Un palloncino da 58 milioni: Jeff Koons re della pop art

Uno degli artisti di cui si sente più parlare nell’ultimo periodo è Jeff Koons. Una delle sue ultime opere, Baloon Dog. è stata venduta ad un’asta lo scorso novembre per 58,4 milioni di dollari, diventando l’opera di un artista vivente più costosa al mondo. Una cifra esorbitante.

Lo statunitense è considerato da molti l’erede di Andy Wharol, per la sua ispirazione alla pop art e al consumismo e per il forte consenso di pubblico che ha ottenuto. La sua arte è considerata kitsch, da non confondere tuttavia col cattivo gusto: lo scopo principale dell’opera kitsch è quello di trovare l’apprezzamento del pubblico, che è dato dalla ripetizione, con minime varianti, di qualcosa che abbiamo già visto.

Jeff Koons

Il kitsch non vuole suscitare domande, tutto in esso è scontato, semplificato e immediatamente comprensibile. E davanti al cagnolino di Koons non sorgono molte domande sul suo significato, piuttosto sul cosa abbia portato l’acquirente a spendere 58 milioni di dollari, quello si.

Le prime opere di Koons sono degli anni ’70: aspirapolveri Hoover messi sotto vetro. Come fece Duchamp parecchi anni prima con i ready made, Koons utilizza oggetti della quitidianità che, sottratti alla loro funzionalità e al loro scopo pratico, diventano semplici oggetti da ammirare.

Nel corso degli anni l’artista sperimenta varie tecniche (collage, scultura, pittura, installazioni) e materiali (porcellana, acciaio, legno, vetro), sempre prendendo come soggetti la quotidinianità, ma anche il mondo dell’infanzia.

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Celebre è le scultura in porcellana del 1988 Michael Jackson and Bubble, raffigurante Michael Jackson e la scimmia addomesticata Bubble vestiti con abiti degli stessi colori.

Una delle caratteristiche delle sculture di Koons è che ce ne sono pochi esemplari: di questa ce n’è solo una, i cagnolini invece sono 5.

Probabilmente una scossa di popolarità è arrivata quando nel 1991 sposa Ilona Staller, meglio nota come Cicciolina.

Il matrimonio dura un’annetto, periodo in cui l’artista non si lascia sfuggire certo l’occasione di realizzare varie opere fotorafiche che vedono protagonisti lui e la moglie, in atteggiamenti che poco lasciano all’immaginazione.

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Nel 2006 partecipa ad un’esposizione a Venezia, e nel 2013 viene scelto (non a caso) da Lady Gaga per realizzare la scultura che diventa copertina dell’album Artpop.

Qualcosa lo dobbiamo dire però di questo Baloon dog: è bello da vedere. Più che un’opera d’arte sembra un oggetto d’arredamento, quella cosa che ovunque pensi di metterla in casa, probabilmente ci starebbe bene. Così lucido, così colorato, non ha nulla che impedisca all’occhio di scorrere sulla superficie, non ha nessuna interruzione, nessun punto che si discosta dal resto, che crea un’asimmetria, che distoglie l’attenzione, che disordina. Questo è il principio base dell’opera, che associa banalità (un semplice palloncino a forma di cagnolino come chiunque ha posseduto almeno una volta) e consumismo (un’immagine che tutti abbiamo in mente e conosciamo), senza lasciare domande nella mente dello spettatore. Un po’ come nella pubblicità, di cui Koons conosce le strategie di marketing: ripetizioni, immagini che catturano l’attenzione ( una scultura fucsia, oppure oro, oppure blu lucida gigante non passa certo inosservata), semplicità.

Tanti dicono che l’arte contemporanea è dominata dal mercato, quindi inutile lamentarsi di non avere più personaggi come Raffaello o Caravaggio che dipingono capolavori sbalorditivi.

L’arte la decide il mercato, e questo ha scelto e di questo ne prendiamo atto.

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