Teatro Donizetti Bergamo: LA COSCIENZA DI ZENO di Maurizio Scaparro

La coscienza di Zeno - Teatro Donizetti“La coscienza di Zeno”, un classico della letteratura italiana del ‘900 è andato in scena al teatro Donizetti dall’ 1 al 6 aprile con la regia di Maurizio Scaparro. Memorabile l’interpretazione dell’attore protagonista Giuseppe Pambieri, che veste i panni di Zeno Cosini e che riesce a tenere desta l’attenzione del pubblico durante tutta la rappresentazione. Gli anni di inizio ‘900 sono anche gli anni in cui nasce la psicanalisi e in cui le teorie di Sigmund Freud cominciano a circolare.

La coscienza di Zeno

L’aspetto introspettivo e tutto il mondo legato all’inconscio e alla psicologia dell’uomo cominciano a interessare anche l’ambito della letteratura. Zeno Cosini, il quale si definisce più volte un malato immaginario, soffre proprio del male di questo tempo, il mal di vivere.

Egli incarna perfettamente la figura dell’inetto, non in grado di prendere in mano la situazione e di agire, ma lasciando che sia il caso a scegliere, preferendo non vivere ma guardarsi vivere, come quando invece di sposare la donna di cui è realmente innamorato, Ada, la più bella e affascinante delle quattro sorelle di casa Malfenti, sceglie invece in moglie quella meno attraente, Augusta, pur non provando per lei dei sentimenti profondi.

Anche la sua decisione di smettere di fumare non verrà portata a buon fine. Troppe le ultime sigarette che hanno segnato momenti importanti della sua esistenza, così come troppe sono le volte che Zeno cerca di raggiungere degli obiettivi che si prefigge senza riuscire nell’intento.

La coscienza di ZenoLa pièce segue per filo e per segno i momenti salienti del romanzo, tra umorismo e momenti di riflessione. La malattia e l’inettitudine, temi dominanti del romanzo sono del resto metafora dell’alienazione verso cui il progresso tecnologico sta conducendo l’essere umano.

Nell’epilogo, infatti, il protagonista fa un lungo excursus sulla prima guerra mondiale che è alle porte, immaginando scenari apocalittici e la fine del mondo, ammonendo e mettendo in guardia su dove può condurre la crisi morale del suo tempo.

Svevo

Questo pessimismo estremo e questa sfiducia nei confronti dell’uomo, portano il protagonista a pensare che gli ordigni distruttivi inventati dall’essere umano, un giorno sfuggiranno al suo controllo, provocando una deflagrazione che riporterà la terra al suo stadio originario, non più contaminata dalla presenza dell’uomo parassita.

Forse solo rifondando dei nuovi valori e restituendo fede, certezze e ragioni di vivere al genere umano si può ridare speranza per un futuro migliore.

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