A proposito di “Feria d’agosto” di Cesare Pavese: le novelle de’ “La vigna”

Le donne qui sfioriscono presto.” (novella Nudismo)

Con questo gruppo di novelle si chiude il libro “Feria d’agosto” un libro anche educatamente ironico, in cui non emerge la malinconia che avvolge la figura di questo scrittore.

Cesare Pavese con queste novelle ha raccontato piccole storie umane, che se ripensate fanno sorridere per la loro semplicità e per la loro leggerezza, senza però costruire una “raccolta”, ma realizzando un’opera in cui le storie si alternano alle riflessioni personali dell’autore, a sua volta protagonista di un piccolo racconto (Nudismo) in cui sviscerò le sue emozioni.

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Il lavoro non fu frutto di un esperimento letterario, ma, con buona probabilità, fu un libro che permise a Pavese di affinare delle tematiche riproposte nella novellistica successiva, dando sfogo alla personale necessità di approfondimento, spiegazione e considerazione rispetto ai vari temi che caratterizzarono la sua produzione in prosa. Pavese sembra messosi a confronto con sé stesso per trovare il giusto modo di sviluppare la sua vena letteraria, tant’è che i temi proposti in questo libro furono ripresi in opere successive in cui vennero affrontate le emozioni date dai ricordi, dalla campagna, dal ritorno, approfondite con la sua poetica.

Feria d’agosto” fu un libro poetico che non consacrò Pavese, reduce dal successo di “Lavorare Stanca” la prima raccolta di poesie, ma ne definì i temi, e quindi ancora oggi è un’opera importante per poterne capire le visioni letterarie. Pavese fu una persona introversa, difficile e sensibile a tal punto da soffrire terribilmente di sensi di colpa, la sua poetica e la sua produzione letteraria non vennero farcite di questa pesantezza, anche se arricchite di simbologie e riferimenti che inevitabilmente si rifecero alle sue esperienze personali. Leggendo dimenticandosi dell’uomo, lasciandosi trasportare dalle parole del Pavese scrittore, ci si addentra in una serie di riflessioni piacevoli, poeticamente malinconiche ma non fini a loro stesse. La campagna, i ricordi, le vite che si intrecciano in un luogo e gli sviluppi che possono avere se messe a contatto con la città, sono visioni di un mondo non solo fantasioso ma reale che ha una sua quotidianità, una sua ironia e un suo modo piacevole di mostrarsi attraverso le sue parole.

La poesia, sempre preponderante nella scrittura di Pavese, qui diventa estetica e le parole acquisiscono una fluidità e una ricchezza di immagini che portano il lettore dentro delle storie umane. Con questa peculiarità non si ha a che fare con un libro semplice e veloce, ma con un testo profondamente umano e complesso, accattivante e poetico, per cui è richiesta una lettura paziente, a volte sussurrata, quasi sillabata.

Feria d’agosto” fu anche un libro simbolo per Pavese, infatti sin dalla prima edizione sul frontespizio riportò due date: 26 luglio 1940 e 10 luglio 1945 con una croce ciascuna. Entrambe corrispondenti ai momenti in cui Pavese chiese a Fernanda Pirovano di sposarlo, entrambe rappresentano il suo fallimento.

Eppure l’opera non risentì di questa simbologia, tant’è che nel capitolo “La vigna” le riflessioni di Pavese divennero storie in presa diretta, dove l’autore si raccontò nelle sue giornate al fiume, nelle sue camminate lungo i filari delle vigne, mentre, ripercorrendo i ricordi della propria adolescenza, si ritrovò con un tempo passato, un adolescente che incontra un adulto, le rivelazioni di una vita e la sua poesia, esteticamente piacevole, bella e profonda, tutto mentre ci vengono raccontati i pomeriggi di nudità al fiume. Il libro si chiude proprio con Pavese che racconta Pavese, e subito pare rilassato, meditativo, e profondamente diverso da quello che si conosce e da ciò che ci è rimasto attraverso il libro “Mestiere di vivere”, la pubblicazione postuma del suo diario.

Il capitolo “La vigna” chiude un bel libro di racconti che rappresenta un cambiamento nella novellistica di Pavese, che passa dagli argomenti crudi di “Paesi Tuoi” a questi che, pur risultando violenti in alcune novelle, vengono affrontati in modo ovattato grazie alle altre storie che attutiscono il contraccolpo della loro verità.

In definitiva mi sento di dover chiudere scrivendo che: questo fu Cesare Pavese, questo è il suo libro “Feria d’agosto”.

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