“Behind the Green Door” – Dietro la porta verde

Cosa ci facevano 600 oggetti in esposizione a Oslo? Rivendicano il loro animo green!

È stata una delle mostre più curiose degli ultimi anni nel panorama dell’Architettura e del Design, intitolata “ Behind the Green Door”, faceva parte degli eventi proposti dalla Triennale di Oslo, e cosa c’era mai dietro la porta verde?

Una collezione pensata da oltre 200 studi di architettura in collaborazione con numerose aziende del settore e organizzazioni ambientaliste di tutto il mondo.

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La mostra tenutasi nello spazio espositivo all’interno del DogA, il Centro Norvegese per il Design e Architettura, è stata allestita all’interno di una vecchia stazione reinterpretata e ripopolata da tanto pubblico, numerosissimo all’iniziativa, tanto che i soli 340 mq sembravano veramente ridotti.

OsloTriennale_BTGD-Web6La mostra, un susseguirsi di oggetti che raccontano una storia, è il risultato di un processo di selezione che è andato avanti per più di un anno, un enorme archivio, pezzi che spaziano dalla grande alla piccola scala.

Qui l’oggetto è narrazione, decontestualizzato, il design racconta, il fare architettura, il progettare, e soprattutto il pensare “verde”.

Voglia del mondo dell’Architettura di avvicinarsi sicuramente a un pubblico più vasto e meno tecnico dove l’unico obiettivo è la sensibilizzazione.

OsloTriennale_BTGD-Web7I curatori il gruppo Rotor, un giovane collettivo, hanno voluto adottare un altro approccio innovativo e dinamico: invece di partire su ciò che per loro rappresentava la determinata idea di sostenibilità e documentare il tutto con esempi ad hoc, hanno preferito elencare tutto ciò che poteva essere sostenibile e lasciare lo spettatore libero di avere una sua idea non necessariamente guidata da un percorso.

I curatori hanno centrato nel loro intento visto che la collezione di oggetti,veramente vasta e all’apparenza casuale, era legata da un unico elemento comune, essere potenzialmente green…e vi sembra poco?
L’osservatore alla fine del percorso si soffermava su come il desiderio di sostenibilità stia pervadendo tutta la nostra cultura, in qualsiasi campo e come questo possa diventare una vera forza sociale a tal punto da modificare il nostro stile di vita.

La casa delle bambole per futuri architetti

Tra gli oggetti in mostra quello più curioso, era sicuramente la “Green Dollhouse” la casa delle bambole prodotta da Plan Toys. Un progetto di architettura a tutti gli effetti, un vero plastico, realizzata in legno e con materiali riciclabili.
La casa è dotata di tutti gli accorgimenti di bioedilizia; pannelli fotovoltaici e turbina eolica per la produzione di elettricità, le facciate della casa sono arricchite di piante rampicanti che ne aiutano a mantenere costante la temperatura interna, mentre uno spazio verde esterno è dedicato al relax e alle attività ricreative.

OsloTriennale_BTGD-Web8Come in una vera casa bio l’acqua piovana è un bene prezioso così, è raccolta in un apposito contenitore mentre per il riciclo, ci sono i contenitori per distingue i rifiuti biodegradabili e non, da quelli riciclabili. Ma ogni casa delle bambole che si rispetti ha il suo mobilio, gli arredi, ovviamente sono in legno non trattato chimicamente e proveniente da foreste rinnovabili. Una parete mobile costituita da una grande tenda d’estate protegge la casa dal surriscaldamento e d’inverno trattiene il calore e protegge dall’aria fredda, le bambole godranno di un microclima perfetto!

Dunque, se un classico intramontabile del gioco è ripensato e riprogettato in chiave sostenibile, cosa non può essere green?

Foto: Tratte dal web

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