DNA come memoria

Nel mondo un disco fisso si rompe ogni 15 secondi. Cd e DVD dimezzano le probabilità di essere letti ogni anno di vita. Chiavette USB e memorie flash hanno cicli di lettura e scrittura limitati. Un supporto eterno non esiste. Oppure sì?

Due ricercatori di Harvard sono riusciti a codificare, in un grammo di DNA, 700 Terabyte di dati.
Il DNA, contente le informazioni della vita di ciascuno di noi, è formato da 4 basi azotate: Adenina, Guanina, Citosina e Timina.

In informatica, i dati sono rappresentati in formato binario, quindi è stato scelto che T e G rappresentino 1; A e C lo 0.
In questo modo, codificando le informazioni in base binaria e assemblandole in basi azotate, strutture di DNA possono contenere testo, foto, video, musica e quant’altro, in un comune hard disk.

L’idea di George Church e Sri Kosuri è semplice: sequenziare il DNA così ottenuto come si sequenzierebbe il genoma umano per rileggere le informazioni contenute.

Visto che è più facile che sia la parte meccanica (il lettore) a rompersi, una trasposizione degli attuali CD e DVD, in cui il lettore è separato dal supporto ottico (plastico), rende molto più maneggevole, economica e durevole la memorizzazione.

Sicuramente non sarà nel breve periodo qualcosa alla portata di tutti, né potrebbe essere ideale per sostituire le chiavette USB.
Il DNA essendo molto stabile e difficilmente alterabile va piuttosto pensato per soluzioni di storage dati nel lunghissimo periodo. Inoltre, occupando pochissimo spazio si può già cominciare a pensare che sale piene di hard disk o copie su DAT potrebbero diventare un ricordo.

Emanuele Cavassa

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