La costruzione di una città termale: San Pellegrino e la sua "belle époque".

“Solo un interesse della vita presente ci può muovere a indagare un fatto passato”1.

È da queste parole di Benedetto Croce che prendo spunto per il primo post di questa rubrica.

Il recente tentativo di rilanciare la fama di San Pellegrino Terme in vista dell’Expo 2015, ha suscitato in me l’interesse per i “fatti passati” che la portarono ad essere tra le più importanti città termali d’Italia.

2. Copertina della Guida di San Pellegrino per la stagione 1901_ridotta

Tra il XIX e il XX secolo San Pellegrino cambiò volto. Nonostante il giudizio poco lusinghiero di Giosué Carducci che, nel 1890 dopo un breve soggiorno curativo, definì San Pellegrino “un luogo per malati di vescica e per iscioperati”2, il paese in pochi anni passò da noiosa cittadina di montagna a centro termale in grado di competere con le più affermate stazioni idroterapiche d’Europa.

1. Animazione estiva sul piazzale della Fonte_ridotta

I principali artefici del cambiamento furono un gruppo di finanzieri lombardi, capitanati dall’avvocato milanese Cesare Mazzoni, che videro nello sfruttamento delle proprietà benefiche dell’acqua di San Pellegrino il presupposto per la costruzione di una città termale mondana. Nel 1899 costituirono la Società anonima delle Terme e nel 1902 la Società dei Grandi Alberghi con lo scopo di dotare il paese di moderni impianti per lo sfruttamento della Fonte e di un complesso alberghiero funzionale e competitivo sul piano internazionale. Cesare Mazzoni, affiancato dall’architetto Romolo Squadrelli e dall’ingegnere Luigi Mazzocchi, diede vita a una profonda ristrutturazione urbanistica e architettonica concepita sul modello della classica stazione termale seguendo, però, il gusto artistico contemporaneo dell’epoca.

A partire dal 1901 fu inaugurato il primo stabilimento italiano di imbottigliamento industriale dell’acqua, oggi non più esistente; furono costruiti il Nuovo edificio della Fonte destinato a sala bibite e il portico ad arcate con negozi e il Gran Caffè Isacchi, in cui si esibivano l’orchestra viennese Januske Rigon, formata da sole donne, e le violoncelliste ungheresi, tra le attrattive più apprezzate della stagione termale; venne realizzato lo Stabilimento dei bagni sul Viale delle terme (oggi viale Cesare Mazzoni), dotato di sale di consultazione, gabinetti di clinica e microscopia e istologia clinica, di bagni a vapore e sale per le docce, per le inalazioni e per le applicazioni elettriche. Nel 1904 furono edificati il Grand Hotel, sulla sponda sinistra del fiume Brembo, con ascensore e telefono in tutte le stanze, e un ponte di legno (oggi ponte Umberto) per collegare il nuovo hotel agli stabilimenti di cura. Infine, nel 1906 fu fabbricato, vicino alla sala bibite, il Grande Casino o Kursaal, dotato di sale da gioco e di un teatro di prosa, che diventò la principale fonte di richiamo per i turisti. Il centro cittadino si spostò così nella zona nord del paese, sede dei nuovi edifici e di una delle due stazione ferroviarie sorte con l’arrivo del treno nel 1906, ridefinendo definitivamente lo spazio cittadino.

4. Una delle primissime fotografie del Casinò appena ultimato_ridotta

Nel contesto del veloce sviluppo di inizio secolo del paese, non va dimenticata l’opera di un altro imprenditore dell’epoca: l’ingegnere milanese Giuseppe Villoresi. Nel 1906 era il principale azionista della neonata Società anonima della Fonte termale Bracca e nel 1907 ebbe un colpo di genio: progettò e fece costruire, nel comune di San Pellegrino su un terreno vicino al Casinò, una funicolare a trazione elettrica per portare i turisti degli stabilimenti Bracca fino alla località chiamata Vetta, un luogo estremamente panoramico di San Pellegrino. In quel luogo era stato costruito l’Hotel Bracca Excelsior in cui si beveva esclusivamente acqua Bracca, la principale concorrente dell’acqua San Pellegrino.

5. Funicolare di S. Pellegrino realizzata dalla società Fonte Bracca_ridotta

Nel frattempo si moltiplicarono gli alberghi di lusso, i caffè chantant, i saloni per le feste e le tavole da gioco per intrattenere il numero crescente di villeggianti che raggiungevano il centro brembano per la stagione dei bagni. San Pellegrino divenne il luogo ideale per gli incontri diplomatici, d’affari, sentimentali e vacanzieri; una città cosmopolita, mondana ed elegante in cui soggiornarono Pietro Mascagni, il barone Rotschild di Vienna, i principi Borghese e Gonzaga, i conti Dal Verme e Melzi D’Eril, la Regina Margherita di Savoia, per citarne solo alcuni.

Furono questi gli anni in cui San Pellegrino visse la sua Belle Époque, spazzata via dallo scoppio della prima Guerra Mondiale e dai mutamenti storici successivi.

 

Note d’appendice

(1)Benedetto Croce, Teoria e storia della storiografia, Adelphi, Milano, 2011, p. 14.
(2) Bernardino Luiselli, Belle époque a San Pellegrino, Tarcisio Bottani, Felice Riceputi (a cura di), Il sogno brembano. Industrializzazione e progresso sociale nella Valle Brembana del primo Novecento, Corponove, Bergamo, 2006, pp. 345-387.

BIBLIOGRAFIA

Rossana Bossaglia (a cura di), Stile e struttura delle città termali. Lombardia, Piemonte, Valle D’Aosta, Nuovo Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo, 1984.

Tarcisio Bottani, Felice Riceputi (a cura di), Il sogno brembano. Industrializzazione e progresso sociale nella Valle Brembana del primo Novecento, Corponove, Bergamo, 2006.

Tarcisio Bottani, Storia di un sogno. Il Casinò di San Pellegrino Terme, Corponove, Bergamo, 2011.

Gian Pietro Galizzi, Notizie storiche sulle fonti termali di San Pellegrino Terme, Bergamo, 1949.

Gian Pietro Galizzi, San Pellegrino Terme e la Valle Brembana, San Pellegrino Terme, 1971.

Felice Riceputi, Storia della Valle Brembana, Corponove, Bergamo, 2011.

 

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