L’Io moderno nella “società del chissenefrega”…

Una ragazza scippata in centro, in una città del nord-Italia, tra l’indifferenza dei passanti, in pieno giorno.

Voglio partire da questo fatto di cronaca accaduto pochi giorni fa a Bergamo per sviluppare con voi, in questa nuova tappa del nostro percorso, un nuovo concetto: l’Io, cittadino.

Il riferimento a quest’episodio ci serve perchè a volte per lanciare un messaggio, oltre che alla teoria, al ragionamento, bisogna affidarsi alla constatazione del fatto oggettivo, che sia compiuto, per comprenderne meglio le sfumature e i riflessi che i comportamenti hanno nella società.

Come sappiamo essere cittadini comporta il possedere diritti e doveri.

La nostra Costituzione, e le altre norme dello Stato, cercano di regolare questi basilari aspetti democratici, ma al di sopra di ogni legge o regolamento deve esserci necessariamente il buon senso e tutti quei comportamenti che si potrebbero racchiudere in un termine: civiltà.

La civiltà è un po’ come l’educazione: la si deve imparare sin da piccoli, a casa e a scuola però la buona riuscita della “mission educativa” dipende dagli insegnanti, e quindi dalle famiglie.

Cosa si può “apprendere” circa il “grado di civiltà” da un episodio di cronaca come quello citato? Essenzialmente dalla completa indifferenza emersa si comprende il grado di ignoranza civile, che è anche la causa determinante della crisi politica e di rappresentanza di cui sentiamo parlare in tv e che leggiamo sui giornali.

A questa indifferenza inoltre non risulta molto distante il fenomeno dell’astensionismo politico, che è come disinteressarsi rispetto a ciò che accade intorno a noi.

Se una ragazza può essere tranquillamente scippata in pieno giorno e in un luogo centrale e frequentato senza che nessuno accenni ad intervenire, vuol dire che trova verità nei fatti la teoria per cui le colpe e le cause delle crisi politiche, sociali, economiche, presenti nel nostro Paese, sono da imputare in gran parte e principalmente agli italiani stessi prima che a coloro che li rappresentano.

L’italiano medio sta diventando sempre più egoista e pigro (ahimé), cogliendo l’aspetto più bruto del consumismo e dell’era moderna: il nichilismo, che è il disinteresse generalizzato a ciò che non ci appartiene o apparentemente non ci coinvolge.

Come potremmo sperare in una classe dirigente migliore, qualitativamente simile a quella degli altri Paesi europei ed occidentali, se non riusciamo ad incarnare in noi stessi la consapevolezza di essere “popolo”, di essere tutti “pezzi” di un unico grande ingranaggio.

Sembrerà banale questo ragionamento, ma se ci pensate bene questi comportamenti, queste devianze, sono tra le cause principali delle nostre “disfunzioni”, che poi paghiamo a caro prezzo e che sono la fonte delle nostre lagnanze.

Dare poco valore al proprio voto (basti vedere i dati e le proiezioni sull’astensionismo) è un’altra evidenza di quanto siamo diventati “incivilmente incoscienti”.

Nella società del possesso ci siamo scordati che anche lo Stato è nostro, lo Stato siamo noi, e che ogni volta che creiamo un danno al “nostro vicino”, non pagando le tasse oppure semplicemente non intervenendo quando un persona a pochi passi da noi sta correndo un pericolo, dobbiamo essere consapevoli che parte di quel danno lo abbiamo fatto a noi stessi, perchè non rispettando i doveri da contribuente andiamo a peggiorare la qualità e la possibilità di accesso dei servizi, ignorando la persona che ci sta accanto mentre subisce un furto, o peggio, non si fa altro che rafforzare la criminalità, che prima o poi potrebbe colpire anche noi o i nostri familiari. Anche ogni volta che inquiniamo o che procuriamo dei danni all’ambiente, non solo contribuiamo alla cronica distruzione del pianeta, ma facciamo del male a noi stessi, alla nostra salute, ed è una cosa per giunta conosciuta e nota a chiunque.

Se insistiamo nel farlo è perché ci importa solo il nostro presente e non ci importa invece il futuro degli altri, semplicemente perché, appunto, sono altri, non sono “L’Io”. Questo è un errore drammatico e ricorrente nella società moderna.

Dicono che l’Italia ha bisogno di qualcosa di nuovo, di giovane, in realtà serve qualcosa di diverso, non necessariamente giovane, ma che sia responsabile, che abbia piena coscienza di dove stanno i problemi e cosa serve per risolverli, che eserciti la fatica necessaria per conoscere il passato, comprendere il presente e immaginare il futuro, che abbia coraggio, che abbia in testa i fondamentali della democrazia ma soprattutto che sappia cosa è lo Stato.

Questo qualcosa di diverso deve nascere prima di tutto dentro noi stessi, quando finalmente saremo dei migliori italiani sicuramente avremo dei migliori amministratori, allora avremo anche più cura di ciò che ci sta intorno perchè capiremo che ciò che ci sta attorno vale più di noi stessi.
Da sempre il Tutto vale più dell’Uno a meno che l’Uno non sia il Tutto, ma questa è un’altra storia.

Alla prossima…

Plesios

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