Società: Lui è l’altro ed è colpevole!

Vita. Grande esperimento sociologico, entro al quale ci ritroviamo ad essere sia cavie che ricercatori, dipende da noi in quale percentuale.

Siamo diventati freneticamente dipendenti dalla “socialità”, dall’essere connessi e aggiornati da “break news” o tweet, da aggiornamenti dei social o dalle tendenze della settimana.

Nei fatti però abbiamo sviluppato una sorta di allergia al “contatto umano”, nella sua accezione non “mediata e mediatica”. Ma siamo costretti a convivere tutti su questo pianeta, per ora. Ci dobbiamo sopportare e dovremmo darci delle regole per stare tutti bene e per limitare i disagi e le sofferenze. Invece, per paura di parlare di realtà, corriamo dietro alle “Top-news” e ai gossip del momento (perché il contatto con gli altri a molti da disagio. Peccato che poi molti di questi amino farsi sistematicamente i xxxxx altrui, talvolta morbosamente). E i problemi rimangono sempre gli stessi, le soluzioni teoricamente sempre più semplici e la volontà di risolverli ancora, purtroppo, inefficace e insufficiente.
Chiediamo e pretendiamo dagli altri serietà, onestà, correttezza e trasparenza. Giusto. Ma noi con noi stessi e con gli altri siamo seri, onesti, corretti e trasparenti? Si? Sicuro?

DitoPuntato

Se fossimo così tutti sicuri delle nostre virtù allora perchè ci ritroviamo nel mondo in cui siamo? Sarà colpa di quel fantomatico “altro” a cui diamo sempre la colpa? Ma non è logico pensare che se io sono “altro” rispetto a te e tu rispetto a me, la colpa e anche mia, e tua?
Anche se arrivassimo ad ammettere questa verità (la colpa è condivisa, perchè l’altro coincide con noi stessi) troveremmo comunque un comodo alibi per dare la colpa a qualcosa di altro. Che ne so… allo Stato (che siamo sempre noi) o al “sistema” (che accettiamo e alimentiamo tutti i giorni) o, e questo va molto di moda, identificando “l’altro” in qualcosa o qualcuno diverso da noi. Così troviamo un alibi e un precedente (quindi la giustificazione delle nostre colpe perchè considerate “innocenti” rispetto a… oppure a…).
Abbiamo abbattuto in gran parte quel collante sociale che ci faceva sentire “comunità”. Eppure ci scandalizziamo quando leggiamo sui giornali del ritrovamento di una anziano morto e dimenticato in casa da settimane. Ci scandalizziamo che nessuno (quindi nessuno degli altri) si è occupato di lui.

Dividiamo semplicemente l’umanità in buoni e cattivi, chiaramente noi siamo sempre i buoni. Non facciamo niente, o poco niente, per costruire un mondo migliore ai nostri figli e a quelli che non sono ancora nati che ci odieranno e malediranno per ciò che consegneremo loro in eredità.
Per capire meglio certe cose bisognerebbe cercare di guardare le cose da diverse prospettive, simili ed opposte alla nostra. Smontare, temporaneamente e intimamente le nostre convinzioni. Provare a “capire le cose” prima di salire sul vagone conformista delle etichette da mettere sulla fronte alle persone e alle “frasi-fatte” solo per sentirsi in linea con il pensare comune (scambiandolo con il “buon senso”) e, erroneamente, in pace con noi stessi.

Invece che essere i giudici degli altri e gli avvocati di noi stessi potremmo provare ad essere i medici di tutti.

Dopo aver letto queste righe provate, cercando di essere onesti con voi stessi (non dovete ammettere nulla a nessuno), a pensare alla possibilità che io possa aver ragione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *