L’architettura barocca ha una particolarità: lascia davvero a bocca aperta. Gli edifici costruiti in pieno Settecento hanno conservato tutt’oggi i bagliori dello splendore di un tempo, soprattutto alcuni, con gli arredamenti, i pavimenti e la disposizione dello spazio originario.
Il termine Barocco non ha un’origine precisa, forse deriva dal portoghese barocco, che indica una perla irregolare, oppure dal francese baroque, col significato di bizzarro, stravagante. Sicuro è che in principo aveva un’accezione negativa, e solo verso la fine dell’Ottocento c’è stata, tra gli studiosi, una rivalutazione dello stile. In architettura, il Barocco predilige le linee curve, le irregolarità, la teatralità; tutto è impostato per creare meraviglia nello spettatore. Si intuisce bene come i neoclassici potessero giudicare questo stile, così lontano dalla classicità e dalla purezza che tanto amavano. Il vero opposto della razionalità illuminista.
Uno degli architetti principali del Barocco fu Filippo Juvarra. Nato a Messina nel 1678, venne chiamato a Torino dal re Vittorio Amedeo II e fu nominato nientemeno che architetto di casa Savoia. È grazie a lui se la città conserva preziose testimonianze di quell’epoca, e fu per lui che Juvarra costrui la Palazzina di Caccia di Stupinigi, uno degli edifici più caratteristici.
Come si intuisce dal nome, la Palazzina doveva avere una funzionalitù precisa: non era la dimora principale, ma un’edificio adibito a quel un passatempo che Luigi XIV aveva fatto diventare un vero e proprio sport, con regole e codici ben definiti: la caccia al cervo.
La Palazzina si trova poco fuori Torino, precisamente a Nichelino. Il grande viale alberato che si apre davanti porta direttamente al centro della città: è da li che arrivavano le carrozze degli invitati, ed è dal vialone che si può ammirare per intero tutta la villa.
Ovviamente il tema della caccia è ripreso in ogni particolare decorativo della casa, a partire dal cervo che svetta sulla cupola centrale.
Stupinigi non è l’unico edifico che Juvarra ha lasciato a Torino: dopo aver sconfitto i francesi nel 1706, Vittorio Amedeo II fece erigere, sempre dal suo architetto di fiducia, la Basilica di Superga, come ringraziamento alla Madonna per la vittoria conquistata. La Basilica, nota per la triste vicenda dello schianto dell’aereo che nel 1949 trasportava la squadra del grande Torino, svetta sull’omonima collina, creando con la sua architettura scenografica un dialogo continuo con l’ambiente circostante.
Ma Juvarra fu chiamato anche in altre città italiane, e non solo: a Como completò il Duomo edificando la cupola, e la stessa cosa fece a Mantova per la chiesa di sant’Andrea iniziata da Leon Battista Alberti. Sempre in Lombardia, progettò l’altare dei Ss. Fermo, Rustico e Procolo nel Duomo di Bergamo. Il gusto barocco dell’artista si esplica nel progetto, che fonde decorazione scultorea e architettura: 4 colonne sorregono una trabeazione e un timpano a conca absidale, che contengono le statue dei santi, andando a creare una sorta di scenografia teatrale, tipica di questo stile.
Nel 1735 fu addirittura il re di Spagna Filippo V a chiedere a Juvarra un progetto per la ristrutturare del Palazzo Reale. Ispirato alla reggia di Versailles, il progetto, troppo dispendioso, non fu realizzato e solo dopo la morte dell’archietto (avvenuta a seguito di una polmonite fulminante all’età di 58 anni) fu ripreso dal suo assistente Sacchetti che ne portò a termine la cosrtuzione semplificando di molto l’impianto complessivo.
Sebbene nei primi anni di lavoro a Roma, sotto il maestro Carlo Fontana, Juvarra faticò a ricevere incarichi importanti, con la nomina del Re delle Due Sicilie ad architetto di corte le commissioni all’artista divennero sempre più prestigiose, e portarono questo sacerdote, entrato a 25 anni nella congregazione dei Filippini, ad essere il più grande architetto/scenografo del suo tempo.