L'importanza di chiamarsi Grillo

Il nome e il cognome che ciascuno porta agiscono sul soggetto per effetto del legame che essi stabiliscono con la sua storia famigliare e con coloro che lo hanno preceduto e dai quali ha avuto origine: genitori, nonni, avi.

Ci sono anche nomi e cognomi che influenzano il soggetto a seguito della loro portata evocativa, metaforica, o simbolica. In entrambi i casi ciò avviene da subito, dalla piu’ tenera età. Si tratta dell’effetto, psicanaliticamente chiamato significante, che i nomi producono su ciascun individuo.

Pertanto chiamarsi Grillo non è la stessa cosa, non produce gli stessi effetti, del chiamarsi, ad esempio, Bersani o Berlusconi o con un qualsiasi altro cognome italiano. Nomi, questi, che in un certo senso lasciano maggiore libertà, condizionano meno, il soggetto.

Viceversa portare un nome che richiama in se stesso virtù, abilità, qualità, caratteristiche fisiche socialmente desiderabili, o al contrario rifiutate, ha effetti aggiuntivi a quelli prodotti dalla storia famigliare. Non è forse per questo che chi possiede un cognome dalla risonanza volgare o sessuale è tentato di modificarlo, semplicemente aggiungendo una consonante che “faccia dimenticare” il significato poco elegante, o, comunque, non desiderabile che il nome richiama.

Il grillo è un insetto che nonostante sia poco utile all’agricoltura è rispettato dall’uomo e dai bambini (quando ancora correvano nei campi e vivevano a contatto con la natura che ancora non era stata “pulita” con gli antiparassitari) perché nella tradizione ad esso si attribuisce il valore della premonizione, dell’allegria e della verità.

Pinocchio e il grillo parlante di mario madiai

Ma nella favola di Pinocchio il grillo viene ucciso, spiaccicato da una martellata del burattino che più non sopportava i suoi saggi richiami. Qualche tempo dopo il grillo – parlante – riapparirà nelle vesti di medico che cura Pinocchio e, nel finale della storia accoglie il burattino, insieme a Geppetto, nella sua bella dimora.

Sto parlando del grillo insetto e personaggio mitico di una favola non di Beppe Grillo, comico ironico e satirico e poi politico. Eppure sembra che le due figure, quella fantastica e della tradizione e quella reale, in carne e ossa, siano quasi sovrapponibili.

Com’è possibile? Cosa accomuna questi due personaggi ? Il primo è un insetto, prodotto della fantasia letteraria, il secondo è un uomo, reale, con una propria storia. Ciò che li accomuna è il nome-significante: grillo-Grillo. Peccato che la prima sia una favola e nel suo intento morale ci mostri un grillo, insetto, che dimentica la grave offesa subita e che, in vista del bene di Pinocchio, lo perdona di essere stato da lui ucciso.
Beppe Grillo non so se sia capace di fare altrettanto. Me lo chiedo e rivolgo a voi lettori lo stesso interrogativo: ora che il suo movimento è in Parlamento, Beppe Grillo si sta muovendo nell’interesse del bene del Paese, oppure sta prevalendo in lui il piacere della “vendetta” narcisistica ?
Perché il Grillo Beppe “ucciso” lo è stato davvero. Il delitto è avvenuto nel 1986, durante “Fantastico 7, trasmissione televisiva di grande popolarità http://www.youtube.com/watch?v=pUOpZM2RCfE -, quando diede del ladro ai socialisti. Da allora sparì. Non venne più chiamato in televisione, scacciato, lui che aveva raggiunto, tra l’altro, i vertici della popolarità. Ucciso nella sua dimensione autentica di uomo che guarda il mondo e ne vede le ingiustizie e le meschinità e sente il dovere morale di denunciarle.

Passarono diversi anni durante i quali di Beppe Grillo non si seppe più nulla, imperava Benigni, bravissimo ma anche più accorto e tattico nell’esporsi. Poi se ne risentì parlare quando cominciò a tenere spettacoli nei grandi teatri e nei palasport dove rivelava fatti, vedi Parmalat, che chi doveva conoscere, non conosceva, o fingeva di non conoscere. Qui ancora lo spettacolo comico era presente ma sempre più mischiato alla denuncia sociale, economica e politica. E da lì, man mano, un Grillo che sempre più diventava tribuno politico e meno comico e sempre più l’ironia, seppure pungente, diventava satira, sempre più arcigna, fino a diventare denuncia ed attacco politico sprezzante ed anche ingiurioso.

Il suo percorso si è sviluppato su un continuum dal sorriso della comicità pungente al ghigno rabbioso e forse vendicativo.

Ecco, io penso che il Grillo attuale sia il frutto di quell’offesa e di quell’ingiustizia, di quell’assassinio subito nel 1986. Penso che se le cose fossero andate diversamente e che quindi Grillo avesse potuto continuare ad esprimere il suo pensiero in veste comica, non sarebbe giunto a realizzare un movimento politico ed ora un partito, fatto di per sè positivo, con le caratteristiche di rifiuto, di espulsione dell’altro (di quel mondo che lo aveva cacciato) e di rivalsa che sembra avere oggi la sua azione politica.

Come ho voluto mostrare, chiamarsi Grillo-grillo-grilloparlante, vuol dire portare dentro di sé un significante, un nome, che non è senza effetto, ed è un effetto che agisce attraverso i suoi valori simbolici e mitici non solo su chi lo porta ma anche su chi entra in relazione, diretta o indiretta, con lui.

 

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