Le debolezze di Dostoevskij, il romanzo "Il giocatore".

image_previewFedor  Dostoevskij fu uno spassionato giocatore nei casinò tedeschi, una passione che nacque dentro di lui a 41 anni. Il motivo della sua spregiudicatezza nel gioco si dovette all’illusione di possedere un sistema infallibile per poter pilotare la casaulità della roulette. Un metodo che casualmente funzionò proprio la prima volta che giocò, facendogli vincere cinquemila franchi tedeschi nel casinò di Wiesbaden. Furono quelli giorni folli, in cui sperimentò un amore improbabile a Parigi con Apolinnarjia “Polina” Suslova, visse il ritorno alla roulette di Wiesbaden, dove perse tutto, dovette farsi prestare i soldi e franò economicante, tanto da alloggiare in un albergo dove nemmeno i camerieri lo rispettarono. Era l’estate del 1862.
Dal 1863 al 1866 visse nel pieno oblio. Il vizio, e i debiti lavorativi, lo obbligarono a legarsi all’editore Stellovskji con un contratto che oggi definiremmo “capestro”, per cui a fronte di un anticipo si impegnò per un romanzo inedito, con l’obbligo di consegnare il manoscritto entro il primo novembre 1866. A sole tre settimane dalla scadenza Dostoevskij non aveva ancora scritto una sola pagina, di ciò che era perfettamente costruito dentro la sua testa. Ricevette diverse proposte d’aiuto giudicandole inattuabili, finché non si decise a sviluppare il romanzo dettandolo ad una stenografa. Il 04 ottobre del 1866 entrò in casa sua Anna Grigor’evna Snitkina, e il 31 ottobre, dopo tre settimane di dettature fiume e revisioni, consegnò il manoscritto all’editore. Quel romanzo fu “Il giocatore”.

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È questa un’opera secondaria nella produzione di Dostoevskij, ma non per questo minore in termini di qualità e profondità se messo a confronto con la sua intensa produzione. In venticinque anni scrisse nove romanzi tra cui: “Umiliati e offesi”, “Memorie dalla casa dei morti”, “Memorie dal sottosuolo”, “Il Sosia”, e tredici racconti. Nello stesso anno in cui scrisse “Il giocatore” pubblicò uno dei suoi libri più importanti “Delitto e Castigo”.

Sebbene il libro fosse stato scritto per necessità economica (fatto tipico tra gli scrittori), Dostoevskij riuscì a renderlo unico all’interno della sua produzione, un pezzo raro.
La singolarità di questo testo non sta nell’approfondimento psicologico dei personaggi, che diede il massimo dei risultati in “Delitto e Castigo”, “L’idiota” e “I demoni”, ma nell’ironia del testo, non riscontrabile in altri romanzi, nemmeno quelli giovanili, come “Il Sosia”. In questo libro ritmo e tono dei capitoli sono diversi. Dostoevskji fu attento nel costruire una trama tragicomica, dove l’amore servile del protagonista Aleksej Ivànovic per Polina Aleksàndrovna (ispirata alla sua Polina) viene contrapposto alla comicità di un’ambiente decadente, minuziosamente descritto in tutti i suoi aspetti ridicoli.
Un generale, identificato in tutto il romanzo con questo appellativo,  economicamente a terra spera nella morte della ricca nonna, Antonida Vasil’evna, da cui dipendendono anche le sorti del suo amore per Madmoiselle Blanche, una ricca e misteriosa donna francese; un giovane ricco inglese, Mr Astley, talmente timido da non riuscire a dichiarare il proprio amore a Polina; un nobile francese, marchese De Greiux, dagli aspetti irritanti e snob; la stessa Polina descritta come capricciosa, imperturbabile, insicura, ha la sua comicità nei ragionamenti legati al gioco, che alimentano la folle convinzione del protagonista di essere in possesso di un metodo infallibile con cui diventerà ricco pur non avendo soldi da giocare.

Le parole di questo testo scivolano dentro gli occhi a una tale velocità da creare un filmato immediato di tutti gli avvenimenti, che seppur legati a un ambiente sociale dove la lentezza fu la caratteristica principale, si succedono con un ritmo vorticoso. Dostoevskij scrisse un libro che ha la stessa velocità della pallina dentro la roulette, un vero omaggio alla vita da casinò da chi fu un vero drogato di gioco.

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