M'ILLUMINO DI MENO un percorso (educativo) nazionale

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Parliamo spesso di ecologia, di ambiente, di mantenimento, di verde nelle città, di risparmio energetico, e colleghiamo spesso questi ragionamenti al ritorno economico immediato. Ammessa l’importanza di un ritorno economico – tutti andiamo a lavorare per uno stipendio – resta da dover capire perché si prentenda che sia immediato. Immediata può essere una risata che nasce da una battuta, oltre che altre reazioni umane, ma il ricavo economico che possiamo avere dall’ambiente e dalla sua tutela non è immediato ma duraturo.
Le visioni liberiste, consumistiche, aperte alla logica del mercato totale e della libertà di impresa, hanno dimostrato di avere scarso rispetto per l’ambiente perché lo hanno sottodimensionato, creando posti molto belli ma molto piccoli rispetto a ciò che era precedententemente (cito Central Park di New York come esempio, oppure le foreste di faggi nei paesi scandinavi sfruttate da Ikea). Eppure stiamo parlando di un sistema avanguardistico che produce benessere.

Affrontando la questione dal mercato totale, che risulta essere in questo momento sia il più avveniristico sistema di produzione economico, che (ahimé) il peggior sistema di tutela e salvaguardia dell’ambiente, scopriamo che vivendolo abbiamo bisogno di tutto: acqua da bere e sporcare, animali da amare e macellare, prati in cui correre e cementare, e via dicendo, senza mostrare un minimo senso logico nel nostro rapporto con l’ambiente. Eppure essendo persone intelligenti difficilmente facciamo qualcosa senza logica.

Privi di un ragionamento di fondo ci ritroviamo con ben pochi strumenti per migliorare, così quando abbiamo proposte particolari come “MI ILLUMINO DI MENO”, dobbiamo sostenerle perché importanti e perché tengono conto di tutto, e si basano sul fatto indiscutibile che per fare le rivoluzioni non serve distruggere tutto l’esistente ma servono cambiamenti piccoli e radicali. Per questo motivo abbiamo deciso di legarci al movimento con questa proposta, perché siamo consci di non essere utili all’ambiente. La colpa di tutto è una grave lacuna culturale che ha prodotto scarsa abitudine all’attenzione e al rispetto, ma noi non abbiamo comunque giustificazioni perché la cultura la fanno le persone. Non c’è bisogno di leggi ma di cambiamento, e proprio quest’ultimo elemento fiorisce sempre spontaneamente e liberamente, più di un libero mercato, solo che va coltivato e curato nella sua fase più debole, proprio come l’ambiente.

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