Teatro alle Grazie: "Lavorare Stanca" (Domina Domna 2014)

Secondo appuntamento teatrale della rassegna Domina Domna quello che si è tenuto mercoledì 26 marzo al Teatro alle Grazie di Bergamo. “Lavorare stanca” il titolo dello spettacolo interpretato dalla grande attrice Matilde Facheris.

Matilde 1

Accompagnata dalla chitarra, la Facheris, porta avanti un monologo intervallato da parti cantate in cui descrive la precarietà del mondo lavorativo e affettivo di oggi. Durante la prima parte dello spettacolo c’è grande interazione con il pubblico, tra battute, domande e risposte, l’attrice porta avanti una riflessione sull’importanza della vita e di come utilizziamo il nostro tempo.

MAtilde 2

Il tempo è denaro si dice, ma bisogna stare attenti perché questa formula non è reversibile, infatti il denaro non può trasformarsi in tempo e proprio per questo è necessario vivere ogni singolo istante della nostra esistenza in maniera viva e serenamente, lasciando un po’ di spazio da dedicare a noi stessi. Sembra che non ci sia mai abbastanza tempo per fare tutto, presi come siamo dai ritmi frenetici che la società moderna ci impone di seguire e molto spesso ci dimentichiamo che si dovrebbe lavorare per vivere e non vivere per lavorare, altrimenti il rischio è quello di perdersi il gusto della vita e di finire nella disperazione. Durante la seconda parte della messinscena, l’attrice affronta lo spinoso tema dei suicidi legati all’azienda francese France Telecom avvenuti pochi anni fa, addentrandosi in particolare nella vicenda di Michel Deparis, cinquantenne dipendente dell’impresa di telecomunicazioni francese, suicidatosi il 13 luglio del 2009 a causa dello stress e delle pressioni psicologiche avvenute sul luogo di lavoro. Proprio come Michel, numerosi sono stati i dipendenti che hanno deciso di togliersi la vita perché sottoposti a terrorismo psicologico da parte dell’azienda, dequalificati nelle loro mansioni lavorative e obbligati a raggiungere obiettivi individuali e di squadra che esasperavano la competizione. Prima di arrivare a questo punto di non ritorno è necessario fermarsi a riflettere. Il lavoro non dovrebbe essere un fattore disumanizzante ma al contrario uno strumento per vivere meglio e sentirsi realizzati. L’attrice legge infine la lettera lucida e disperata che Michel ha scritto prima di morire e la Facheris si immagina che possa esistere un mondo migliore, dove la gente non si affanna inutilmente per un lavoro frustrante da cui non si può trarre alcuna soddisfazione. Al contrario si immagina un mondo in cui ognuno possa riappropriarsi della propria libertà e dignità di essere umano, ed è messo nelle condizioni di svolgere un lavoro gratificante. Un mondo idilliaco dove anche la burocrazia appare meno corrotta. Perché questo avvenga è necessario che la società cambi a partire da noi stessi, dal valore che diamo al nostro esistere e a quello di chi ci sta accanto.

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