli occhi buoni. La sera posso guardarlo fisso senza veder nero, E la sera è anche più forte. Ma la mattina fa male.
Proprio in quel momento vide davanti a sé una fregata con le lunghe ali scure che roteava nel cielo. Si calò in fretta, scendendo obliqua sulle ali spinte indietro, e poi tornò a roteare.
– Ha trovato qualcosa – disse il vecchio ad alta voce – Non sta soltanto a guardare –
Si avviò remando adagio e con regolarità verso il punto in cui l’uccello stava roteando. Non si affrettò e tenne le lenze diritte. Ma forzò un poco la corrente, per cui pur continuando a pescare senza commettere errori, pescava più in fretta di quanto avrebbe fatto se non avesse avuto bisogno di servirsi della fregata.
L’uccello si alzò più in alto nell’aria e tornò a roteare con le ali immobili. Poi si tuffò d’improvviso e il vecchio vide un pesce volante schizzare fuori dall’acqua e procedere disperatamente sulla superficie. – Delfini – disse il vecchio ad alta voce – Grossi delfini -[…] Mentre egli lo guardava, l’uccello calò di nuovo tendendo obliquamente le ali per il tuffo e poi sbattendole all’impazzata e inutilmente mentre seguiva il pesce volante. Il vecchio vedeva il contorno snello nell’acqua sollevata dai grandi delfini mentre inseguivano il pesce in fuga. I delfini filavano sotto il volo del pesce per trovarsi in acqua, a tutta velocità, quando il pesce si sarebbe rituffato. “E’ una grande frotta di delfini”, pensò. Sono molto scostati gli uni dagli altri e il pesce volante ha ben poche speranze. L’uccello non ha nulla da sperare. I pesci volanti sono troppo grossi per lui e vanno troppo in fretta.
Guardò il pesce volante saltar fuori dall’acqua più e più volte e i movimenti vani dell’uccello. “Quella frotta se n’è andata”, pensò “Vanno troppo in fretta e troppo lontano. Ma forse ne troverò uno disperso e forse il mio bel pesce è lì intorno. Il mio bel pesce dev’essere da qualche parte.

(Il Vecchio e il Mare – Ernest Hemingway, il romanzo valse il premio Nobel all’autore nel 1954)

Un grande libro non ha bisogno di molte parole perché tutte quelle che servivano sono nelle sue pagine. Dire cos’è stato Hemingway per la letteratura mondiale è dire una cosa banale e vera, nota a tutti. Per questo motivo questo brano può considerarsi il giusto modo di presentare un gran libro che racconta una storia semplice, con una poetica asciutta che  sembra dare spazio a sospiri e sogni, ma in realtà tiene inchiodati alla realtà. Hemingway, così come Amado, racconta i poveri del mare parlandoci di un povero, proprietario solo della propria esperienza che vive con la consapevolezza che il suo tempo sia passato. Non è un libro di lotta, né un libro di amore, o che porta con sé una rivelazione. E’ un lungo racconto di vita, dove il protagonista non è il vecchio, il pesce o il mare, ma il bambino che aspetta sulla battigia l’arrivo di un pescatore con il rispetto e l’affetto che solo un vero essere umano sa dare.

La pesca, uno dei temi che ha sempre appassionato Hemingway, ripreso in diversi libri (Quarantanove racconti su tutti), così come il racconto di un uomo che sa di essere diventato passato, anche se ancora vivo, sogno gli elementi intrecciati che compongono il filo d’Arianna della storia. La trama in Hemingway è sempre meno rispetto all’umanità del personaggio. Con lui personaggi sono la parte forte di un libro, una caratteristica riscontabile in tutti i principali autori come: Pirandello, Flaubert in Madame Bovary, Verga nel Mastro Don Gesualdo, Goethe, Dostoevskij, Kafka, Joyce.

In conclusione de “Il vecchio e il mare” si sa che senza ombra di dubbio è un libro da leggere perché scritto da un grande autore, ma quello che conta, e che vale per ogni libro, sono gli aspetti inesplorati appartenenti ad ogni singolo lettore, che attraverso la propria lettura da vita a una diversa sfumatura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *