Il senso di colpa è utile o no?

In questi giorni ho visto i film: “Il bambino con il pigiama a righe” di Mark Hermann, “Stalingrad” di Joseph Vilsmaier, sto rileggendo “Lo scherzo” di Kundera e ho avuto un colloquio con un prete, il classico incontro che doveva essere di carattere lavorativo ma è diventato altro: l’occasione per propinarmi un sermone domenicale come non mi accadeva da anni.

Riflettendo su tutto quello che ho visto, letto, sentito, ho avuto la sensazione che tra tutte e tre le situazioni ci fosse (c’è) un collegamento, un filo conduttore invisibile. Captarne l’esistenza all’inizio mi ha creato del disagio, e solo successivamente mi ha permesso di avere l’intuizione che cambia la giornata, come quando scopri il metodo per aprire i barattoli senza fatica.

Tra i due film, il libro, e il colloquio il “filo conduttore” è una necessità, quella di spiegare, raccontare e far nascere il “senso di colpa”.

Il senso di colpa.. ma è un sentimento? Più che un sentimento sembra la condizione umana che porta all’umiliazione senza generare umiltà.

colpa e non colpa

Quando siamo assaliti dal “senso di colpa” veniamo stritolati, divorati e siamo portati a mettere in discussione anche la nostra dignità, accettando delle umiliazioni perché ci sentiamo inadatti.

L’inizio della riflessione sul “senso di colpa”, che prende spunto da questi giorni, mi ha fatto notare che nelle due opere cinematografiche questa condizione umana è perfettamente spiegata da personaggi secondari (ma non marginali): il sottufficiale Manfred Rohleder nel film “Stalingrad”, e il Tenente Kotler del film “Il bambino con il pigiama a righe” che con l’odio cerca di ripulire il “senso di colpa” nato dalla dissidenza del padre.

Entrambi sono ben inseriti in un quadro storico molto ampio e utile allo spettatore per la contestualizzazione di tutta la vicenda. Chi vede questi film diviene consapevole della pressione psicologica a cui furono sottoposte le persone, spinte all’odio dei propri limiti umani, al disprezzo del “debole” e al ripudio di genitori e figli se non utili o asserviti alla causa, rendendosi conto di come ogni regime lavori profondamente sulle coscienze delle persone, soprattutto se moderate.

4333_lo-scherzoNel libro si ha invece la caratterizzazione dei fatti sulla persona. Il protagonista della trama subisce la colpa della sua ironia, con cui ha sorriso dei dogmi di partito, venendo sottoposto a un processo da cui la sua vita cambierà per colpa di ordini “superiori”, che ritengono il pensiero autonomo una colpa.

Kundera, nella parte iniziale del libro, da un quadro dei fatti, spiegando come il senso di appartenenza al partito comunista della Cecoslovacchia degli anni ’60, sia costruito proprio sulla paura e sul senso di colpa.

A questo punto sorge la domanda: ”Ma il senso di colpa è utile?

Constatando che con la creazione della “colpa” i regimi autoritari hanno costruito sistemi di controllo e violenza sulle persone, hanno ucciso e denigrato in nome di un ordine superiore che non si è ancora capito quale fosse realmente, e che sul senso di colpa alcune persone costruiscono rapporti di supremazia su altri individui, si va verso una risposta negativa, ma perché?

Il senso di colpa fatto nascere da altri è sbagliato perché non rende lucidi. Quando ci si rende conto di aver commesso un errore si fa di tutto per poter rimediare, a volte però è impossibile, e questa impossibilità è la peggiore delle punizioni per chi si assume le responsabilità del proprio gesto. Questo è un “senso di colpa” spontaneo, non forzato, nato dopo aver ammesso il proprio errore. Una condizione “positiva” ma da superare senza che venga alimentata, perché chi attizza il “senso di colpa” è nel torto come chi ha sbagliato.

Eliminare-e-Vincere-i-Sensi-di-Colpa

Io non sapevo aprire i barattoli e mi sentivo un incapace perché mi deridevano. È bastato che una persona mi spiegasse il metodo:“due colpi decisi sul fondo e poi si svita il tappo”, e con quel piccolo aiuto mi è stato permesso di migliorare. Se invece fossero continuate le denigrazioni (a cui se ne sarebbero aggiunte altre) mi sarei sentito stupido, incapace, insicuro, e avrei potuto assecondare pensieri, o azioni, contrari al mio modo di veder le cose pur di essere accettato, perché la mia colpa sarebbe stata la mia inferiorità.

Scritto questo vado ad aprire tutti i barattoli di sottaceti che ho in casa, perché adesso che ho imparato posso buttare quelli che ho con me dal ’97 (grande annata per i vini), naturalmente facendo la differenziata e sperando di trovare, guardandoli, la risposta alla mia domanda.

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