Il Decreto Renzi

È stato appena licenziato dal Governo Renzi il nuovo decreto legge che, tra l’altro, introduce il bonus di 80 euro a favore dei lavoratori dipendenti.

Unknown

Di seguito un breve riepilogo delle principali novità del decreto, a seguire un piccolo commento.

Il bonus di 80 euro

È il piatto forte del decreto. Ai titolari di reddito da lavoro dipendente (pubblici e privati) e di redditi assimilati, ai collaboratori coordinati e continuativi, ai titolari di lavoro a progetto, ai borsisti, tirocinanti e stagisti, ai lavoratori socialmente utili, ai sacerdoti, qualora il reddito sia compreso tra 8.000,01 e 24.000,00 euro, spetta la somma di 80 euro mensili a partire dalla busta paga di maggio.

Per i redditi superiori a 24.000,01 euro la somma di 80 euro viene ridotta proporzionalmente fino ad azzerarsi al raggiungimento di 26.000,00 euro.

Si tratta di una somma netta, esente da contributi e imposte, che non confluisce nell’imponibile del TFR.

Sono esclusi dal bonus: pensionati, colf, bandanti, titolari di partita Iva e i cosiddetti incapienti, ossia dipendenti che hanno un reddito inferiore a 8.000 euro e che non pagano Irpef per via delle detrazioni da lavoro dipendente già in vigore.

Il bonus, invece, spetta qualora il contribuente abbia un reddito superiore a 8.000 euro ma non paghi Irpef per via di altre detrazioni (spese mediche, familiari a carico, ecc. ecc.).

Il bonus non è, a oggi, strutturale in quanto previsto per il solo 2014 e dovrebbe costare all’erario 5,8 miliardi.

Aumento della tassazione sui redditi finanziari

A parziale copertura del bonus, viene innalzata a decorrere dl 1 luglio 2014 dal 20% al 26% la tassazione sulle rendite finanziarie. L’aumento non colpisce i titoli di Stato italiano e di Stati esteri white list (aliquota al 12,5%), i buoni fruttiferi postali (interessi tassati al 12,5%) e i fondi pensione (rendimenti tassati all’11%).

L’incremento, pertanto, si applica a tutti gli altri redditi finanziari, tra cui gli interessi sui conti correnti, i dividendi percepiti da partecipazioni non qualificate (fino al 20%), il capital gain sulla cessione di partecipazioni non qualificate.

Diminuzione dell’Irap

L’aliquota Irap per imprese e professionisti scende dal 3,9% al 3,5% con decorrenza 2014. Per il versamento degli acconti (giugno e novembre) la percentuale intermedia da applicare è il 3,75%. La riduzione riguarda anche le diverse aliquote in vigore applicate a banche, assicurazioni, imprese agricole.

Si ricorda che a decorrere dal 2014 le imprese beneficiano di altre riduzioni dell’Irap già deliberate precedentemente sia in termini di deduzioni fisse per ogni lavoratore già assunto che per l’assunzione di nuovi lavoratori dipendenti a tempo indeterminato.

Altre misure

Il decreto introduce a carico delle banche il pagamento del 26% dell’imposta sostitutiva dovuta a seguito della rivalutazione delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia. Il gettito previsto ammonta a 1,7 miliardi; la misura è già stata pesantemente criticata dall’associazione dei banchieri, cui ha fatto seguito una polemica con il governo per la minacciata riduzione dell’erogazione del credito da parte delle banche, a seguito dell’esborso finanziario straordinario.

Una nuova tassa colpisce i produttori agricoli di energie alternative (fotovoltaico e biogas, ad esempio) con il pagamento del 25% sui corrispettivi riscossi rilevanti ai fini Iva. La misura non si applica se la produzione d’energia elettrica è destinata interamente all’autoconsumo, né sulla tariffa incentivante percepita dal GSE (Gestore Servizio Elettrico) per gli impianti fotovoltaici (in quanto esclusa da Iva). Fino ad oggi il reddito agrario (forfetario) assorbiva tale reddito, che quindi era esente.

Nel decreto, infine, è prevista la revisione dell’esenzione dall’Imu dei terreni agricoli situati in comuni montani o collinari.

La Pubblica Amministrazione

L’altro capitolo rilevante del decreto riguarda la revisione della spesa della Pubblica Amministrazione. Rispetto ai programmi iniziali, i pagamenti della Pubblica Amministrazione a favore dei creditori (imprese) si riducono a 5 miliardi per il 2014 dai previsti 13.

Per quanto riguarda i risparmi, per il 2014 il dato definitivo scende a 2,9 miliardi.

La strategia

Come hanno osservato i commentatori, il decreto ha senz’altro il pregio di dare un segnale di fiducia alla maggior parte dei lavoratori dipendenti. Lascia scontente le altre categorie e, difatti, il premier si è subito premurato di promettere loro un’apposita misura fiscale.

Purtroppo va sottolineato che il bonus vale solo per il 2014; anche in questo caso ci sarebbe l’impegno per renderlo definitivo.

Il problema, ahimè, è sempre il medesimo e tutti i governi, di qualunque colore, non riescono a superarlo: la scarsità di risorse.

A fronte di buoni intenti e previsioni, quando si arriva al provvedimento legislativo definitivo si scopre che la coperta è troppo corta. Quindi i risparmi previsti sulle spese della Pubblica Amministrazione si riducono, la riduzione dell’Irap è inferiore a quella sperata, i fondi a disposizione per il pagamento degli arretrati della Pubblica Amministrazione si assottigliano.

Irrilevanti, anche se riempiono le pagine di giornali e le trasmissioni televisive e, purtroppo, anche i discorsi della gente comune, sono le disposizioni presenti nel decreto relative all’introduzione del tetto dei 240 mila euro per i dirigenti della Pubblica Amministrazione e all’ennesimo taglio delle auto blu, tanto che nella relazione tecnica di accompagnamento al decreto non vengono neppure cifrati, in quanto poca cosa, i relativi risparmi di spesa.

Ci vuol ben altro, e i nostri politici lo sanno.

Per riduzioni strutturali e rilevanti della tassazione e del costo del lavoro servono riforme strutturali sul lato della spesa pubblica.

È qui che si gioca la partita politica e il futuro dell’economia italiana.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *