Visto per voi: Morte di un commesso viaggiatore con Elio De Capitani

MORTE Commesso viaggatore 1Un grande classico è stato rappresentato al teatro Donizetti: “Morte di un commesso viaggiatore” di Elio De Capitani, con la sua compagnia, ha fatto rivivere la grande opera del ‘900 di Arthur Miller.

Lo spettacolo, andato in scena al teatro Donizetti dal 29 Marzo al 3 Aprile, narra la storia di un commesso viaggiatore americano, che vive a New York, di nome Willy Loman, il quale è frustrato a causa del suo lavoro, in quanto non riesce più a ingranare come un tempo, oltre ad avere due figli che non sono riusciti ad ottenere il successo che lui sperava. Si ritrova così ad affrontare una crisi esistenziale, finendo col confondere passato, presente, ricordi di una vita trascorsa, rancori e ferite mai sanate, come il conflitto con il figlio Bill. Lo spettacolo, della durata complessiva di 3 ore e 15 minuti, pur narrando tutti i momenti salienti dell’opera letteraria, cerca di rendere il testo più moderno, modificando alcune caratteristiche dei personaggi.

morte commesso2 Uno dei due figli, di nome Happie, ad esempio, che nel testo di Miller incarna lo stereotipo del playboy di provincia, viene qui reso un personaggio modernissimo, ambizioso, presuntuoso, viveur, ottenendo un risultato notevolissimo. Anche per quanto riguarda il personaggio dell’amante di Willy è stato fatto un lungo lavoro registico, cercando di rendere il personaggio più moderno e spregiudicato. Come spiega il regista Elio De Capitani, “Inizialmente non riuscivo a convincermi, non trovavo l’attrice giusta per interpretare quel ruolo, finché non ho incontrato Alice Redini che mi ha convinto”. Dal lavoro sul personaggio ne è emersa una donna modernissima e libera, che non prova senso di colpa e non viene giudicata come una donnaccia, ma come una donna che ama divertirsi, che sa quello che vuole e come ottenerlo. Solo alla figura maschile appartiene infatti il senso di colpa per avere tradito la moglie Linda nella scena ambientata a Boston, nella camera da letto di un albergo, durante uno dei tanti viaggi del protagonista.

morte commesso 3Altro personaggio femminile importante è appunto quello della moglie Linda, l’unica in grado di comprendere il marito mentre affronta mille difficoltà come l’incomprensione con i figli, recuperando le fila di quel conflitto generazionale ancora oggi attuale, o i problemi sul lavoro. Willy dovrà infatti affrontare una grande umiliazione, come la riduzione dello stipendio fino al licenziamento, dopo che per 35 anni ha lavorato per la sua ditta.

Opposto è anche il modo di vedere la vita dei due coniugi-personaggi: mentre per Willy conta molto il successo, il sogno americano che si avvera del self made man, per Linda non è necessario arricchirsi e elevarsi socialmente, per essa la vera felicità sta nei piccoli affetti familiari, in un lavoro umile ma che permetta di vivere di quel poco di cui si necessita. Willy Loman vuole lasciare un segno nella sua esistenza, mentre alla moglie poco importa: “Perché devi andare in Alaska? Conquistare il mondo?” sostiene Linda quando il fratello di Willy cerca di convincerlo a diventare ricco scoprendo le ricchezze dell’Alaska. Proprio questa frustrazione datagli dalla vita che non è riuscita a dargli ciò che realmente voleva è la causa dell’alienazione e dell’allontanamento dalla realtà di Willy. Ciò che nella mise en scène viene criticato non è tanto il mito americano, dell’uomo di successo che riesce ad emergere, quanto il modello di società non solidale ma competitiva, che illude che chiunque in qualsiasi circostanza possa farcela.

morte commesso 4Tra questa crisi del secondo dopoguerra, periodo in cui è ambientata la pièce e l’epoca odierna possiamo infatti trovarvi delle analogie. Il numero degli sconfitti sono diventati una maggioranza, non sono una minoranza, come Willy e il figlio Bill, ma questo Willy, infatuato dal sogno americano, non riesce ad accettarlo. Si rifugia così nell’immaginazione, nella menzogna, in quel mondo edulcorato e di successo in cui avrebbe voluto vivere e realizzarsi. Ma proprio questo voler mentire e rifugiarsi nell’immaginazione ci spinge a fare un’analogia tra il commesso viaggiatore e l’attore: entrambi hanno infatti bisogno di inventare, l’uno per salvarsi da una situazione familiare frustrante e l’altro per comunicare col pubblico.

Entrambi nel loro lavoro di viaggiatori reali o immaginari hanno infatti bisogno di raccontare delle storie, di far propria l’arte affabulatoria. Con questa pièce un altro grande classico ha potuto rivivere e con queste parole conclusive Elio de Capitani ricorda l’importanza dei classici: “I classici non sono dei classici e basta ma sono dei testi che bisogna recuperare per farli rivivere e rappresentarli sempre in maniera diversa per dar voce alle diverse chiavi di lettura di un testo. Ciò che conta è restituire l’incandescenza del testo, facendo attraversare ai grandi classici il tempo per riscoprirli ogni volta.”.

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