The country.

The Country“, andato in scena al Piccolo Teatro Grassi di Milano dal 6 al 17 novembre e ora in replica il 26 novembre a Narni presso il Teatro Stabile dell’Umbria, è stato scritto dal drammaturgo Martin Crimp, riadattato per la messinscena dal regista Roberto Andò.

Un noir a tinte fosche, un thriller psicologico che descrive il dramma esistenziale di una coppia borghese in crisi coniugale. La rappresentazione si apre con la presentazione dei due coniugi e protagonisti: Corinne, interpretata dall’attrice del grande schermo Laura Morante, e Richard, interpretato dall’attore Gigio Alberti.

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Marito e moglie hanno deciso di trasferirsi in campagna per allontanarsi dalla città, luogo di tentazioni e di perdizione per lui, fedifrago, nel tentativo di ricostruire il loro rapporto e ritrovare l’amore perduto. A minare il precario equilibrio della coppia, però, interviene un terzo personaggio, Rebecca, interpretata da Stefania Ugomari Di Bias, donna che Richard, di professione fa il medico, ha trovato esamine sul ciglio di una strada e che ha portato a casa per curarla.
Corinne vuole sapere a tutti i costi chi è quella donna, comincia a sospettare che i due già si conoscessero e che lei sia la sua giovane amante. Lo spettacolo procede con indizi che vengono disseminati lungo tutto lo sviluppo della vicenda, lasciando allo spettatore l’arduo compito di ricomporli per ricostruire il puzzle finale. Il muro dell’indifferenza e dell’incomunicabilità è quello che si cela dietro ai due protagonisti, lo stesso muro di campagna che, nell’epilogo della storia, Richard vuole mostrare a Corinne dopo averle regalato un paio di scarpe nuove, ennesimo tentativo fallimentare per salvare una storia sentimentale ormai alla deriva.

L’ambiente minimalista ben si presta a entrare in sintonia con le emozioni dei personaggi. Pochi oggetti arredano gli interni di una casa di campagna borghese e proprio negli spazi lasciati vuoti dal mobilio si posa lo sguardo assente di Richard quando parla con la moglie, come se non avesse il coraggio di guardare in faccia la donna, quella donna a cui non può fare a meno di inventare menzogne e mezze verità.
Il procedere della pièce non lascia molto spazio per un futuro più radioso e meno meschino per i due protagonisti. L’indifferenza e l’ipocrisia l’hanno vinta fino alla fine, come del resto ci testimonia la decadenza dei valori e della morale della middle class, di cui autori contemporanei hanno speso intere pagine per metterne in rilievi gli aspetti peculiari, come lo scrittore Alberto Moravia, che nel romanzo “Gli indifferenti” descrive proprio i tratti di una borghesia in decadenza, caratterizzata da un costante clima di ipocrisia, superficialità e menzogna.
Molto convincente l’interpretazione dei personaggi: Corinne sarcastica e pungente, Richard cinico e bugiardo, Rebecca, schietta ed arrogante, ma anche l’unico personaggio che ha il coraggio di dire la verità: a Corinne, a Richard, al mondo intero.

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The country, una pièce che verso la fine acquista toni più filosofico-morali è un’opera che descrive anche la società del nostro tempo, con tutte le debolezze e i difetti dell’essere umano.

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