Ultimo appuntamento di “Verba manent”, la serie di incontri e conferenze che coinvolgono personaggi del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo, quello che si è tenuto al Teatro sociale di Bergamo giovedì 22 maggio. Ospite l’attore bergamasco Giorgio Pasotti, che si è raccontato al pubblico rispondendo a domande sulla sua vita e la sua carriera. Studente di medicina, partito in Cina per approfondire i suoi studi di wushu, casualmente si imbatte in una compagnia di attori cinesi alla ricerca un volto occidentale esperto in arti marziali e finisce così a recitare in due film: Treasure Hant e Drunken Master 3, usciti entrambi ad Hong Kong. Tornato in Italia viene contattato da Fernando Piazza, un agente romano che lo scopre come attore emergente.
Pasotti si paga gli studi di medicina con piccole parti in film che gli vengono proposti finché un giorno non viene contattato dal regista Daniele Luchetti il quale lo scrittura per il film “I piccoli maestri”, grazie al quale il giovane Giorgio ha la possibilità di recitare insieme a Stefano Accorsi. È proprio da questo momento che Pasotti decide di abbandonare i suoi studi di medicina e la sua carriera da atleta per dedicarsi totalmente alla recitazione.
Non avendo avuto alle spalle una formazione attoriale, decide di recuperare formandosi da autodidatta. “L’ultimo bacio” di Gabriele Muccino è il film che per il giovane attore bergamasco segna una svolta, infatti ottiene un enorme successo di pubblico. Con “Le rose nel deserto” del 2006, Pasotti ha l’occasione di girare proprio nell’ultimo film diretto dal grande maestro Mario Monicelli.
Durante la conferenza numerose sono le riflessioni che l’attore porta avanti, non solo sul cinema ma anche sul mondo di oggi e sul ruolo che la televisione svolge nella nostra società. L’attore, che in passato ha lavorato anche per il piccolo schermo, afferma che purtroppo la televisione di oggi trasmette dei messaggi sbagliati. I numerosi talent show che popolano i nostri schermi trasformano gente comune in celebrità ma allo stesso tempo non forniscono basi solide per fare carriera e affermarsi e così può capitare che come si è ottenuto successo velocemente ,molto rapidamente si venga dimenticati. L’attore esprime il suo punto di vista anche sul cinema italiano, affermando che purtroppo oggi risulta molto più facile fare successo usando la volgarità, ma i film che lasciano veramente qualcosa allo spettatore sono solo quelli che toccano nel profondo.
Una crescita professionale, quella di Giorgio Pasotti, che lo ha portato a recitare nel film italiano vincitore dell’oscar “La grande bellezza” di Sorrentino. Nel film interpreta un giovane elegante e claudicante, metafora della città di Roma bella e decadente. Egli possiede le chiavi delle bellezze nascoste di Roma e ha il compito di aprire gli occhi al pubblico sulla poesia e la magia che la città, depositaria di una cultura millenaria, è in grado di trasmettere.
Ma la sfida dell’attore bergamasco non finisce qui, infatti da poco ha deciso di dedicarsi anche alla regia di un film incentrato sulla maschera di Arlecchino. L’idea di girare un film su questo personaggio, come afferma Pasotti, è nata dalla volontà di realizzare un film su Arlecchino, cosa che fino ad oggi non era stata mai fatta, per descrivere la storia di una maschera della commedia dell’arte famosa in tutto il mondo e originaria della sua città natale. Nella sua prima esperienza da regista egli descrive il rapporto con gli attori da dirigere come un’esperienza che lo ha fatto maturare, andando incontro alle esigenze di ciascuno di essi. “Tra i numerosi film girati, quelli più fortunati e che hanno successo sono anche quelli che determinano la fortuna di un attore e che lo aiutano nella sua crescita professionale”, conclude Pasotti, ricordandoci che “la vita è ciò che accade mentre stiamo realizzando i nostri progetti”.