Quando ci si trova davanti al Quadrato Nero, un semplice quadrilatero nero su sfondo bianco, in effetti ci si potrebbe chiedere cosa abbia spinto gli storici dell’arte a ritenere il suo ideatore uno dei più grandi maestri del XX secolo. Quando lo si vede affiancato dalla Croce Nera e dal Cerchio Nero, nella disposizione a trittico prevista dall’artista per la XIV Biennale di Venezia del 1924, può creare ancora più perplessità. Eppure, quest’opera rappresenta un punto di arrivo fondamentale, sia nell’elaborazione del Suprematismo, sia nella storia dell’arte.
Kazimir Malevič (1878-1935), padre e ideatore del Suprematismo, vi arriva dopo una prima fase di avvicinamento a cubismo e a futurismo: le avanguardie artistiche rappresentavano un punto di riferimento per gli artisti dell’epoca. Il progressivo allontanamento dalla dimensione figurativa, prospettata già da Filippo Tommaso Marinetti nel Manifesto del Futurismo, e l’arrivo poi alla pura essenza dell’arte, è ben rappresentato nella mostra, in corso alla GAMeC di Bergamo, dedicata al grande artista russo. Siamo nei primi anni del Novecento, anni di cambiamenti culturali, sociali, anni ricchi di innovazioni tecnologiche.
L’arte non doveva più imitare la realtà, l’arte doveva trovare la sua vera essenza: Malevič la scopre nella geometria, nella pura forma che il quadrato rappresenta, nelle forme astratte che costituiscono il vero realismo pittorico. L’arte, svincolata dalla gerarchia figurativa del quadro, diventa essenza, e anche i colori (il nero non è semplice nero, ma un miscuglio di tutti i colori) non devono più avere un significato ma sono solo pura tensione cromatica.
La mostra prosegue il percorso artistico di Malevič, affiancando la sua esperienza con quella dei suoi colleghi e amici: durante gli anni del regime di Stalin l’arte, riconosciuta un’importante strumento di propaganda politica, doveva essere chiara, immediatamente leggibile e trasmettere gli ideali di forza e superiorità espressi dal regime. Non fu un periodo facile per Malevič, che non appoggiò mai questi dettami, e in una delle ultime opere esprime tutta la sua disapprovazione: una Cavalleria Rossa che corre, in un orizzonte indefinito, verso il nulla, per andare da nessuna parte.
Dal Suprematismo Malevič elabora poi il Supranaturalismo, e poi ancora il Suprarinascimento: la mostra si conclude con un suo Autoritratto, dove si presenta come moderno Colombo, scopritore di un nuovo mondo, di nuova realtà dell’essere non oggettivo.
Pensate sia ancora un semplice quadrato nero? Per gli appassionati, e per i diffidenti, un’occasione forse unica di scoprire un artista le cui opere hanno cambiato totalmente l’arte dei nostri giorni.