Visto per voi: Dieci piccoli indiani al Teatro Donizetti

“Dieci piccoli indiani” è il noto romanzo di Agatha Christie scritto nel ’36 e pubblicato nel ’39, che ha ispirato registi di tutto il mondo, i quali hanno realizzato varianti teatrali e cinematografiche dell’intrigante giallo. Anche il regista spagnolo Ricard Reguant ne ha ideato una versione per il teatro in scena al Donizetti da martedì 7 a domenica 12 febbraio. Dieci personaggi si trovano su di un’isola deserta, ognuno colpevole per aver compiuto in passato un grave crimine per il quale non è però mai stato punito dalla legge, riuscendo in un modo o nell’altro a farla franca. Il signor Owen, il misterioso padrone della villa di Nigger Island, invita i protagonisti adducendo diversi pretesti, fino a che, rimasti intrappolati sull’isola, dovranno ognuno fare i conti col proprio destino.

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Durante lo svolgimento della messinscena non mancano suspence e mistero, mentre l’atmosfera viene resa ancor più inquietante dal lite motive di una filastrocca infantile, che proprio come nel romanzo, scandisce il passare del tempo all’interno della villa mano a mano che ogni personaggio viene punito. La Christie col suo romanzo voleva mettere in mostra il duplice lato di ogni essere umano, ovvero l’essere vittima e carnefice allo stesso tempo, mostrando una classe borghese meschina e corrotta dietro la facciata di ipocrita perbenismo. Quando meno se l’aspetta colpi di pistola, accoltellamenti e soffocamenti colgono di sorpresa lo spettatore, che attende con ansia che l’assassino compia la prossima mossa.

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I personaggi, che entrano in scena uno alla volta, fin da subito mostrano la loro peculiarità caratteriale e il ruolo che rivestono: dal medico chirurgo, il dottor Edward George Armstrong, alla sensuale segretaria Vera Elisabeth Claythorne, alla bigotta e moralista Emily Caroline Brent , al giovane spaccone Anthony James Marston, al giudice intransigente Lawrence John Wargrave, al gradasso capitano Lombard, a William Henry Blore, un rozzo ex agente di polizia che ha intrapreso la carriera di investigatore privato a John Gordon Macarthur, vedovo, generale veterano della Prima guerra mondiale e infine al maggiordomo con la moglie cuoca che fin da subito intuiscono che qualcosa non quadra in tutta la vicenda.

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La personalità di ogni singolo personaggio viene fuori durante la mise en scène così come i delitti di cui si sono macchiati in passato. La polvere da sparo, gli schizzi di sangue e il buio in scena seguito dall’angosciante canzoncina fanno rivivere scene da genere horror. Del resto come non associare la cantilena infantile a quella del più noto film del genio dell’horror, “Profondo rosso” di Dario Argento? O come non rintracciare nella trama elementi di film più recenti che da “Dieci piccoli indiani” hanno tratto spunto, come lo splatter di Tarantino, “The Hateful Eight”, in cui personaggi dal passato oscuro devono fare i conti col proprio destino all’interno di una locanda del Wyoming?

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Uno dei più importanti gialli di tutti i tempi torna così in teatro mostrando anche i lati di un dramma sociale in cui viene svelato il vero lato degli essere umani e dell’aristocrazia in particolare, esseri umani e ordinari, vittime ma anche carnefici di una società che di lì a poco avrebbe rivelato tutte le sue carenze e i suoi conflitti interiori con lo scoppio della seconda guerra mondiale. (Nel video intervista all’attore Carlo Simoni, interprete del Dott. Armstrong).

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