Mariangela Melato (19 settembre 1941 – 13 gennaio 2013)

11 gennaio 2013,

                                     la notizia che più ci colpisce oggi è la morte di Mariangela Melato dopo una lunga malattia. Nemmeno le notiziuole legate a Silvio Berlusconi e Michele Santoro ci stupiscono. L’unica cosa che attira la nostra attenzione è questo lutto su cui si può riflettere, ricordando.

I ricordi sono la parte importante di tutto ciò che ci riguarda, sono la nostra initimità, il nostro modo di essere e la nostra vera casa. Lei e pochi altri attori possono tranquillamente far parte dei ricordi di una persona, ossia essere dentro la sua intimità anche senza essere stati attivamente presenti nella vita di quel qualcuno. Perché? Perché ci hanno raccontato. Hanno raccontato i nostri genitori, che possiamo rivedere in alcune delle loro battute e scene, hanno raccontato anche noi, per le debolezze dell’uomo comune, per le visioni dell’uomo colto, per i sogni di crescita che tutti dentro di noi portiamo.

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Lei, Nino Manfredi, Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Totò, Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi, Eduardo De Filippo, Monica Vitti (bloccata da una malattia simile all’Alzheimer), Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Sandra Mondaini, Raimondo Vianello, Oreste Lionello, Vittorio De Sica e l’indiscusso Giorgio Gaber, ci hanno descritto nei minimi dettagli, facendoci arrabbiare, sorridere, piangere, diventando intimi con noi per come ci parlavano.

Lei in particolare ha raccontato l’amore profondo e sincero di una ragazza, pronta a sradicarsi pur di mantenere viva quella famiglia non riconosciuta come tale (Mimì metallurgico ferito nell’onore). Lei ha interpretato le preoccupazioni di una donna, madre e compagna, che vuole essere amata, desiderata, con un sogno nel cassetto piccolo ma importante come una pelliccia di visone, che si merita per la lunga vita di lavoro affrontata e perché gli piace (La classe operaia va in paradiso). Lei ci ha raccontato la visione di una snob (Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto).

Lei semplicemente ci ha interpretato, e per i più piccoli è stata anche una narratrice, una raccontastorie che dava voce a una bambina, a un esploratore, a un aviatore inglese, a un simpatico cinese e a un salvadanaio volante (https://www.youtube.com/watch?v=hbPx7eA7B4Q). Ci ha fatto ridere, ci ha fatto riflettere, ci ha fatto sognare e addormentare.

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Lei come, e con, altri grandi sognatori ci ha descritto cos’era il boom economico, spiegandoci dove stessero problemi e storture, che erano appartenenti anche a loro proprio perché italiani, ma che dovevano denunciare perché consapevoli.

Lei ha visto un mondo di fantasia e sogno spegnersi lentamente. Lei ha visto smarrire la capacità di sapersi raccontare, per sostituirla con la capacità di sapersi intrattenere, senza pensieri, senza riflessioni.

Ha dedicato la parte migliore della sua vita al teatro, che prima di tutto è un’esperienza fisica e emotiva diretta, priva di salvagenti per nascondersi, dove la realtà diventa il recitato. Su un palco lei ha dato spazio al suo modo di vedere e interpretare le parole, offrendo un nuovo punto di vista, donando una nuova emozione, diventando ancora protagonista nell’intimità di qualcuno, forse in modo anche più forte che con il cinema.

Ora se ne è andata, e questa scomparsa arricchisce il senso di nostalgia che alcuni ricordi hanno dentro di sé.

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Ezio Giacolsa & Lorenzo Nava

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