Sarà per tendenza o per necessità economiche, ma sembra che un gran numero di persone si sposta dalle città alle campagne… e i dati occupazionali crescono in contro flusso dal resto degli altri settori produttivi: l’agricoltura ha segnato un + 9% nel 2013.
Ebbene sì, se i nostri bisnonni avevano fatto la loro valigia per andare nelle metropoli, ora i nostri figli tornano nelle case dei loro avi, per trovare lavoro, ma anche tanta tranquillità e aria pulita.
Importante è il dato che indica che un terzo delle aziende agricole del Made in Italy è gestito da ragazzi under 40 anni; sempre più giovani sono affascinati dalle dinamiche della produzione di vino, dell’olio e dei campi.
Abbandonata dunque la visione del contadino analfabeta dei primi del ‘900, prende posto l’idea di un manager giovane al passo con i tempi, con idee nuove e “verdi” che, invece dell’aratro, possiede una fattoria supertecnologica; infatti, pur rispettando i tempi naturali, ha i macchinari gestiti tramite GPS e magari va anche a eolico.
Perché vivere in campagna?
L’Ultima moda proveniente dagli Stati Uniti è di filmarsi mentre si dice al capo tutto ciò che si pensa veramente di lui, e di conseguenza presentare lettera di licenziamento: una vera liberazione! E dopo che si fa? Molti decidono di trasferirsi nella pacifica e sana campagna. Sul web numerosi siti accompagnano questa scelta. Alcuni raccontando storie di persone che sono riuscite a staccare dalla frenesia cittadina, dalla velocità continua e dal tempo che corre. Altri pronti a darti una mano se anche tu vuoi dimenticare l’ora di punta e il treno della metropolitana.
Qualcuno ha deciso di fare il grande passo in compagnia, riunendosi in eco-villaggi o Co-Housing, dove ci si dividono i frutti del duro lavoro ma soprattutto il piacere di vivere in un posto davvero bello. Un modo per unire: voglia di aiutarsi reciprocamente per risolvere problemi comuni, e possibilità di rendere economicamente fattibile ciò che per ogni singolo nucleo non sarebbe fattibile.
Io scelgo il Co-Housing
Potrebbe essere paragonato a una gestione condominiale, ma senza litigi; nasce in Scandinavia negli anni 60, per poi diffondersi poi in tutto il mondo. Il Co-Housing si sviluppa attraverso l’acquisizione dei terreni e casolari da parte di un gruppo di famiglie: ognuno contribuisce con una propria quota d’investimento ma rimangono nella piena e totale disponibilità servizi come la serra, le attrezzature, i pozzi e i bacini dell’irrigazione, le stalle e ovviamente i campi. Fa parte del progetto comune anche l’effettiva realizzazione delle abitazioni, ispirate generalmente ai principi della bioedilizia. Ogni nucleo famigliare comunque mantiene la propria privacy e solo alcuni spazi sono condivisi. Possiamo definire l’esperienza di co-housing come una sorta di villaggio moderno, non delimitato da confini politici e burocratici, ma dalla sola volontà di condivisione di esperienze comuni.
L’Italia che piace
Non sono solo gli Italiani a innamorarsi della campagna, ma anche molti stranieri decidono di trasferirsi nel Bel Paese; intellettuali, ex manager in pensione e bisognosi di aria buona. Tanti, specialmente tedeschi, inglesi e americani, sono ammaliati dalla nostra terra. Acquistano palazzi antichi, dimore e cascinali sperduti. Le regioni che vanno per la maggiore sono la Puglia, la toscana e l’Umbria, ma anche le Marche e la Sicilia.
Secondo uno studio degli operatori del settore, nel solo anno 2012, ben 4.600 famiglie straniere hanno acquistato un immobile in Italia. Esistono dei veri e propri paesi fantasma, disabitati ormai da anni, che sono presi di mira, è il caso del paesino di Balestrino, vicino a Savona, che è stato ripopolato da giovani artisti.
Molti dei compratori decidono di avviare piccole attività come B&B, o aziende agricole, scoprendo nuovi business e attività economiche, e facendo girare perché no, un po’ l’economia. Altri invece fondano associazioni culturali. Altri ancora si godono il nostro Sole e il nostro cibo e vivono serenamente a contatto con la bellezza dei nostri paesaggi. E noi? Continuiamo a vivere nelle città, ad affaticarci e correre, ripetendoci la solita frase dopo una giornata no al lavoro: prima o poi faccio una pazzia, scappo!
Dove cercare:
www.voglioviverecosi.com
Foto Giorgio Leggio www.flickr.com/photos/gio83dj