Leggendo Il quartiere di Vasco Pratolini, un libro trovato durante una serata di scambio.

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È questo un romanzo intermedio di Vasco Pratolini, che si potrebbe definire preparatorio per ”Cronache di poveri amanti”, “Le ragazze di San Frediano”, e il “Metello” le sue opere più conosciute dopo “Cronaca familiare”, ma è anche un libro a metà, diviso tra una trama strutturata con dei personaggi costruiti perfettamente, e dialoghi irrealmente prosaici per la realtà descritta.

In anticipo rispetto al neorealismo italiano, senza comunque determinarlo, questo libro segna una svolta. Influenzato probabilmente anche da una produzione cinematografica, che in quei tempi vedeva la realizzazione di film vicini proprio al neorealismo come Quattro passi fra le nuvole, Grandi Magazzini, Teresa Venerdì e La Peccatrice, l’autore, solo con certi passaggi dei dialoghi, si mette quasi in contrasto con quella che sarà la sua miglior produzione letteraria, e che lo renderà fulcro del movimento letterario.

images Le storie dei protagonisti: Valerio, Giorgio, Arrigo, Carlo, Gino, Luciana, Marisa, Olga, e dei personaggi collaterali ma fondamentali: le madri, le nonne, i padri, gli amanti, catturano l’attenzione del lettore che scorrendo le parole di Pratolini, “assemblate” secondo il suo stile asciutto e veloce, arriva alla fine avendo vissuto personalmente le vicissitudini che gli sono raccontate, proprio per la veridicità dei caratteri umani e delle nostre debolezze. Dei protagonisti maschili Gino e Carlo sono le figure fragili che cercano e trovano un riferimento in Giorgio arrivando a fargli vere e proprie confessioni, che non sono fatte ad un amico, ma a una persona a cui chiedere pareri dando sé stessi, mentre, se Arrigo impara osservando, Valerio parla al padre, da cui riceve scamiciati consigli notturni.
La trama ci addentra nello spirito di un gruppo di ragazzi che vivono il quartiere quasi senza respirare, in particolar modo odori di altre zone perché non escono dai suoi confini, tranne che per gli obblighi di leva. Finito il servizio militare i ragazzi però ritornano per stare, alimentando il percorso generazionale da cui provengono, certi che anche se sotto alcuni aspetti sia sbagliato, quello sia un punto umano da cui partire.

A parte lo sbilanciamento tra contesto e dialoghi il romanzo ha una trama ottimamente strutturata. Il racconto del normale scorrere della vita di persone all’interno di uno spazio perfettamente conosciuto, riprende la visione, cara a Pratolini, della vita quotidiana di ognuno di noi. La sua poetica in quest’opera, la quarta in ordine cronologico – precedenti furono Il tappeto verde, Via de’ i Magazzini, Le amiche – è già monumentale nelle immagini costruite e nella facilità con cui permette al lettore non solo di avvicinarsi al quartiere ma di sentirsene parte, gettando le basi per la determinazione della sua principale peculiarità: facile accessibilità a tutti i suoi romanzi.

Pratolini in questo romanzo si esercitò con diversi stili, e oltre a costruire una buona poetica, riuscì a rendere epici alcuni passaggi: le vicende di Gino e le domande che Valerio, voce narrante, pone direttamente al lettore.

Il quartiere è un libro secondario nella produzione letteraria di Pratolini, ma se non fosse stato scritto non avremmo potuto leggere gli altri lavori di questo autore.

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