20 gennaio, 69esimo compleanno del regista David Lynch

Uno dei film più amati del celebre e visionario regista americano: Velluto blu (1986)

Intorno al film: David Lynch è uno dei nomi più illustri del cinema contemporaneo, attivo dagli anni Settanta a oggi: impossibile da classificare in un genere, la sua poetica ha attraversato varie correnti ed è in continuo mutamento, anche se possiamo trovare un denominatore comune nel surrealismo.

Celebre pure come ideatore della serie televisiva Twin Peaks, ha diretto spesso opere di difficile comprensione, ma anche film amati dal grande pubblico e che conservano comunque la sua impronta stilistica: Velluto blu è forse il più riuscito ed esemplificativo in tal senso, nonché uno dei suoi film più conosciuti.

vellutoblu

La vicenda: nella cittadina americana di Lumberton, il giovane Jeffrey (Kyle McLachlan) trova un orecchio umano in un prato. Dopo aver consegnato il reperto alla polizia, inizia a indagare insieme alla figlia dello sceriffo, Sandy (Laura Dern). I due risalgono a una cantante di night-club, Dorothy (Isabella Rossellini), e il ragazzo inizia a pedinare l’affascinante donna, rimanendo sempre più coinvolto nella sua vita pericolosa: Dorothy è infatti ricattata da Frank (Dennis Hopper), un gangster psicopatico e tossicomane che la costringe a sottostare al suo volere.

Narrazione e stile: come per tutte le pellicole di Lynch, è difficile definire con precisione che tipo di film sia Velluto blu: un noir, un giallo, un dramma, un’opera surrealista, tutto questo amalgamato con maestria. Rispetto al surrealismo estremo di Eraserhead (il suo film d’esordio) oppure del recente Inland Empire – oggettivamente di difficile fruizione – Blue velvet ha il grande merito di essere un film rivolto a un pubblico ampio (come anche il fantascientifico Dune): c’è una trama lineare e appassionante, misteri da risolvere, personaggi ben costruiti, storie d’amore e di malavita.

Al contempo, non è però un classico noir (nonostante ne contenga gli elementi essenziali), ma una vicenda rivisitata secondo la narrazione e lo stile tipici di Lynch (suoi sono infatti il soggetto e la sceneggiatura), con un’atmosfera onirica, torbida e rarefatta.

Velluto blu presenta similitudini con Twin Peaks e con il film prequel Fuoco cammina con me: è ambientato infatti in un immaginario paese della provincia americana, un luogo quasi favolistico dove il tempo sembra immobile (vedasi le inquadrature speculari all’inizio e alla fine), fatto di segreti e pettegolezzi in cui fa irruzione un evento straordinario. Jeffrey è un ragazzo qualsiasi, coinvolto in una storia più grande di lui, che lo affascina ma al contempo lo spaventa: un mondo “sotterraneo” dove si muovono trafficanti, killer, poliziotti corrotti e soprattutto lei, Dorothy (grandiosa la Rossellini), femme fatale sui generis che rischia di portarlo alla perdizione. Onnipresente nel film sono il voyeurismo e la perversione: McLachlan è ripreso spesso nell’atto di guardare in segreto la Rossellini che si muove e si spoglia in casa (da notare le soggettive dall’interno dell’armadio dove è nascosto).

Memorabile è il folle Dennis Hopper, sempre intento ad aspirare droga da una maschera per l’ossigeno: crudele e tarantolato, sottomette Dorothy ai suoi desideri sessuali, violenti o sublimati attraverso complessi edipici e feticismo – in particolare l’adorazione del suo vestito in velluto blu.

L’erotismo è più suggerito che mostrato (poche sono le immagini di nudo), ma è sempre messo in scena con una morbosità perversa tipicamente lynchiana. Notevoli sono anche i personaggi di contorno, che compongono un universo grottesco e “felliniano” in certi momenti; vedasi la festa nella villa con l’effeminato Dean Stockwell e altri caratteri surreali. Il protagonista (e lo spettatore) intraprende un viaggio da incubo attraverso questo mondo così diverso eppure fisicamente vicino, creando una dimensione di straniamento.

Meravigliosa è la fotografia, diretta da Frederick Elmes: fin dalla prima inquadratura presenta i colori saturi e vivaci che caratterizzeranno tutto il film. Le immagini che rimangono più impresse sono i toni psichedelici presenti nelle sequenze al night-club, con le contrastanti luci al neon rosse e blu. Il rosso e il blu sono i colori basilari della fotografia, presenti anche nell’appartamento della Rossellini – rispettivamente, la tappezzeria e il suo vestito.

Il nucleo della colonna sonora è la ricorrente canzone Blue velvet di Bobby Vinton (c’è un continuo rimando fra il titolo, la canzone e il vestito della protagonista). La sua melodia romantica e misteriosa contribuisce in modo decisivo alla costruzione dell’atmosfera sognante e rimane impressa, spesso usata in funzione intradiegetica, cioè cantata da Dorothy. Completano il tutto le affascinanti musiche di Angelo Badalamenti e un pezzo struggente che sentiamo in due sequenze: In dreams di Roy Orbison.

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