Skyfall (2012) di Sam Mendes, uno dei film più appassionanti e originali della saga di James Bond

Intorno al film

Il tanto atteso Skyfall (2012) di Sam Mendes, 23esimo film della saga di James Bond e terzo con il britannico Daniel Craig (dopo Casino Royale e Quantum of Solace), conferma l’avvenuta rinascita dell’agente segreto più famoso del cinema, rivelandosi un film assolutamente strepitoso, sicuramente uno dei migliori di tutta la serie. È opinione diffusa, e condivisa da chi scrive, che i film con Craig rappresentino una nuova giovinezza di 007. Dopo i quattro film “futuristici” con il glaciale Pierce Brosnan, da Casino Royale (2006) in poi la regia, l’interpretazione intensa e la trama ripresentano un po’ le atmosfere dei tempi d’oro, arricchite naturalmente da nuovi effetti speciali e da tecnologie più moderne, che non scadono però mai nell’assurdo.

Locandina di Skyfall

La vicenda

James Bond (Daniel Craig), dato per morto dopo una missione fallita a Istanbul, ritorna in servizio e viene incaricato dal suo capo M (Judi Dench) e dall’alto funzionario del governo inglese Gareth Mallory (Ralph Fiennes) di scovare il terrorista che sta diffondendo sul web le identità degli agenti segreti Nato. Dopo lunghe avventure fra Shangai, Macao e Londra, Bond si prepara alla resa dei conti con la mente del piano criminale, Raoul Silva (Javier Bardem), un ex agente segreto che vuole vendicarsi proprio di M per un fatto avvenuto anni prima: come luogo per lo scontro, 007 sceglie “Skyfall”, la vecchia residenza scozzese dove lui abitava da bambino.

Narrazione e stile

A partire da Casino Royale (2006) di Martin Campbell, la saga di James Bond conosce una svolta, dopo un periodo in cui sembrava trascinarsi stancamente in avventure spettacolari ma che sapevano molto di “già visto”. Il primo film con Daniel Craig si colloca, per così dire, all’origine di 007, quando l’agente segreto acquisisce la licenza di uccidere: dunque, volendo ricostruire una sua ideale storia, questa è la prima pellicola in ordine cronologico.
Dopo il più modesto, ma comunque efficace, Quantum of Solace (2008) di Marc Forster (seguito di Casino Royale), con Skyfall emerge di nuovo e con forza il passato di Bond. L’agente interpretato da Craig si differenzia per il suo carattere più cupo e introspettivo, molto distante dall’humour britannico di Sean Connery e di Roger Moore. In Skyfall vediamo un Bond spesso tormentato e sofferente, sottilmente cinico ma sempre intensamente patriottico, costretto a confrontarsi col suo passato, così come il suo capo M. Il film è permeato da un senso di nostalgia nei confronti dei tempi d’oro dello spionaggio, che se da una parte sembra essere sul viale del tramonto, dall’altra viene percepito ancora come qualcosa di fondamentale per la sicurezza delle nazioni.
L’attenzione all’aspetto psicologico non implica però la mancanza di azione e spettacolo, anzi. Il film parte subito alla grande, con un lungo ed esplosivo inseguimento fra Bond e un killer, sui tetti di Istanbul e poi sopra un treno. E una volta che 007 è tornato in servizio, eccolo attraversare varie location spettacolari e suggestive in un crescendo di azione e suspense: prima una vertiginosa lotta su un grattacielo della futuristica Shangai, poi una dura sfida in un casino (topos della saga bondiana) di Macao. Anche una volta tornato in Inghilterra, lo spettacolo non manca: da un inseguimento mozzafiato nella metropolitana di Londra, a una spettacolare sparatoria in tribunale, fino al lungo e insolito epilogo (quasi da western moderno) a “Skyfall”, la tetra residenza di campagna dove Bond viveva da piccolo e dove ha vissuto il trauma della morte dei genitori.
Anche la costruzione del “cattivo” di turno risente del cambiamento generale: non è più un megalomane che vuole ricattare o distruggere il mondo, ma un ex agente segreto britannico il cui scopo è la vendetta nei confronti di M, colpevole, anni prima, di averlo consegnato ai cinesi dopo aver scoperto il suo tradimento. Lo spagnolo Javier Bardem, in un’inedita versione biondo platino, ritorna alla grande in un ruolo di psicopatico dopo Non è un paese per vecchi: raffinato ma crudele, venato da una punta di omosessualità, rappresenta quasi una “metà oscura” di Bond.
Skyfall è inoltre ricco di citazioni della saga di 007: per esempio, l’Aston Martin con sedile espellibile e mitragliatrici (Missione Goldfinger), il riferimento alla penna esplosiva (Goldeneye), due riferimenti verbali a titoli precedenti (Solo per i tuoi occhi e Bersaglio mobile), la pistola che può essere utilizzata solo dalla mano di Bond (Vendetta privata).
Una novità di Skyfall è anche il minore rilievo che viene dato alle cosiddette “bond – girl”: con la sua collega Eve (che scopriremo alla fine essere la futura segretaria Moneypenny) non c’è nessun rapporto amoroso visibile, mentre Sévérine, l’amante/schiava di Raoul Silva, si concede solo una volta a Bond, per poi essere uccisa già a metà film dal suo uomo.
Come avevamo già visto in Quantum of Solace, il consueto incipit dei film di 007 (i cerchi che si muovono con Bond che spara e la musica di John Barry) è stato spostato alla fine. Peccato, perché all’inizio dava ben altro impatto emotivo.

La colonna sonora

Rispetto ai film precedenti, il tema musicale classico di James Bond (composto da John Barry) compare purtroppo poche volte, ma viene utilizzato nei momenti giusti di maggiore suspense. Per il resto, sentiamo soprattutto dei ritmi sincopati (tipici dei film d’azione) composti da Thomas Newman. Ma quella che rimane impressa negli spettatori è soprattutto la canzone dei titoli di testa, Skyfall: cantata dalla londinese Adele, ha una sonorità del tutto particolare (a metà fra il soul, il pop e la musica classica), e riprende in parte le colonne sonore dei primi film di James Bond.

Davide Comotti. Bergamasco, classe 1985, dimostra interesse per il cinema fin da piccolo. Nel 2004, si iscrive al corso di laurea in Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Bergamo (laurea che conseguirà nel 2008): durante gli studi universitari, ha modo di approfondire la sua passione tramite esami di storia, critica e tecniche del cinema e laboratori di critica e regia cinematografica.
Diventa cultore sia del cinema d’autore (Antonioni, Visconti, Damiani, Herzog), sia soprattutto del cinema di genere italiano (Fulci, Corbucci, Di Leo, Lenzi, Sollima, solo per citare i principali) e del cinema indipendente di Roger A. Fratter.
Appassionato e studioso di film western, polizieschi, thriller e horror (quasi esclusivamente italiani), si occupa inoltre dell’analisi di film rari e di problemi legati alla tradizione e alle differenti versioni di tali film.
Nel 2010, ha collaborato alla nona edizione del Festival Internazionale del Cinema d’Arte di Bergamo.
Cura la rubrica cinematografica del sito di Bergamo Magazine e del mensile BergamoUp. Ha scritto inoltre alcuni articoli sui siti sognihorror.com e nocturno.it.
Ha scritto due libri: Un regista amico dei filmakers, Il cinema e le donne di Roger A. Fratter (edizioni Il Foglio Letterario) e, insieme a Vittorio Salerno, Professione regista e scrittore (edizioni BookSprint).

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