Una donna e il suo tempo: Artemisia Gentileschi

Quando si parla della figura dell’artista si pensa prevalentemente ad una figura maschile, anche se negli ultimi anni la figura della donna artista ha ottenuto sempre più visibilità. Ma le artiste donne ci sono tutt’oggi e ci sono sempre state, anche se come accade in molti campi, oscurate e messe in ombra rispetto agli uomini.

Nel 1600 visse un’artista la cui storia è diventata un esempio per le femministe del giorno d’oggi: Artemisia Gentileschi.

Artemisia nacque nel 1593 a Roma dal padre Orazio, anch’egli pittore di stile caravaggesco, che la indirizzò sin da piccola verso la sua stessa carriera, dimostrando un talento superiore a quello dei fratelli che lavoravano con lei nella bottega del padre. La Roma dell’epoca era un ambiente ricco e stimolante, la famiglia di Artemisia viveva in un quartiere abitato da artigiani e artisti, e dunque anche lei non poteva che dedicarsi all’arte.

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Il suo talento fu subito chiaro, tanto che il padre la affiancò ad un amico pittore affinché sviluppasse e affinasse sempre più la tecnica: Agostino Tassi.

Il rapporto tra la ragazza e il maestro tuttavia non risulta chiaro, una cosa certa è che il padre di Artemisia iniziò un processo contro il Tassi con l’accusa di aver violentato Artemisia quando ancora era minorenne. A quanto risulta dagli scritti dell’epoca, il Tassi era solito frequentare casa Gentileschi, sia perchè lavorava con Orazio sia appunto perchè impartiva lezioni di tecnica ad Artemisia.

Esistono due versioni della vicenda: una vuole che il Tassi, invaghito della ragazza, la convinca che una volta divorziato dalla moglie l’avrebbe presa in sposa. La relazione andò avanti per 9 mesi e quando il padre scoprì la vicenda e fu chiaro che il Tassi non avrebbe mai sposato Artemisia, lo accusò dello stupro, anche e soprattutto per rimediare alla condanna sociale che ormai gravava sulla ragazza, che pur non essendo sposata non era più vergine.

In altre cronache invece non sembra che Artemisia assecondasse la relazione. Quel che è certo è che il processo interessò la città intera, che assitette al processo, e che vide il Tassi condannato a scontare alcuni mesi in carcere: una punizione assolutamente inusuale per l’epoca in cui i svolsero le vicende, dato che i diritti della donna non erano così tutelati.

Addirittura pare che Artemisia fece la sua deposizione sotto tortura con lo schiacciamento dei pollici, punizione che avrebbe potuto provocare danni irreparabili ad una pittrice.

La condanna comunque aiutò da una parte a migliorare e rimettere in buona luce Artemisia, che poco dopo si sposò e si trasferì a Firenze.

Nei suoi quadri sono stati letti dalla critica chiari riferimenti alla sua vita biografica: è difficile non trovarne in effetti se si guardano quadri come Susanna e i Vecchioni e Giuditta e Oloferne.

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Susanna e i vecchioni si rifà all’episodio biblico del libro di Daniele: la giovane e casta Susanna viene sorpresa e ricattata da due anziani signori mentre si fa il bagno; o acconsentirà di assecondare i loro appetiti sessuali, oppure la denunceranno al marito raccontandogli la menzogna di averla sorpresa con un amante.

Prima opera attribuita all’artista (1610), il riferimento alla violazione della propria persona e al voyeurismoè esplicito. C’è chi addirittura riconosce nel personaggio maschile più giovane lo stesso Tassi. Una sorta di quadro-denuncia quindi.

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Nella Giuditta e Oloferne, altrepisodio tratto dalla Bibbia, la violenza con cui Giuditta taglia la testa del generlae nemico è stata letta come rimando ad un desiderio di rivendicazione da parte di Artemisia verso lo stupro subito.

Da molti è ritenuto che le figure femminili dei quadri di Artemisia siano una sorta di autoritratto, o che comunque mostrino particolari somiglianze con l’artista: forse anche perchè la fama e il fascino che circondavano la sua figura erano tali che i committenti volevano avere un suo ricordo anche nei quadri che acquistavano.

Il successo la seguì in tutte le città in cui lavorò, Roma, Firenze, Napoli, Venezia e addirittura Londra, presso la corte di Carlo I.

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Artemisia Gentileschi non è stata l’unica pittrice donna del suo tempo, ma il suo talento e la sua particolare biografia hanno contribuito a renderla una delle più conosciute e uno dei personaggi più interessanti. La sua storia ha ispirato romanzi e film, e la sua battaglia contro l’uomo che l’ha violentata, vera o romanzata che sia, ha contribuito a crearne una sorta di mito per le femministe degli anni ’70.

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