Estate: il corpo al sole

BELLEZZA E PRIGIONIA DELL’IMMAGINE

Arriva l’estate, gli abiti si alleggeriscono, si riducono in peso e misura, la pelle assapora il contatto con l’aria e con il sole. Le riviste, e non solo quelle femminili, le televisioni, i giornali on-line si prodigano in consigli utili ad affrontare la “prova-costume”. Più che ad un momento piacevole ed allegro sembra ci si debba preparare ad una severa prova d’esame.

L'APPARENZA E L'ILLUSIONE-F-Foto Tintori

Ma perché tutto questo ? Perché ciò che attraverso una maggiore consapevolezza e conoscenza del proprio corpo avrebbe dovuto liberarci dandoci la possibilità di godere liberamente di esso, ha assunto piuttosto la dimensione della tortura, della chiamata in giudizio?

Perché si è passati dai tempi nei quali si condannava il corpo e il piacere che esso può dare ai tempi nostri nei quali si è spinti, da una parte a godere senza limite, e quindi senza senso, e dall’altra a coltivare un’estetica del corpo che ha finito per diventare prioritaria rispetto alle sue espressioni di vitalità ?

Nei decenni ’60 e ’70 si è manifestato e si è lottato per la libertà sessuale, per l’appropriazione del corpo, da liberare dai condizionamenti morali di un Super-Io severo e punitivo.

Oggi, invece, l’uomo contemporaneo è sollecitato dall’Altro – sociale e culturale – al godimento senza limiti, all’uso del proprio corpo e del corpo dell’altro quale oggetto di consumo, svincolato da ogni legame o relazione e nel contempo ad elevare ad un valore assoluto il corpo estetico.

Egli, in questo modo, credendo di liberarsi si è nuovamente imprigionato, sottoponendosi questa volta alla volontà di un Super-Io non più severo e punitivo ma tirannico e persecutorio nelle sue ingiunzioni al godere senza limiti e al perseguire il miraggio di un corpo perfetto.

Così, nel tentativo di aderire ad un modello di perfezione estetica del corpo, l’uomo e la donna si costringono in penose gabbie alimentari, in forsennate pratiche sportive, in una esasperata cultura del concetto di benessere; al punto che la vita sessuale, aldilà del gran parlare mediatico, risulta ammosciata, svilita, a scapito di una ipervalorizzazione del corpo estetico.

Un bel corpo, perfetto nella sua forma, desiderabile agli occhi dell’altro.

È la conferma del predominio dell’immagine a scapito della vitalità del corpo e il diffondersi delle manifestazioni depressive lo testimonia.

Una signora mi raccontava dell’ansia, al limite dell’angoscia, che l’arrivo dell’estate le procurava. Una situazione insopportabile, di reale sofferenza per lei che viveva con disagio il proprio corpo, sottoposto allo sguardo e al giudizio dell’Altro. Però ancor più di questo ciò che la angosciava era il confronto che lei faceva con le altre donne, risultandone, ai suoi occhi sempre sconfitta. Tale realtà la rimandava al confronto da sempre fatto, fin dall’infanzia, con la propria madre, donna molto bella, oggetto della palese ammirazione degli uomini e di lei in quella scomoda posizione di silenziosa spettatrice.

Una madre irraggiungibile. Donna che si gratificava dello sguardo e delle parole di ammirazione senza però dar seguito ad alcuno di quegli insistiti corteggiamenti, limitando probabilmente all’indispensabile anche la vita sessuale con il proprio marito. L’immagine era soddisfatta, esaltata, ma la pulsione, il corpo nella sua dimensione vitale era sacrificato, negato.

La figlia, viceversa, pur sentendosi così inferiore esteticamente ebbe fin da ragazza una vita sessuale ricca e capace di soddisfacimento.

Nel suo caso, l’immagine era svilita, offesa ma il corpo era vivo; ciò che è dell’essere era affermato. A differenza della madre ella viveva la propria sessualità, probabilmente anche per reazione a quel confronto insostenibile, opponendo il corpo nella sua vitalità alla gratificazione mummificata dell’immagine. Certo nemmeno questa soluzione conforta del tutto, si ha l’impressione che qualcosa manchi tra il simulacro dell’immagine e il pulsionale del corpo. Ciò che manca è il senso dell’essere, ed è compito di ciascuno trovarlo, o meglio, cercarlo, con la segreta speranza di non trovarlo mai.

Foto:

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La femme au miroir -Joan Mirò

http://www.christies.com/lotfinder/prints-multiples/joan-miro-la-femme-au-miroir-5363774-details.aspx

www.christies.com

 

Le-Chat-au-miroir-III--1989-1994-

Le chat au miroir III” (Balthus, 1989-1994) – Agar

 agar.over-blog.fr

 

Mario Tintori
Psicologo Psicoterapeuta
www. psicologo.bergamo.it

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