PAT GARRETT & BILLY THE KID (1973) di Sam Peckinpah

Sam Peckinpah, uno fra i più grandi registi del rinnovamento cinematografico degli anni Sessanta e Settanta, ha dedicato buona parte della sua filmografia a una radicale revisione e trasformazione del western. Il genere americano per eccellenza, condotto alla ribalta da giganti del cinema come John Ford e John Wayne, aveva portato avanti per anni il mito della Frontiera e dell’eroe made in USA: ma in quel periodo turbolento di contestazione culturale, anche il West e il western andavano incontro a una de-mitizzazione. È il cosiddetto “western revisionista”, che ha riabilitato il popolo indiano (Soldato blu, Piccolo grande uomo) e messo in luce gli aspetti più sporchi della mitologia americana. Peckinpah, dopo il seminale Sfida nell’Alta Sierra, dirige quei tre kolossal rivoluzionari che sono Sierra Charriba, Il mucchio selvaggio e Pat Garrett & Billy the Kid (1973).pat_garrett_and_billy_the_kid

La vicenda è una rivisitazione romanzata dei due personaggi storici, lo sceriffo e il bandito. Garrett e il Kid un tempo erano amici e compagni di scorribande, al servizio del potente allevatore John Chisum; nel 1881 li troviamo invece su due fronti opposti: Pat (James Coburn) è stato eletto sceriffo di Lincoln dai latifondisti della contea, mentre Billy (Kris Kristofferson) è diventato un fuorilegge. Dopo aver rifiutato l’invito ad andarsene, il Kid viene arrestato dallo sceriffo, ma grazie a un complice riesce presto ad evadere e si ricongiunge con la vecchia banda. Spronato dal governatore e dai grandi allevatori, Pat Garrett raduna un gruppo di aiutanti e si mette sulle tracce del suo vecchio amico. La resa dei conti sarà spietata.

Pat Garrett & Billy the Kid è – dopo il titanico e irraggiungibile Mucchio selvaggio – il western più riuscito e significativo di Peckinpah, trovando un equilibrio fra revisionismo e impatto spettacolare che non si riscontra in nessun altro regista. Non è stato il primo a portare sul grande schermo la storia dei due amici/rivali – ricordiamo i più vecchi Il mio corpo ti scalderà e Furia selvaggia – ma lo sguardo di Sam è assolutamente rivoluzionario come stile e tematiche narrative. La visione del fuorilegge e dello sceriffo è squisitamente “sessantottina”, sospesa fra una nostalgia romantica e una crudele disillusione del mito: un po’ come nell’altrettanto celebre Butch Cassidy, ma in modo molto più robusto, appassionante e sanguinario come è nelle corde di Peckinpah. Pat Garrett e Billy the Kid sono due personaggi divisi dalla legge ma abbastanza simili: scompare quella distinzione manichea fra “buoni” e “cattivi” che trovavamo nel western classico, entrambi sono uomini alla deriva, borderline, che non esitano a macchiarsi delle azioni più vili. Siamo lontani anche da quella visione neo-romantica del bandito come “eroe ribelle”: un’etichetta che saremmo tentati di affibbiare a Billy the Kid – in fondo il suo status di fuorilegge è dovuto ai soprusi dei latifondisti – se non fosse che lo vediamo sparare alle spalle o freddare un uomo disarmato.

Danno il volto a questi anti-eroi due volti celebri del cinema, western e non solo: il navigato James Coburn, che passa dalla vecchia alla nuova Hollywood con la stessa rocciosità, e il novello Kris Kristofferson, attore-feticcio di Peckinpah e simbolo di quella rivoluzione culturale e cinematografica di cui il regista si fa portatore. Altrettanto significativi e ben delineati sono i personaggi di contorno (come tutti i film di Sam, anche questo è molto corale). Emblematico per quanto detto sulla nuova demarcazione fra legge e fuorilegge è Alamosa Bill, interpretato dall’inconfondibile guercio Jack Elam, prima bandito poi nominato sceriffo da Garrett per dare la caccia al Kid. Significativo anche Chisum (Barry Sullivan): un personaggio storico che nel 1970 era stato interpretato in modo eroico da John Wayne nell’omonimo film, diventa ora uno spietato allevatore, criminale quanto Billy. Accanto a vecchie glorie del western (oltre ai suddetti, vediamo pure Slim Pickens, Katy Jurado, Jason Robards) trovano spazio nuove leve del cinema – quasi a simboleggiare la transizione dal vecchio al nuovo – tutti volti patibolari ben scolpiti. Colpisce in particolare la partecipazione di Bob Dylan nel ruolo di Alias, uno stralunato ragazzo abile col coltello che si unisce alla banda di Billy the Kid. In una delle sue rare apparizioni cinematografiche, il cantante e musicista è autore anche della meravigliosa colonna sonora: un lirico e struggente insieme di brani country e rock, un impasto sonoro nostalgico e triste che raggiunge lo zenith sulle note della celeberrima Knockin’ on a Heaven’s Door: la canzone accompagna l’uccisione dello sceriffo Pickens, che si trascina morente insieme alla moglie in una delle più toccanti scene rappresentanti il cosiddetto “crepuscolo degli eroi”. La presenza duplice (attore e compositore) di Bob Dylan, uno degli artisti più rappresentativi della nuova cultura pop, è geniale e anticonformista, un simbolo del radicale rinnovamento del genere western. Nel 1973, lo stesso anno di uscita del film, fu pubblicato l’album con la colonna sonora dal titolo omonimo Pat Garrett & Billy the Kid.

Anche le numerosissime scene d’azione non sono esenti da un certo spleen malinconico, pur conservando tutto l’impatto spettacolare del caso. Grazie al montaggio serrato e alla tecnica del ralenti – autentico marchio di fabbrica di Peckinpah – le sparatorie sono enfatizzate al massimo. La crudeltà non è spinta ai livelli del Mucchio selvaggio, ma ci siamo vicini: inconfondibile è la ripresa degli spari e dei corpi massacrati al rallentatore – inframezzati da inquadrature frenetiche – con dettagli sugli schizzi di sangue (agguati, assedi, duelli e sparatorie non si contano). Geniale anche l’incipit: si parte dall’epilogo in flashforward, parecchi anni dopo, quando Garrett sarà ucciso a tradimento dai suoi compari; una sequenza in virato seppia e montata in modo alternato ai colpi di pistola del Kid nel tempo presente. Curatissimi come sempre i costumi e le scenografie, e una nota di merito particolare va ai meravigliosi paesaggi, spesso accompagnati dalle musiche di Bob Dylan, fotografati in modo intenso da John Coquillon.

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