Un’immagine della morte: Damien Hirst

Dall’ inizio del Novecento, quindi dalle prime Avanguardie, ad oggi, gli artisti hanno sperimentato diversi materiali con cui fare arte. Non la solita tela coi soliti colori ad olio ma selle di bicicletta, orinatoi, sacchi di juta, acciaio, magneti, manichini e animali. Non sempre però l’utilizzo di certi oggetti per creare opere d’arte viene accolto calorosamente dal pubblico. Anzi, a volte suscita delle vere e proprie proteste. È successo proprio qui, ad Arezzo, a seguito della decisione del Comune di portare un’opera consistente in un montone, morto, in una teca di vetro con della formalina.

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L’opera in questione è dell’artista britannico Damien Hirst, nato a Briston il 7 giugo 1965 e facente parte del gruppo degli Young British Artists, di cui ne è il capofila.

L’opera, come ben si può immaginare, ha suscitato le polemiche soprattutto dei gruppi di animalisti, che la ritengono incivile, violenta e immorale. Senza avere uno scopo preciso, secondo gli attivisti, l’opera è solo una tattica dell’artista per attirare rumors, per far parlare di sé.

Ma davvero un artista può creare opere d’arte solo per far scalpore, solo per un attimo di fama?

Damien Hirst

Il tema principale che avvolge tutta la produzione artistica di Hirst è la morte. La morte è uno dei passaggi chiave della vita, strettamente collegata ad essa. Non si può pensare alla vita senza la morte, come alla morte senza la vita. È un concetto sempre presente eppure anche difficile da immaginare. Non si è mai pronti ad essa, e trovarsi davanti ad una situazione che ci obbliga a riflettere su di essa o ce la presenta così, nuda e cruda, fa sempre effetto.

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Come la maggior parte degli artisti dell’ultima generazione, anche Hirst è consapevole del fatto che l’arte in questo preciso momento storico deve trasmettere un’idea, deve essere un avvenimento e provocare uno shock. Per questo l’artista non si è mai piegato alle regole del gusto, del bello, dell’estetica.

L’opera più famosa di Hirst, diventata emblema dell’arte contemporanea, è The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living (ovvero, L’impossibilità fisica della morte nella mente di un vivo), uno squalo di 4 metri sotto teca di vetro e immerso nella formalina, una sostaza trasparente che conserva intatto il corpo dell’animale. Il titolo è un riassunto perfetto di ciò che l’artista ci vuole dire: sappiamo che c’è la morte, sappiamo che esiste, ne siamo consapevoli ma non riusciamo a crearne un’immagine precisa nella mente.

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L’attività artistica di Damien Hirst ha molti rimandi ad opere del passato: le carcasse dei suoi animali non posso non richiamare alla mente alcuni quadri di Rembrandt, per citarne solo uno.

Certo, dipingere carcasse di animali e prenderne i corpi veri da mettere sotto teca sono due cose ben diverse.

Hirst utilizza corpi di animali, ma morti di morte naturale: non cerca il bello, non cerca di creare qualcosa che possa piacere ma vuole provocare uno shock, vuole farci incontrare con l’immagine della morte concreta.

Una delle curiosità maggiori quando si parla di artisti contemporanei è scoprire quanto valgono le opere. Per Hirst è facile: andate sul suo sito e troverete lo shop. Magari animali morti o teschi dorati non sono il vostro genere ma dateci comunque un’occhiata!

Ma davvero un artista può creare opere d’arte solo per far scalpore, solo per un attimo di fama?

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