Una guida del 1561 del medico bergamasco Guglielmo Grataroli ce lo spiega
«Sono stato in un posto dove, per farla breve, ci sono infinite varietà di serpenti velenosissimi, coccodrilli e squali. Dove dei pipistrelli grandi come aquile sono appesi a decine ogni notte sugli alberi sotto i quali passare per raggiungere le camere dei resort. Ma soprattutto sono stato in un posto dove insetti, piante, coralli, meduse e perfino le pietre e altre infinite e minuscole e insospettabili cose avrebbero potuto ammazzarmi sul colpo […]»
Francesco Piccolo, Allegro Occidentale, Einaudi, Torino, 2013
Otto semplici regole che il viaggiatore deve seguire per stare in buona salute:
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Assumere cibo leggero e facilmente digeribile, che genera sangue sottile e gli spiriti;
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Bere vino delicato che fa bene al cuore;
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Odorare aromi fragranti che rianimano gli spiriti;
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Rimanere tranquilli e sereni nell’animo e nel corpo, lontani da rumori che disturbano;
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Stare moderatamente allegri, che giova a mantenere florida l’età;
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Evitare motivi di irritazione quali dispute, diverbi, risse che conturbano il sangue e l’animo;
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Ricercare il conforto di cose amabili ma lasciando stare il sesso;
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Stare con persone gradite e amate, dalle quali sappiamo non ci verrà alcun male.
Si tratta delle otto regole di Avicenna, filosofo e medico mussulmano vissuto tra X e XI secolo, riprese nel De regimine iter agentium, la guida per i viaggiatori del medico bergamasco Guglielmo Grataroli.
Prima di scrivere di questa originale guida, pubblicata a Basilea nel 1561, è necessario capire chi era il suo autore: un outsider nell’ambiente culturale bergamasco.
Guglielmo Grataroli era originario di una famiglia della Valle Brembana, precisamente del borgo di Oneta di San Giovanni Bianco, che si era trasferita a Bergamo nel Quattrocento. Suo padre era un dottore in medicina e, come lui, il figlio percorse quella strada.
Nel 1539, infatti, si laureò in Arti e Medicina a Padova e in breve tempo si costruì una brillante carriera, diventando, nel 1547, a 31 anni, Priore del Collegio dei Medici fisici di Bergamo, anche se la sua fortuna aveva già iniziato a incrinarsi.
Nel 1544, a Milano, fu accusato di sostenere pubblicamente le dottrine di Zwingli e Calvino e fu costretto a pronunciare l’abiura e, nel 1550, dopo essere tornato a Bergamo, fu aperto contro di lui un procedimento inquisitoriale e fu dichiarato eretico. La diffidenza nei suoi confronti era dovuta al fatto che, da attento osservatore della natura e degli uomini, seguendo un rigoroso metodo razionale, si era interessato alle nuove idee teologiche delle chiese riformate d’Oltralpe apprezzandone il possibile accordo con il suo metodo di ricerca scientifica.
Le sue idee eterodosse lo portarono all’esilio in Valtellina, territorio dei Grigioni, e poi a trasferirsi a Basiliea, una città aperta e stimolante, in cui erano ancora vive le idee di Erasmo da Rotterdam e in cui seppe rifarsi una dignitosa carriera. È a Basile che iniziò un’intensa attività di pubblicista.
I testi che pubblicò toccavano i temi più svariati, dai rimedi utili a recuperare e a conservare la memoria, all’analisi dei caratteri fisiognomici delle persone come indizio per conoscerne l’indole morale, dalla descrizione eziologica della peste, all’importanza dell’uso moderato del vino. In queste pubblicazioni, il medico bergamasco, cercò di ricondurre le cose naturali ed umane, mediante l’osservazione e l’analisi, a leggi stabili.
Questa tendenza si concretizzò nella ricerca di un riscontro pratico per il benessere psicofisico della persona. È qui che si inserisce il De regimine iter agentium, una guida per il benessere dei viaggiatori, a piedi, a cavallo, in carrozza o in nave, concepita sul sistema anatomo-fisiologico della medicina antica, basata sull’equilibrio dei quattro umori e del loro temperamento.
È il primo testo, in lingua latina, ad affrontare il tema del viaggio in modo complesso pur mantenendo la semplicità e la brevità richieste a una guida. Grataroli cercò di dare forma unitaria ai testi di quegli autori che, in modo sporadico o frammentario, avevano già trattato l’argomento, anche se la fonte principale, come sottolinea più volte nel trattato, era la sua esperienza di viaggiatore.
Il medico bergamasco parte dal presupposto che il viaggio spesso rischia di mettere la persona nelle condizioni favorevoli a contrarre le malattie e, per questo, propone ai viaggiatori un corretto regime di vita che, se osservato, doveva essere utile a prevenire le malattie, gli incidenti e i pericoli.
Scopriamo così che: il periodo migliore per mettersi in viaggio è la primavera, la stagione più temperata e perciò più adatta al corpo umano, per affrontare un lungo viaggio è meglio purgarsi dagli umori nocivi in eccesso, nelle locande è meglio non mangiare il pesce, freddo o riscaldato da troppi giorni, l’ebrezza durante il viaggio è pericolosa perché toglie il senno e fa compiere azioni inconsulte, per attraversare zone fangose e paludose le calzature migliori sono quelle di legno perché non si inumidiscono e asciugano velocemente, è necessario riposare e dormire a sufficienza.
Questi consigli partono dal presupposto che la salute fosse dovuta al perfetto equilibrio degli umori e delle loro qualità e al movimento degli spiriti, e la malattia fosse causata dal loro turbamento per fattori esterni come l’alimentazione, l’aria respirata, le condizioni ambientali e le condizioni psicologiche, puntando sulla prevenzione più che sulla terapia.
I consigli preventivi del medico eretico bergamasco e della sua organica e completa guida di viaggio, permisero, per la prima volta, ai viaggiatori di rispondere alla difficile domanda “Come viaggiare e rimanere sani?”
BIBLIOGRAFIA
– Guglielmo Grataroli, De regimine iter agentium vel equitum, vel peditum, vel navi, vel curru seu rheda etc., viatoribus et peregrinantibus quibusque utilissimi libri duo, Basileae, 1561, http://dfg-viewer.de/show/?tx_dlf%5Bid%5D=http%3A%2F%2Fdaten.digitale-sammlungen.de%2F~db%2Fmets%2Fbsb00038502_
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