Visto per voi: la pazza della porta accanto al teatro Donizetti

Anna Foglietta, attrice nota al grande pubblico per numerosi film del grande schermo, gli ultimi dei quali entrambi del 2016 “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese e “Che vuoi che sia” di Edoardo Leo, arriva a teatro con uno spettacolo, “La pazza della porta accanto”, scritto da Claudio Fava, con la regia di Alessandro Gassman, che narra la vicenda travagliata di Alda Merini, poetessa vissuta dal 1931 al 2009 e che durante la sua vita venne ricoverata in un ospedale psichiatrico. L’opera, come afferma l’attrice stessa, vuole porsi innanzitutto come un atto d’accusa nei confronti dei maltrattamenti subiti dai degenti prima che i manicomi venissero chiusi in Italia con la legge Basaglia nel 1978.

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“Lo spettacolo denuncia in maniera molto esplicita le torture subite da persone con disagi psichici e il nostro tentativo è quello di raccontarlo proprio perché è importante conoscere la storia del nostro paese anche soprattutto dal punto di vista degli errori, perché soltanto attraverso la conoscenza degli sbagli si può andare avanti. Noi in scena cercheremo di mostrarlo senza cercare la commozione facile, ma attraverso i racconti delle persone che hanno vissuto la realtà del manicomio in prima persona, come Alda Merini”. Già dalle prime scene si nota come la personalità della poetessa venga annientata nel momento in cui il medico prende il suo calco delle impronte digitali e la Merini, qui interpretata da una formidabile Anna Foglietta, vive questo primo gesto come un abuso nei confronti della sua persona: qualcosa di intimo e personale le viene sottratto per sempre.

Fotografie per la stampa La Pazza della porta accanto. Ombretta De Martini @2015

Fotografie per la stampa La Pazza della porta accanto. Ombretta De Martini @2015

Anche i vestiti che indossa appena varca la soglia dell’ospedale le vengono tolti e sostituiti con un abito anonimo, simile a quello delle altre degenti che conoscerà di lì a poco. Il manicomio si palesa sin da subito come un’istituzione totale: alle pazienti viene tolta ogni libertà, di decidere, di fumare e persino di amare. E’ severamente vietato innamorarsi secondo il regolamento, ma Alda Merini, che non smette neanche nella nuova realtà con cui deve avere a che fare di scrivere le sue poesie, trova anche in tale contesto la forza di amare, grazie alla relazione sentimentale che intesse con uno dei pazienti, trovando ancora uno scorcio di umanità nella ricerca disperata di amare ed essere amati.

Fotografie per la stampa La Pazza della porta accanto. Ombretta De Martini @2015

Fotografie per la stampa La Pazza della porta accanto. Ombretta De Martini @2015

La scenografia, del resto, ben rende l’idea grazie all’ambientazione e agli oggetti di scena: le degenti sono circondate da alte sbarre da cui non è possibile fuggire, mentre le ciniche infermiere non provano risentimento nel somministrare pillole per anestetizzare i sensi delle malate o nel sottoporle all’elettroshock. Davanti al palco un telo trasparente viene calato durante tutta la messinscena per ottenere particolari effetti scenici, come proiezioni di ombre o immagini tridimensionali che rinforzano la drammaticità della pièce, forse anche unica pecca dello spettacolo, perché la visuale ne risente, non permettendo di vedere in maniera del tutto nitida il palcoscenico. In programma al teatro Donizetti dal 31 gennaio al 5 febbraio, lo spettacolo vuole essere sì un omaggio alla “Poetessa dei Navigli” come era soprannominata Alda Merini, ma vuole anche tramutarsi in un inno alla libertà del corpo e della mente, e far comprendere come anche le barriere di un luogo asettico e spersonalizzante come il manicomio possano essere abbattute.

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