Oddio! Cos’è? Una dea greca, una pop star, un’auto, una caramella, una nuova diavoleria elettronica? Magari, si tratta di una nuova tassa. UNA NUOVA TASSA??? Ma se tutti gli schieramenti politici hanno promesso che abbasseranno-toglieranno-restituiranno le tasse? Così hanno promesso, ma intanto la Tares è stata istituita nel 2011 e quindi non è affar del nuovo Parlamento, salvo sorprese.
Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi
Vediamo di cosa si tratta. La Tares è l’imposta comunale che sostituisce la tassa sui rifiuti e che, tramite una maggiorazione, dovrebbe finanziare anche i servizi indivisibili comunali.
La vecchia Tares o Tia viene abolita e a decorrere dall’1 gennaio 2013 si dovrà pagare al Comune la nuova imposta. L’imposta dovrà in primo luogo necessariamente coprire i costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento. Per questa prima componente della tassa la tariffa viene calcolata in base alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia di attività svolte, tenendo conto del numero degli occupanti i locali. Considerato che lo scopo della norma è di copertura di tutti i costi del servizio, e che secondo uno studio della CGIA di Mestre attualmente le entrate attuali derivanti dall’applicazione della Tarsu o della Tia non coprono per circa 0,9 miliardi le spese sostenute per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, l’aumento delle tariffe rispetto alla situazione attuale sembra inevitabile.
Alla prima componente della tassa si aggiunge poi una maggiorazione di 30 centesimi (elevabile a 40 dai singoli Comuni) per metro quadrato, da pagarsi per coprire i costi dei servizi indivisibili e non tariffabili degli enti locali, quali l’illuminazione pubblica e la manutenzione delle strade.
Tale maggiorazione dovrebbe compensare il taglio che lo Stato ha già compiuto ai trasferimenti ai Comuni, scaricandolo direttamente sui cittadini.L’importo della maggiorazione è stato stimato appunto in circa un miliardo, il che porta a stimare in 1,9 miliardi il maggior aggravio impositivo che graverà sulle nostre tasche.Ciò malgrado sia diminuita da una parte la produzione di rifiuti, stimata in un 5% negli ultimi cinque anni, e dall’altra sia aumentata considerevolmente (30,5%) l’incidenza della raccolta differenziata, che ha indubbiamente comportato la riduzione dei costi di smaltimento.
Riscossione
Novità anche sul fronte delle modalità di pagamento.
La tassa verrà riscossa o tramite bollettino postale o modello F24. Non sarà più possibile il pagamento tramite Rid bancario. E questo, francamente, pare inspiegabile.
L’imposta verrà pagata in quattro rate trimestrali. La prima scadenza sarebbe dovuta essere a gennaio.
Il Parlamento in scadenza, probabilmente (il mio è un pensiero maligno?) per evitare esborsi tributari a ridosso delle elezioni politiche di febbraio e amministrative di maggio, ha prima rinviato ad aprile e poi a luglio la prima scadenza di pagamento.
Se il rinvio ha fatto contenti i contribuenti, rende la vita difficile sia ai sindaci sia alle imprese di smaltimento.
I primi sono alle prese con un taglio preventivo dei fondi (il miliardo citato) a fronte di un incasso dell’imposta che è stato fatto slittare dal Parlamento con conseguenti ulteriori problemi a far quadrare i propri conti.
Le aziende si ritrovano a dover effettuare il servizio per buona parte del 2013 senza poter incassare alcunché, in quanto come detto i Comuni cominceranno a riscuotere solo da luglio e quindi a pagare solo successivamente, con evidenti problemi di liquidità in un momento in cui probabilmente ne avrebbero fatto volentieri a meno.
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