Graffiti: Arte o Degrado?

Chi è Taki? Così, il New York Times scrisse alla fine degli anni Sessanta, dopo che un ragazzo girò tutto lo stato, lasciando la sua traccia come “taki 183”. Risultato? In un anno circa 300 mila firme, nel gergo definite “tags”.

Manifestazioni tipiche delle periferie urbane delle grandi metropoli, i graffiti inizialmente erano poco più che lettere dell’alfabeto lasciate sui muri della città in ribellione al sistema opulento, tipico delle società dei consumi.

Alla fine degli anni Settanta, le raffigurazioni si arricchiscono d’immagini e in poco tempo i tags diventano la forma di comunicazione dei più giovani per manifestare un disagio o un pensiero, sia esso polito, erotico, religioso o di uguaglianza.

Graffiti

Illegali, ma non ovunque:

Illegali per il modo in cui avvengono, le città vittime dei graffitari non hanno tutte lo stesso atteggiamento di fronte al fenomeno. Mentre Los Angeles ha creato una sezione della polizia, il cui compito è di decifrare e scovare i graffitisti di tutto lo stato. Metropoli come Parigi, New York o Londra riservano degli spazi da destinare ai writers. In Italia invece, tenendo presente che Milano, nel 1994, ha devoluto ben quattro miliardi di vecchie lire per ripristinare i muri invasi da scritte e raffigurazioni non consone al “decoro urbano”, il ministero dei Beni culturali, negli anni, ha portato avanti una battaglia presentando vari disegni di legge contro questa forma di “vandalismo”.

Vandalismo o Street art?

I tags da sempre occupano ogni genere di spazio pubblico, dalle pareti delle metropolitane, alle volte dei ponti, quindi la domanda sorge soprattutto quando si toccano edifici di pregio o quando i messaggi diventano volgari e irriverenti. Ma per il resto del tempo questa forma di espressione viene definita Street Art. Infatti, questi messaggi, realizzati con bombolette a spray e colori vivaci, stupiscono spesso per la loro forza di comunicazione e la loro ricerca artistica. Inoltre, grazie alla musica hip-hop e al rap, l’arte urbana, ha visibilità in tutto il mondo, tanto da avere numerosi gruppi e comunità a favore.

Il dibattito è ancora aperto, anche se ormai i graffiti sono diventati anche una scelta di decoro e plasticità per lo spazio pubblico, vedi le saracinesche dei negozi o alcuni arredi urbani mimetizzati grazie ad una collaborazione tra comuni e artisti di strada.

Dalla strada ai musei, sempre più ecologici:

La street Art, sensibile come sempre ai temi che toccano la nostra società, si è fatta ecologica e ha sedotto anche i circuiti delle gallerie e dei musei. Una delle manifestazioni più recenti è quella di Mosstika, a New York per The Purposeful Garden. La novità? L’ecologia! Si abbandonano le tecniche con le bombolette a spray per far posto al muschio. Grandi sagome di animali, cervi conigli e perfino yeti, decorano le città, dando spazio al verde! Vedi il muschio nella metropolitana di New York, portati nel 2008 con i grandi quadrati erbosi con intagli di cuori, al posto dei grigi finestroni dei vagoni.

Curiosi di vedere gli scatti dei graffiti più belli fatti dai viaggiatori metropolitani, questo è il sito che fa per voi: www.streetartutopia.com

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