Teatro Sociale Bergamo: REALITY

Daria Deflorian e Antonio Tagliarini hanno portato mercoledì 5 febbraio a Bergamo, all’interno della cornice del teatro Sociale “Reality”, lo spettacolo tratto dal reportage di Mariusz SzczygiełKaprysik, damskie historie” .

All’interno di una ambiente minimalista composto da pochi oggetti, i due attori ripercorrono la storia di Janina Turek, una casalinga polacca vissuta nel secondo dopoguerra, la quale, un giorno del 1943 decide di annotare in 748 quaderni che ci sono pervenuti, alcuni momenti che scandiscono la sua vita quotidiana, dividendoli in categorie e assegnando un numero ogni volta che un elemento della categoria si ripete. I due attori si interrogano inizialmente su come possa essere avvenuta la morte della donna e si immaginano che, colta da un infarto, sia caduta sul marciapiede di una strada mentre stava tornando a casa dopo aver fatto la spesa. Senza entrare nei particolari della vita privata di Janina, la Deflorian e Tagliarini, cercano di dare un senso e un’interpretazione ai numeri annotati sui suoi diari , dietro i quali si cela la vita di questa donna. La pièce procede senza una narrazione ma saltando da un episodio all’altro della vita della protagonista, da un anno all’altro, fino al giorno della sua morte. Semplici fatti o azioni banali, come il numero di regali fatti o di lettere ricevute, sembrano comporre la vita di Janina. Ma sono proprio questi fatti effimeri e apparentemente privi di sognificato che compongono la nostra esistenza, il nostro vivere. Niente uso di effetti speciali, luci, suoni o rimori, ma solo la parola e la mimica dei due attori è presente sulla scena spoglia.

Mariusz Szczygiel

Mariusz Szczygiel

Ma la loro bravura e preparazione artistica permettono allo spettatore di portare avanti una riflessione filosofica, sull’essenza stessa e sul senso della vita: a cosa serve questo nostro continuo affannarci se la vita in fin dei conti è scandita da azioni irrilevanti, fatte in maniera meccanica, di cose osservate senza uno scopo ben preciso? Janina ha deciso di immortalare questi momenti forse proprio per restituire senso e concretezza alla sua esistenza, per non lasciare cadere nell’oblio pezzi di vita che altrimenti andrebbero cancellati per sempre dalla nostra memoria.

L’ultima scena lascia invece solo un pò perplessi. Bellissima l’idea di recuperare come immagine le antiche danze delle tribù di Bali, in cui donne dai movimenti sinuosi ballano dietro a dei teli da cui però non possono essere viste da nessuno, rimanendo impenetrabili. Proprio come Janina la loro identità rimane celata, non si sa come siano realmente dietro quel velo, proprio come i numeri riportati sui quaderni da Janina non ci dicono nulla sulla sulla sua personalità o sulle emozioni provate. Lascia perplessi perché ci si aspetta che accada ancora qualcosa mentre non succede niente.. Spettacolo molto apprezzato dal pubblico in sala che accoglie gli attori in uno scroscio di applausi. Ancora una volta il potere del teatro, con il suo linguaggio universale ha colto nel segno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *