GLI ADORATORI DEL SOLE. LA FOTOGRAFIA A BERGAMO NELL’800 (PARTE 2)

La rivoluzione urbana coincise col trionfo della fotografia
e i fotografi si diedero a commercializzare album o cartoline
dedicate a Londra, Parigi, Venezia, Berlino.
Erano cliché che continuavano a rispecchiare
lo stile monumentale
che aveva in precedenza caratterizzato i disegni.
Pierre Sorlin, 19971

Nelle immagini ottecentesche le città sono deserte e perfette, i volumi sono descritti con chiarezza, ogni dettaglio risulta sempre ben a fuoco e il punto di vista di fronte ai monumenti è quasi sempre alto per evitare di deformare gli edifici e per escludere dalla veduta la strada con le sue presenze. Questo modo di fotografare è stato definito lo stile “Alinari”, a cui nemmeno Bergamo poté sottrarsi.

Il laboratorio fotografico fiorentino dei fratelli Alinari, aperto nel 1852, dettò per lungo tempo lo stile delle vedute urbane riuscendo a creare dei cliché rappresentativi copiati e utilizzati dai fotografi di tutta la penisola e non solo. Tra questi fotografi ci furono anche molti bergamaschi che, armati di complicate macchine fotografiche, si posizionavano nei punti più suggestivi o in quelli più significativi per la vita della città, per ritrarre grandi vedute e per comunicare in modo obiettivo ciò che vedevano ai clienti dei loro atelier fotografici. Cesare Villa, fotoincisore dell’Istituto Italiano di Arti Grafiche, fu uno di questi fotografi.

Villa realizzò con grande perfezione tecnica numerose vedute di località e si occupò della riproduzione delle opere d’arte così come era richiesto dal mercato editoriale dell’epoca. Inoltre, fu il primo fotografo a Bergamo ad ottenere tipograficamente stampe a colori realizzando nel 1905 preziose cartoline dai colori “veri” in cui la città era ancora una volta la protagonista indiscussa. Così come lo era, per esempio, nelle fotografie di Andrea Taramelli e del figlio Edoardo. Tra le immagini di Bergamo di Andrea Taramelli ce ne sono due particolarmente interessanti che mostrano due luoghi scomparsi di cui non si conoscono altre rappresentazioni fotografiche: l’Albergo Cavour (sulla sinistra di questa fotografia),

01. Andrea Taramelli_Parte del Viale Vittorio emanuele

su viale Vittorio Emanuele, gestito da un altro fotografo, Giovanni Piccinelli, tra i primi in Italia a realizzare delle diapositive a colori con lastre Autochromes Lumière, e il Tezzotto del sanitro (sulla destra di questa fotografia) sempre su viale Vittorio Emanuele.

02. Andrea Taramelli_Il perimetro sud est della fiera prima 1876

L’Albergo Cavour sembra fosse il ritrovo preferito degli ufficiali del presidio, dei professionisti e dei “vitelloni” (parole di Luigi Pelandi) di quel tempo, mentre il Tezzotto del salnitro era un edificio adibito alla produzione della polvere da sparo, per una parte dell’anno infatti, ospitava pecore e capre che, urinando su uno strato di sale, si trasformava in salnitro. Durante il periodo della Fiera invece, il Tezzotto, veniva ripulito e adattato a teatro provvisorio.

A queste immagini si aggiungono quelle del figlio di Andrea, Edoardo che nel 1905 (circa) produsse una serie di fotografie 19X25, su carta sottile “albuminata”, con vedute di Bergamo e della bergamasca sulla falsa riga di quelle divulgate da Alinari, da Brogi e dall’Istituto Italiano di Arti Grafiche.

03. Antonio Roncalli_Panorama di Bergamo da San Vigilio

Questo genere di fotografie solitamente venivano raccolte in cataloghi che oltre al titolo, presentavano brevi descrizioni storico-artistiche del soggetto rappresentato, simili a quelle di una guida. La produzione di Edoardo Tarmelli però non si fermò a quella di un fotografo classico, poiché si dedicò a quel tipo di fotografia che fu definita scientifica: nel 1897 produsse una sequenza fotografica in cui erano raffigurati i vari momenti che il viso, di una “donna isterica ipnotizzata”, subiva se stimolato con una bacchetta di vetro.

Nel campo della fotografia scientifica, a Bergamo, operò anche il conte Antonio Roncalli, che fece fotografie scientifiche usando il microscopio. Le “microfotografie”, così le chiamò, furono presentate all’Esposizione Universale di Londra del 1862 e a quella di Parigi del 1867.

00. Giovanni Piccinelli_Favorita di Clapp1905_Autochromes

Questa tipologia di fotografia si poté affermare anche grazie all’evoluzione dei processi e delle tecniche fotografiche. Infatti, a partire dal 1864 si diffusero le negative al collodio secco, seguite nel 1871 da quelle alla gelatina animale associata ai sali di bromuro d’argento (verso il 1890 fu possibile applicarla al supporto in celluloide), che permisero la preparazione di negative stabili, pronte all’uso per vario tempo e più sensibili alla luce.

I progressi della scienza consentirono così il diffondersi di sempre più immagini all’aperto, riprese in luoghi lontani dai laboratori fotografici e la possibilità di imprimere sulla carta persone e animali in movimento.

04. Arturo Mauri_Terremoto di Messina1908

A Bergamo si moltiplicarono le fotografie dedicate alle grandi manovre e alle parate militari, ad esempio quelle dell’autunno del 1895 nei territori di Seriate e Castelli Calepio, alla fiera e ai suoi avventori, alle manifestazioni carnevalesche e alle grandi feste, come quella del 26 settembre del 1897 organizzata per il centenario della nascita di Gaetano Donizetti o per la presentazione, sempre nel 1897, della nuova facciata della chiesa di San Bartolomeo. In questo contesto, non è da dimenticare il lavoro di Arturo Mauri, membro di una dinastia di fotografi che lavoreranno per tutto il Novecento e oltre, che, come volontario della Croce Rossa, documentò i danni causati dal terremoto di Messina del 1908 (foto sopra).

Michela Giupponi

BIBLIOGRAFIA

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– Aldo Gilardi, Storia sociale della fotografia, Mondadori, Milano, 2000

– Ettore Janni, Visioni e paesi bergamaschi, Istituto Italiano di Arti Grafiche, Bergamo, 1928

– Domenico Lucchetti, Bergamo nelle vecchie fotografie, Grafica Guttenberg, Bergamo, 1976

– Domenico Lucchetti, Fotografi pionieri a Bergamo, Galleria dell’Immagine, Bergamo, 2004

– Federica Muzzarelli, L’invenzione del fotografico. Storia e idee della fotografia dell’Ottocento, Einaudi, Torino, 2014

– Alfredo De Paz, L’immagine fotografica. Storia, estetica, ideologie, CLUEB, Bologna, 1986

– Giovanni Raboni(a cura di), Charles Baudelaire. Poesie e prose, Arnoldo Mondadori, Milano, 1973

– Susan Sontag, Sulla fotografia, Einaudi, Torino, 1978

– Pierre Sorlin, I figli di Nadar. Il secolo dell’immagine analogica (1997), Einaudi, Torino, 2001

– Italo Zannier, Storia e tecnica della fotografia, Hoepli, Milano, 2009

– Fotografia italiana dell’Ottocento, Electa, Milano, 1979

– Pittori bergamaschi dell’Ottocento, Banca Popolare di Bergamo, Bergamo, 1993

1 Pierre Sorlin, I figli di Nadar. Il secolo dell’immagine analogica (1997), Einaudi, Torino, 2001, pp. 166-167

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