A Bergamo nasce Tommy (2015) diretto dall’indipendente Andrea Navicella

Intorno al film

Il circuito indipendente, soprattutto in Italia, costituisce una linfa vitale per il cinema: un modo di fare film con meno budget, fuori dai grandi sistemi produttivi, ma che consente una maggiore libertà d’azione. Certo, bisogna fare dei distinguo: nella sterminata quantità di prodotti – fra corti, medi e lungometraggi – si trova un po’ di tutto, da opere eccellenti ad altre buone fino a una marea di lavori amatoriali. Per fare del buon cinema è essenziale innanzitutto avere una solida tecnica e idee creative. Questo è ciò che dimostra di possedere per esempio il giovane filmmaker bergamasco Andrea Navicella, che con un budget relativamente ristretto ma tanta fantasia e ottimi strumenti ha prodotto e diretto il cortometraggio Tommy (2015). Navicella è un regista con alle spalle parecchi cortometraggi, collaborazioni a varie regie, oltre che realizzatore e montatore di video istituzionali, videoclip musicali e documentari (fra cui anche uno speciale per Discovery Channel). Presentato in vari festival, dove ha vinto numerosi premi, Tommy concentra in 15 minuti una vicenda d’azione e di sogni, di citazioni e sorprese, con uno sguardo autoriale che va oltre il semplice “genere”.

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La vicenda

Tommy è un bambino che vive con la madre e la sorella, soffrendo per la separazione del padre: è diverso dagli altri coetanei, e guardando i film sviluppa il sogno di diventare un killer di professione. Anni dopo, Tommy (Daniele Balconi) ha realizzato la sua ambizione: lavora come sicario per una misteriosa organizzazione segreta, con il compito di eliminare personaggi scomodi. Il ragazzo svolge il suo lavoro con freddezza e spensieratezza, fino a quando scopre che il prossimo bersaglio da uccidere è proprio suo padre (Gabriele Navicella).

Narrazione e stile

Andrea Navicella è un esempio di come si possa fare del buon cinema anche nel sistema indipendente, riuscendo a coniugare quanto si diceva prima: creatività e tecnica. Il bello del cortometraggio Tommy, innanzitutto, è che non si capisce subito a che genere appartenga, e dall’inizio alla fine è una continua sorpresa, un “gioco” che il regista vuole fare con lo spettatore per spiazzarlo e divertirlo (il titolo abbastanza neutro è probabilmente finalizzato proprio a questo) – notiamo che il film è scritto dallo stesso Navicella. Dalle prime scene sembra essere un dramma familiare, un film intimista: la voce fuori campo (del protagonista adulto, che quindi getta uno sguardo al suo passato) accompagna le immagini del piccolo Tommy mentre guarda un film d’azione; insieme a lui osserviamo i suoi mostruosi pupazzetti e assistiamo a una festa di compleanno un po’ triste con la madre e la sorellina, il tutto gravato dall’assenza del padre scappato di casa tempo prima e di cui rimane solo una fotografia dei tempi felici. La voice-over spiega che il bimbo ha un grande sogno, senza spiegare volutamente quale: dalle immagini del “film nel film”, immaginiamo sia quello di diventare un killer, un agente segreto – fino al memorabile twist finale, un autentico colpo di genio che è il valore aggiunto dell’opera, già di per sé ricca di azione e citazioni. In quel bambino un po’ nerd che guarda i film e sogna di diventarne protagonista possiamo cogliere una metafora dello spettatore più genuino, quel cinefilo che proietta nel suo inconscio ciò che vede sullo schermo. Ad ogni modo, Tommy è innanzitutto un noir, un action – genere poco praticato nel cinema indipendente italiano – in grado di riservare varie sorprese come la geniale conclusione meta-cinematografica.

Chiuso il breve incipit familiare, vediamo infatti in scena Tommy adulto, presentato in media res mentre sul tetto di un palazzo sta per uccidere un uomo con un fucile di precisione. Gli dà il volto Daniele Balconi, un attore e stuntman bello e spigliato che ha il giusto physique du rôl e un’ottima espressività da bel tenebroso, anche nelle scene più introspettive in cui il personaggio si trova a riflettere sul suo particolare “lavoro”. Ha così inizio una serie di situazioni in cui il regista si diverte a mettere in scena citazioni da vari generi e film, per la gioia degli spettatori cinefili. Innanzitutto, un esplicito riferimento narrativo è al classico Professione: assassino di Michael Winner con Charles Bronson, opera seminale che ha dato il via a un lungo filone incentrato sul mestiere del killer e la sua “etica”. Vediamo quindi il protagonista armato con un fucile di precisione (da notare anche la cura di scenografie e oggettistica), una valigetta esplosiva e infine un vero e proprio arsenale, che insieme a un sofisticato computer rendono il personaggio una sorta di James Bond o Ethan Hunt (Mission: Impossible) – il riferimento bondiano è presente anche in un paio di inquadrature “gunbarrel” simili all’incipit di 007. Lo stile vertiginoso ricorda Sam Raimi, per esempio la pallottola proiettata verso lo schermo con rapido spostamento della cinepresa sul bersaglio. Molto suggestiva la sequenza notturna, con Balconi che viaggia in macchina lungo la strada deserta illuminata solo dai fari e dalle luci in lontananza – sullo sfondo di un sound pop d’atmosfera – che cita l’estetica di Nicolas Winding Refn in Drive ma anche di Michael Mann in Strade violente. Una menzione a parte per la lunga e spettacolare sequenza di combattimento nello scantinato bianco-asettico, una scena di lotta corpo a corpo e sparatorie che raramente si vede nel cinema indipendente. Qui le citazioni non si contano: dagli action di John Woo ai due The Raid di Gareth Evans, passando per Matrix dei fratelli Wachowski, con il protagonista Tommy che schiva le pallottole al ralenti. Balconi – che coreografa i combattimenti insieme al regista – si rivela un ottimo stuntman come i tredici killer che uccide o mette al tappeto (gli stunts sono i Flying Without Fear, gruppo co-fondato proprio da Balconi). Vediamo acrobazie, calci e pugni volanti, pistole afferrate al volo e subito pronte a sparare nelle posizioni più ardue, il tutto diretto alternando la velocità naturale con poderosi ralenti che enfatizzano l’azione insieme alla musica adrenalinica di sottofondo. Trattandosi di un film low-budget, gli spari e le esplosioni sono effettuate con il digitale: una tecnica di cui oggi nel cinema indipendente si tende ad abusare, spesso con risultati disastrosi, ma non è il caso di Tommy, visto che Navicella utilizza una buona CGI e lo fa in modo accorto, usandola cioè quando ce n’è bisogno e mescolandola con scene “live”. Nascono così scene d’azione originali e volutamente esagerate e fumettistiche, proprio come lo stile “pulp” che vuole omaggiare – dietro c’è anche l’omaggio a Quentin Tarantino e Robert Rodriguez, per esempio con lo schizzo di sangue che imbratta lo schermo.

Oltre a una vasta conoscenza cinefila, dietro la riuscita di Tommy c’è una solida padronanza del linguaggio cinematografico e un utilizzo di strumenti avanzati – Reflex Mark 3, Gopro Hero e Sony FS per gli slowmotion (ralenti) a oltre 600 frames al secondo. Navicella dimostra di possedere talento, sviluppato in anni di lavoro nonostante la giovane età, sia nella costruzione della storia sia nell’utilizzo delle inquadrature: pensiamo ad alcune raffinatezze come la soggettiva del mirino o della telecamera di sorveglianza, le inquadrature in movimento “sbilenche” (raimiane, in un certo senso) che riprendono Balconi sul tetto mentre imbraccia il fucile, la macchina da presa che segue l’auto nella notte, le suddette inquadrature “gunbarrel”, le soggettive di Tommy che cammina nello scantinato, l’inquadratura rotante dal basso sulla tromba delle scale e le vertiginose riprese durante il combattimento. Notevole anche il montaggio frenetico (a cura dello stesso Navicella) e la fotografia cangiante di Luca Facheris, in grado di alternare la limpidezza diurna, il bianco abbagliante del magazzino dove avviene la lunga lotta e i notturni “al neon”.

La colonna sonora

Da buon regista, Andrea Navicella sa quanto sia importante la colonna sonora per la realizzazione di un buon film. Scritta e realizzata quasi interamente da Andrea Facheris, alterna brani d’atmosfera con altri più ritmati e adrenalinici, accompagnando di volta in volta i diversi tipi di scena. Durante il compleanno del bambino sentiamo la malinconica Happy birthday, Tommy, mentre la musica “refniana” a cui si accennava nel viaggio notturno è Noise and light, cantata da Kristina Mk. Il pompatissimo pezzo elettronico H mesmerize accompagna la scena di combattimento, mentre sul finale, durante una scena particolarmente drammatica, sentiamo il Confutatis del Requiem di Mozart, eseguito dall’Andrei Mapovic Orchestra. Al protagonista è dedicato poi un intero pezzo, il Tommy’s theme.

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