Adolescenti e social network: i selfie

Selfie: così è stato recentemente battezzato un nuovo modo di apparire in Facebook o in altri social network. In pratica si tratta di un autoscatto o di un piccolo video personale o con amici (in questo ultimo caso cambia il nome in ‘usie’: ‘ us’ significa ‘noi ’ in inglese) solitamente effettuato con un telefonino.

SELFIE 2

Gli studiosi si stanno occupando di questa nuova moda per capire se è la risposta ad un’esigenza di sentirsi personaggi pubblici alla ricerca di un ‘mi piace’ da parte di amici veri o virtuali, oppure se è semplicemente un modo di aprirsi verso l’esterno per comunicare, tenere vive amicizie o crearne delle nuove .

Probabilmente è tutte e due le cose insieme.

Purtroppo però, per quanto riguarda i giovanissimi, presenta un certo margine di rischio, soprattutto può sfuggire di mano e talvolta e diventare un fenomeno di grandi proporzioni ed effetti forse incalcolabili.

Abbiamo accennato in un precedente articolo (pedofilia on line, non ci casco) al problema della sovraesposizione virtuale dei ragazzini e di quanto sia facile per alcuni di loro cadere nelle trappole dei malintenzionati.

I consigli per i genitori e gli educatori sono gli stessi: accompagnare i figli nel mondo virtuale fin da piccoli, spiegandone i pericoli e gli eccessi. Far loro capire che immagini, video e testi si diffondono in modo incontrollabile e possono creare seri problemi a livello personale e talvolta legale.

 SELFIE 3Belli ad ogni costo

Ma a parte i rischi per i giovanissimi, c’è un altro aspetto strettamente collegato a questa voglia di apparire su cui tutti noi adulti dovremmo soffermarci a riflettere: il mito della bellezza a tutti i costi.
Negli Stati Uniti è nato addirittura un neologismo, ‘lookism’, o culto del look, per descrivere questa specie di ‘sudditanza’ imposta dalla società contemporanea che ci vuole tutti belli, prestanti, eternamente giovani che spesso porta a delle discriminazioni a tutti i livelli.
Sull’argomento è uscito perfino un libro dal titolo “Beauty pays”, la bellezza paga. In questo saggio, scritto da un economista di Harward, Daniel Selim Hamermesh, si parla della bellezza come di una vera e propria industria che macina soldi.

Ai nostri figli, maschi e femmine in egual misura, dovremmo insegnare che il mito della bellezza può diventare una vera e propria forma di schiavitù che spesso e volentieri rasenta il ridicolo.
Ma forse a loro basta guardarsi in giro, magari anche in famiglia o tra gli amici dei genitori per rendersene conto.

Probabilmente se la ridono nel guardare certe mamme di plastica con le labbra a canotto o alcuni volti televisivi di politici e soubrette deformati dalla chirurgia estetica. E in molti casi sembrano fortunatamente rifiutare quel senso di insicurezza che adulti troppo narcisi inconsciamente vorrebbero loro trasmettere.

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