Prendete una scatoletta di metallo, tipo quella della carne. Apritela, toglieteci la carne e metteteci all’interno qualcosa che vi appartiene. Un’unghia, un capello, una ciglia. Un po’ di merda.
Vi e’ gia’ venuto in mente qualcosa di familiare? Ebbene si, qualcuno, ad inscatolare la propria merda, ci ha gia’ pensato. Piero Manzoni, nel 1961. E forse, tra tutte le volte in cui davanti ad un’opera d’arte si pensa: “Ma questo lo potevo fare pure io!”, alternato da: “Ma sara’ mica arte?”, la Merda d’artista rappresenta il culmine di questa incredulità.
Piero Manzoni nacque il 13 luglio 1933 a Soncino, in provincia di Cremona. Trascorse la sua breve vita a Milano, dove morì a causa di un infarto, secondo alcune fonti provocata da una devastante cirrosi epatica, il 6 Febbraio 1963.
Manzoni beveva, e anche tanto. Nonostante l’aspetto da bravo ragazzo e le foto sempre in giacca e cravatta, le sue abitudini non erano delle più salutari: con un nucleo fisso di amici soleva trascorrere le notti a discutere di arte, di mostre, di idee, terminando il giro, come ci racconta l’amica Nanda Vago, nel bar della Stazione Centrale, che apriva alle 6.
Il 1956 segna il suo debutto come artista: partecipa alla IV fiera Mercato , e nel 1958 espone insieme e Lucio Fontana ed Enrico Baj.
Le opere di Manzoni si allontanano da subito dal concetto tradizionale di arte; sono provocatorie ed irriverenti, non immediate, stupefacenti e oserei dire geniali.
La Merda d’artista consiste in una scatola di metallo appunto, come quelle che circolavano in quegli anni nei supermercati, chiusa e sigillata con un’etichetta esterna su cui si legge: Merda d’artista. Contenuto netto gr. 300. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel Maggio 1961.
Come per ogni opera d’arte, prima di giudicare bisogna leggere e interpretare quello che si sta guardando. Manzoni con questo gesto sta in realtà criticando la civiltà dei consumi e in particolare il mercato dell’arte, proprio quello che valuto’ le sue opere con cifre esorbitanti, popolato da quell’elite che farebbe di tutto pur di possere l’oggetto artistico. Anche pagare a peso d’oro la merda: infatti seguendo le intenzioni dell’artista ogni scatoletta doveva pesare 30 grammi d’oro; secondo il principio per cui ogni artista vale tanto oro quanto pesa.
Sempre nel 1961 l’artista prese un grosso basamento di legno e pietra, sul quale scrisse Socle du Monde, lo capovolse e lo conficco’ nel parco del Kunstmuseuma Herning, in Danimarca.
L’opera deve essere guardata capovolta: in questo modo il semplice basamento diventa un iscrizione posta sulla Terra, e la Terra stessa diventa la vera opera d’arte; Manzoni creo’ cosi’ non solo l’opera piu’ grande del mondo, ma quella che coincide col mondo stesso.
Manzoni realizzo’ anche alcune performance. In Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte firmo’ con l’impronta del pollice alcune uova sode che vennero poi mangiate direttamente dal pubblio che assisteva; cosi un’oggetto comune come un uovo, toccato da un Artista, diventa opera d’arte, e il punto focale diventa la comunicazione artistica,
photo by Giuseppe Bellone