Visto per voi: Slava’s Snowshow al Teatro Donizetti

Con il suo “Slava’s Snowshow” Slava Polunin ha incantato il pubblico, grazie alla sua capacità di fondere insieme teatro e circo, magia e poesia. In programma al Teatro Donizetti da mercoledì 22 a domenica 26 febbraio, lo spettacolo è il risultato di un lavoro di ricerca durato anni dell’attore russo conosciuto in tutto il mondo. Insieme alla sua compagnia composta da Artem Zhimolokhov, Tatiana Karamysheva, Andrei Klimak, Oleg Lugovskoy, Guido Nardin, Nikolai Terentiev e Bradford West, è stato in grado di divertire e coinvolgere il pubblico, accompagnandolo nelle piccole gag, come quella del clown giallo che si allunga e si accorcia o che rimane impigliato in una ragnatela senza più riuscire ad uscirne. Anche la quarta parete viene abbattuta quando la ragnatela in cui il povero clown era rimasto intrappolato viene calata sulla platea avvolgendo tutti i presenti.

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Un contatto ancor più diretto con il pubblico avviene quando i clown saltano da una fila all’altra delle poltroncine, spruzzando acqua sugli spettatori e invitandoli anche a salire sul palco per correre insieme a loro sul proscenio e divenire così protagonisti per qualche minuto del grande show. Già appena si varca la soglia del teatro si ha infatti la sensazione di essere un po’ dentro a un grande gioco, a un sogno di bambino diventato realtà. Tra una fila e l’altra delle sedie, infatti, piccoli foglietti bianchi rettangolari che ricordano fiocchi di neve sono stati posizionati in modo tale da rendere l’atmosfera più magica e surreale. I giochi di luce e le spettacolari scenografie fanno il resto. Sembra infatti di trovarsi tra le nuvole quando una coppia di pagliacci viene trasportata su un letto magico volante trascinato da una scopa. Tutt’intorno un fumo bianco ricorda nuvole pallide e soffici, mentre morbidi materassi blu che calano dall’alto fanno venire in mente il cielo stellato, come dentro ad una fiaba.

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Altro elemento poetico che non poteva mancare è la neve. Come ha sottolineato lo stesso Slava: “L’immagine più grande di questo spettacolo è proprio la neve, ed è l’immagine che io amo di più, proprio perché la neve rappresenta la poesia, ma è anche un’immagine di morte perché dove c’è troppa neve è difficile vivere ”. Tutto lo spettacolo è scandito da musiche che accompagnano le diverse gag, che sono del resto anche esempi di pura maestria dell’arte del mimo. Il clown che avanza senza accorgersi che dietro di lui si trova un altro pagliaccio che imita i suoi stessi movimenti come fosse la sua ombra per nascondersi è un grande classico, mentre una romantica malinconia è il sentimento che pervade la gag della valigia e del soprabito.

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La grandiosità dell’attore qui, sta nel riuscire con pochi gesti e con l’arte della mimica a sdoppiarsi in due personaggi. Si ha infatti l’impressione che un braccio dell’attore infilato nel soprabito diventi il braccio animato della giacca stessa, che abbraccia il clown in un lungo addio prima della partenza. In Slava sono numerosi anche i rimandi alla cultura popolare: come non pensare infatti ai protagonisti di “Otto e mezzo” di Fellini, film onirico e poetico e che nella scena finale vede riuniti tutti i personaggi che roteano in un grande girotondo circense a rappresentare la gioia di vivere e l’innocenza ritrovata del protagonista? Anche con Slava infatti torniamo tutti un po’ bambini, riuscendo a stupirci e a incantarci, vivendo il teatro non solo come semplici spettatori ma come un’ esperienza diretta che coinvolge e ci rende partecipi.

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