Da oggi coltivo Io!

Se per alcuni bambini il pomodoro nasce con la pellicola trasparente e già ben confezionato, per tanti sta tornando ad avere un profumo e a crescere su una piantina grazie agli orti urbani. Quasi 4,5 milioni di persone in Italia si dedicano all’agricoltura. Fattore moda o bisogno di tornare alla terra?

Che cos’è un orto urbano?

Differente dal normale giardino privato, l’orto urbano è un complesso sistematico di appezzamenti che vengono coltivati da organizzazioni, o singole famiglie grazie alla concessione da parte delle amministrazioni comunali. I terreni sono concessi a titolo gratuito, o affittati per un determinato periodo, con tanto di recinzioni, ricoveri per gli attrezzi, e acqua ed energia. Ognuno può coltivare ciò che più gli piace, purché i prodotti della terra non siano poi commercializzati.

L’agricoltura urbana nasce per la prima volta nel XIX secolo nel nord Europa, in Germania si chiamavano Kleingarten, giardini nati con scopi pedagogici, e riservati ai bambini. Altre esperienze sono state fatte in Francia con i “jardins ouvriers” (giardini operai) nati alla fine dell’Ottocento.

Oggi in tutto il mondo si stanno mettendo a punto delle strategie: a Copenhagen, si sono avviati dei progetti per utilizzare gli spazi vuoti tra gli edifici e Londra sperimenta iniziative, attraverso il riutilizzo di terreni abbandonati.

In America si parla dell’agricoltura verticale, progetti di torri verdi, le cui pareti sono “attive” dal punto di vista biologico, tuttavia bisogna far fronte a sistemi tecnici complessi.

In Italia, da nord a sud viene trattato il tema e acquista connotazioni urbanistiche.

Anche il mercato di settore si aggiorna e propone dei kit fai da te per creare un orticello in miniatura sul balcone di casa, compresi i sistemi d’irrigazione; bastono, infatti, pochi metri quadri, un sacco di terra e le sementi per avere il pomodoro o la lattuga handmade; una soluzione per chi vuole assecondare la sua vocazione di agricoltore in erba!

Che cosa spinge una porzione rilevante di popolazione ad interessarsi ad un’attività che per i nostri nonni era normalissima e oggi sembra un evento eccezionale? Fattore moda o esigenza sociale?

Può stupire che si parli di “moda” riferendosi alla natura, eppure guardando l’offerta sempre più vasta dei kit del piccolo agricoltore presenti nei negozi, la domanda è lecita. E se solo il tempo potrà rispondere a questo quesito, una cosa è certa: ben vengano queste tendenze se ci fanno vivere meglio. Perché è questo il vero punto. Oltre alle virtù terapeutiche del ritorno alla natura, il contatto con la terra ha un potere di aggregazione; virtù di cui le nostre città dai ritmi frenetici avevano gran bisogno. E, infatti, molte città come Torino, Milano, Bergamo, Genova, Bologna, Napoli, Bari o Palermo hanno deciso di portare avanti iniziative atte a far si che le persone si riappropriano della città, permettendo ai bambini di annusare profumi che la frutta congelata non ha; agli adulti di trascorrere ore all’aria aperta a contatto con la terra e con gli altri, e agli anziani di trasmettere un sapere che rischiava di andare perduto.

Senza dimenticare che, come lo dimostrano, esperimenti iniziati cinque anni fa in cittadine inglesi, questi orti urbani permettono ai meno abbienti di mangiare frutta e verdura fresca che prima non potevano permettersi vista l’esplosione dei prezzi.

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