Il libro che vi voglio proporre questo mese è uno spettacolo, o meglio è uno spettacolo che è diventato libro. L’autrice, Chiara Stoppa, un giorno chiese a Mattia Fabris – anche lui come lei della compagnia teatrale milanese ATIR- se l’aiutava a scrivere la sua storia.
La sua storia divenne un testo teatrale e dopo numerose repliche la Mondadori chiese loro di trasformarlo in forma narrativa. Dopo un lungo lavoro di selezione e riduzione, e tentando di scrivere a parole quello che a teatro dice il corpo, è nato: “Il ritratto della salute (alla faccia del cancro) ”.
La storia che Chiara voleva raccontare è quella della sua personalissima lotta contro il cancro.
Chiara Stoppa fa parte della compagnia ATIR, svolge attività di formazione con bambini, adolescenti e disabili nelle scuole e all’interno del progetto “Gli spazi del teatro”. Proprio mentre è in tournèe, nel 2005, con lo spettacolo “Improvvisamente l’estate scorsa!” le viene diagnosticato un tumore, per la precisione un linfoma di Hodgkin.
Chiara ha solo ventisei anni e la vita stravolta. Da quel momento Chiara si chiude in una campana di vetro e osserva gli altri vivere. Da quel suo rifugio, aspetta pazientemente, mette la sua vita in stand by e affida completamente il suo corpo ai medici, accettando tutto quello che le viene proposto e richiesto, sempre sorridendo, senza mai lamentarsi.
Iniziano sei mesi di chemio, quelli che lei chiama i «mesi del buio e della luce», e poi altre chemio ancora più forti. Ma Chiara è in quel 15% di casi che non guarisce. Non rimane altra strada che il trapianto. Sopporta tutto, si fa forza, ma dentro di lei inizia a insinuarsi una domanda, come una pulce in un orecchio: “Perché? Perché sono qui?”.
L’autotrapianto non funziona e Chiara inizia un ciclo di radioterapia. Ma a un certo punto succede qualcosa, la campana di vetro piano piano, a piccoli “clic”, inizia a rompersi. Durante una chiacchierata con Graziella, capisce che può scegliere cosa fare della sua vita, che non deve dire per forza sempre “sì” e che soprattutto quel corpo lì è il suo e va ascoltato.
Il giorno in cui la sorella di Chiara deve eseguire il prelievo del midollo per donarglielo, Chiara decide di fermare tutto, decide per una volta cosa fare del suo corpo e smette di essere sempre gentile e accomodante. Ma soprattutto decide di uscire dalla campana di vetro e tornare a vivere. Solo quando si riappropria della sua vita riesce a tornare a combattere contro il tumore, consapevole che «il cambiamento è scritto nel suo corpo».
Il libro è strutturato in capitoli brevi e scorrevoli. Il maggior pregio è sicuramente l’autoironia; come ha scritto Franca Valeri:“Si dimentica per un attimo la realtà e si ride”. Chiara riesce a creare dei personaggi quasi da commedia: la mamma friulana con la sua parlata e la sua energia, il migliore amico (detto Piperita Patty) che la soprannomina zio Fester, le infermiere che non riescono a trovare la vena, Graziella a metà tra la maga e la psicologa, e persino la chemioterapia diventa la zia Chemio.
Anche gli eventi più drammatici sono alleggeriti, per esempio il secondo ciclo di chemio si svolge in concomitanza dei mondiali di calcio e allora la partita per la vittoria diventa una sola. La voglia di vivere di Chiara passa attraverso il suo prendersi in giro e la sua determinazione nel voler fare una vita come gli altri, comprese le file in posta e le pulizie.
Alla fine di tutto a Chiara Stoppa non resta che un consiglio da darci: “ Fai un bel respiro, mettiti in ascolto, azzarda un po’, e fidati di te. Malato o no.”
Lo spettacolo di Chiara Stoppa “Il ritratto della salute” lo potrete vedere al Teatro alle Grazie il 25 Marzo Bergamo in occasione del Festival Domina Domna.
Elena Ravasio