Teatro Creberg: SUGAR. A QUALCUNO PIACE CALDO

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Risate garantite con il musical “Sugar. A qualcuno piace caldo”, andato in scena lo scorso sabato 22 febbraio al Palacreberg di Bergamo con la regia di Federico Bellone. Il testo è tratto dall’omonimo film di Billy Wilder. Nella versione teatrale Justine Mattera veste i panni della bellissima e sensuale Sugar, che nella versione cinematografica era interpretata dal mito intramontabile di Marilyn Monroe.

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La storia è ambientata nell’America di quelli che vennero definiti “i ruggenti anni 20”, gli anni del proibizionismo, della musica jazz e dei night club. La vicenda ha per protagonisti due musicisti spiantati, di nome Gerry e Joe (rispettivamente interpretati da Christian Ginepro e Pietro Pignatelli), che sono costretti a entrare a far parte di un’orchestra femminile per scappare dalle grinfie di un gruppo di gangster dopo essere stati testimoni oculari di un omicidio. Saranno così costretti a indossare abiti da donna per non destare sospetti. Sarà proprio all’interno della nuova orchestra tutta al femminile che incontreranno Zucchero, una biondona sexy e un po’ ingenua, che farà loro perdere la testa e da questo momento in poi, colpi di scena, equivoci e doppi sensi caratterizzeranno tutto lo sviluppo della messinscena, andando a recuperare quel filone della commedia degli equivoci che affonda le sue radici molto lontano nel tempo, dai “Menecmi” di Plauto, alla Commedia dell’Arte di Goldoni per poi giungere sino ai giorni nostri contaminando anche il genere cinematografico.

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Il testo teatrale segue per filo e per segno l’originale in pellicola. Ben azzeccata l’idea di cominciare lo spettacolo con la proiezione delle prime scene del film originale per poi ad un certo punto trasformare in realtà la versione cinematografica, con gli attori e il corpo di ballo che entrano in scena passando proprio per la parete su cui vengono proiettate le immagini ed entrando così in rapporto diretto con il pubblico. Per quanto riguarda il personaggio di Zucchero, il regista ha voluto costruirlo sul modello di quello di Marilyn, una donna fragile, delusa dagli uomini, un po’ svampita ma con un modo di fare e una gestualità molto sensuali. Il personaggio di Sugar instaura fin da subito un rapporto molto intimo con il pubblico, che viene rapito dalle note della canzone “I wanna be loved by you”, cantata da Marylin anche nella versione cinematografica. Tra canzoni e balli è una comicità in stile cabarettistico quella che coinvolge il pubblico sin dalle prime battute. I doppi sensi a sfondo sessuale, senza però mai scadere nella volgarità, non potevano mancare in una commedia come questa. Anche le musiche utilizzate, un sound jazz, rievocano quell’atmosfera frizzante degli anni ’20.

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Proprio come la versione cinematografica, così anche il riadattamento teatrale ci porta indietro nel tempo, mantenendosi fedele sino alla fine con il testo di Wilder. “Nobody’s perfect” recita nella battuta finale il miliardario Osgood Fielding, che ha perso la testa per Dafne, nome fittizio che il musicista Gerry ha scelto per sembrare una donna all’interno dell’orchestra femminile. Gerry gli ha infatti rivelato di essere in realtà un uomo ma al vecchio Osgood ciò non sembra importare, a indicare che se si sta bene insieme, tutte le barriere possono essere abbattute, anche quelle di genere.

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