Una verità fondamentale è che è il bambino per crescere, per incamminarsi alla scoperta di sé, di quali siano i suoi desideri e le sue aspirazioni, è necessario che si separi dalla madre.
Negare le differenze è negare il limite ma anche la separazione, l’autonomia. In definitiva negare il limite significa negare la soggettività, la quale è innanzitutto assunzione di responsabilità.
In questa frase c’è un condensato di elementi che concorrono alla costituzione del soggetto e che la psicanalisi ha affrontato e approfondito.
Infatti le articolazioni che si realizzano tra differenza, limite, separazione, autonomia, soggettività svolgono una funzione fondamentale nella costruzione e nella storia dell’individuo e nella qualità dei legami che esso stabilisce con gli altri e con il mondo. Inoltre dall’efficacia del loro intreccio ne derivano ineccepibili effetti sulle forme della patologia psichica sia a livello individuale, sia a livello sociale.
Le differenze allontanano ma definiscono. Oggi viviamo in una realtà, confermata dalle parole che circolano nei vari mezzi di comunicazione, che tende a negare le differenze viste solo nel loro effetto discriminatorio. È vero: sottolineare le differenze può portare ad allontanare, isolare e, nel caso che ciò avvenga nei confronti di un altro, comporta sofferenza, sospetto e pregiudizio.
Osservo, altresì, che la tendenza a non riconoscere le differenze adeguandosi al pensiero prevalente mostra viceversa la paura della solitudine, la quale è esperienza e passaggio fondamentale nel percorso verso l’autonomia.
È a questo livello che il concetto di differenza si coniuga al concetto di separazione. È facile e confortante ma non veramente liberante – per quel che possa essere libero un essere umano – non riconoscere le differenze ma procedere quasi in automatico all’accettazione di ciò che appare diverso, di ciò che viene proposto come nuovo, restando coperti e al caldo protettivo di un Altro che ha sempre le risposte giuste per il soggetto, o meglio, che risponde al posto del soggetto.
Un Altro in questo contesto inteso nella sua espressione sociale – sociale, economico, politico, comunicativo – che proteggendolo annulla il soggetto.
Questa dinamica è poi applicabile anche sul piano singolare, nella dimensione di relazione genitoriale soprattutto di tipo materno – il che non significa esclusivamente materno femminile –nella sua versione patologizzante che Lacan definisce come quella del bambino asservito, preso, nel godimento materno.
Una realtà critica per il bambino se non interviene qualcuno o qualcosa che esprima la funzione paterna che tolga e che liberi il piccolo, in un certo senso contro la sua “volontà”, da quella posizione.
La differenza indica la capacità del soggetto di riconoscersi staccato, separato dall’altro. Il bambino se vuole accedere ad una propria dimensione e riconoscere il proprio desiderio, deve attraversare questa realtà, che è realtà di sofferenza e di perdita ma può fare questo nella prospettiva, non conscia, di qualcosa che potrà avere in futuro, non ora.
È a questo punto che entra in gioco il concetto di limite. Limite come rinuncia a una posizione che appare gratificante ma che nuoce alla possibilità del bambino di trovare un proprio vero spazio nella vita. Questo limite che in termini psicanalitici chiamiamo castrazione è esperienza dolorosa ma necessaria perché libera il bambino da una posizione per lui al momento gratificante ma nella quale resterebbe imbrigliato, incapace di conoscere quale sia veramente il proprio desiderio e cercare dove e come realizzarlo. Questo passaggio permette al bambino attraverso una rinuncia che lui vive, inconsciamente come una privazione di potenza, di libertà, ad accedere ad una vera possibilità di libertà.
Julia Kristeva, nota psicanalista francese, in una interessante intervista afferma: “Io non sono sicura che il concetto di limite vada scomparendo. Le faccio un esempio concreto che riguarda proprio la figura dell’autorità. Viviamo in una sorta di entusiasmo romantico legato all’enorme sviluppo della scienza medica, in base al quale, ad esempio, la vecchia figura del padre sembra non essere più indispensabile. Bene. Ciò non toglie che un bambino, per crescere, ha comunque bisogno di separarsi passionalmente e sensorialmente dalla madre. E perché questo accada deve intervenire un’autorità che gli ponga dei limiti. Tale ruolo potrà essere giocato, che so io, dal padre genetico, dal nonno materno, da un’istituzione….o da uno psicanalista se quel bambino non apprende l’idea del limite”
Oggi siamo immersi pienamente in questa patologia della negazione, del rifiuto del limite. E siccome la coscienza del limite è una condizione eminentemente umana, a partire da quel limite ineluttabile che è la morte, la si oscura, sfidando in continuazione la morte con comportamenti pericolosi; ad esempio con attività sportive estreme, con le pratiche sessuali a rischio, con l’uso di sostanze stupefacenti e alccol.
Ciò che può riequilibrare questa situazione, può liberare da questa schiavitù il soggetto, in fase evolutiva il bambino, è il padre e più precisamente ciò che esercita questa funzione. Qualcosa che ponga un limite, che attraverso l’introduzione di una impossibilità – questo non si può fare, questo non è il tuo posto – permetta al soggetto di accedere alla propria libertà, tenendo presente che per l’uomo si tratta sempre di una libertà condizionata.
Se così non fosse, l’uomo non avrebbe neppure quelle evidenti difficoltà, riconoscibili anche nei fatti quotidianamente raccontati dalla cronaca, ad accettare la verità del limite. Verità, occorre dire, che l’Altro sociale non contribuisce a confermare, forse perché in contrapposizione con la visione economica che si sostiene sul bisogno del consumo e del divertimento, appunto, senza limiti e quindi senza senso.
Per approfondire queste tematiche la LAF – Libre Association Freudienne con sede a Parigi
www.libre-association-freudienne.org – organizzerà a Bergamo, dal prossimo autunno 2013, degli incontri di lettura psicanalitica che saranno incentrati sui seminari di Lacan. Gli incontri che sono rivolti non solo ad analisti ma a tutti coloro che sono interessati al discorso psicoanalitico, saranno condotti da Yves Inserra – psicanalista della LAF. Per ogni informazione si può contattare yves.inserra@9online.fr, oppure, il sottoscritto, mario_tintori@fastwebnet.it
Scritto da dott. Mario Tintori
Psicologo Psicoterapeuta mario_tintori@fastwebnet.it
Foto: www.autonomie-training.de/