Visto per voi: Decamerone, vizi, virtù, passioni

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Uno dei tanti “Tutto esaurito” della stagione di prosa 2016 del Teatro Donizetti si è registrato per lo spettacolo “ Decamerone, vizi, virtù e passioni ”, che ha visto in scena l’attore Stefano Accorsi, insieme al resto della compagnia, composta da Silvia Ajelli, Salvatore Arena, Silvia Briozzo, Fonte Fantasia e Mariano Nieddu.

Accorsi, ancora una volta ha confermato con questa interpretazione la sua grande capacità attoriale. Un testo non semplice quello messo in scena dal regista Marco Baliani, in cui sono rappresentate sette novelle del Boccaccio.

L’opera è stata concepita all’interno di una trilogia che fa parte del progetto “Grandi Italiani” e che contempla anche “L’Orlando Furioso” dell’Ariosto e “Il Principe” di Machiavelli. Come ha messo in evidenza Accorsi, la mise en scène ha necessitato di un grande lavoro drammaturgico, in quanto essendo

Il Decamerone un testo letterario, tra l’altro scritto in un linguaggio antico, è stato attualizzato per realizzare il testo teatrale, in modo tale da renderlo fruibile per il teatro, una forma comunicativa assai diversa rispetto alla letteratura e al testo scritto. Baliani, per mettere in scena la sua opera ha utilizzato tutto il materiale umano di cui disponeva, sfruttando, ad esempio i dialetti dei paesi d’origine degli attori della compagnia, come il bolognese o il siciliano, per decidere quali novelle mettere in scena. Il problema principale nella costruzione del testo drammaturgico è stato costruirlo preoccupandosi della gente in sala, cercando di catturare l’attenzione degli spettatori.

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Proprio per questo, anche se di primo acchito il testo può apparire complesso, man mano che si prosegue nell’ascolto, le parole unite ai movimenti dei personaggi diventano familiari e permettono la comprensione di quanto sta accadendo sul palcoscenico. I temi affrontati, d’altronde, sono si divertenti, ma proprio per il fatto di rappresentare vizi e sentimenti molto umani, sono anche vicini a noi. Ciò che accomuna le novelle è il fatto di affrontare tematiche che parlano e descrivono l’essere umano al di là dell’epoca storica. Le novelle, varie tra loro, vengono descritte e interpretate da una compagnia di attori che vagano con il loro carrozzone itinerante. Questo è ciò che ci viene presentato nella prima scena. Siamo nella Firenze del ‘300, nel pieno di una carestia di peste che sta decimando la popolazione.

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Proprio per esorcizzare la morte, la compagnia comincia a narrare delle storie, facendo da tramite tra una novella e l’altra, in una rappresentazione che diviene così metateatrale. Ognuno dei personaggi svolge in ogni novella narrata un ruolo particolare, recuperando quei ruoli fissi che sono tipici della Commedia dell’Arte: vi è infatti la figura dell’innamorata, che usa come arma la scaltrezza per venire a capo di situazioni difficili, riuscendo così a raggiungere i suoi obiettivi. Vi è poi la figura del marito geloso , o quello dell’innamorato che cerca di conquistare la propria amata ingannando il marito di lei. In questo modo vengono così messi in scena i caratteri che riflettono le condizioni umane, come passioni e gelosie, che sono del resto quelle che ritroviamo nel corso dei secoli, in ogni uomo, anche se in contesti differenti. Per quanto riguarda la costruzione del testo, su di esso si può notare come sia stato fatto un lavoro molto approfondito.

Si è partiti infatti anche da una prima parte di improvvisazione degli attori. Sul palcoscenico non sono presenti grandi movimenti scenici, ma sono gli attori che trasformano lo spazio stesso in base alla novella che deve essere rappresentata, con cambi d’abito veloci e utilizzando come ambientazione la casa- carrozzone. Come ha affermato Accorsi, stando sempre in scena, come accade in questa pièce, “si deve stare molto attenti e non ci si può distrarre neanche un momento.”.

Questo è un primo elemento di difficoltà, oltre al fatto che essendo un testo in italiano antico con l’uso di parole ormai entrate in disuso, bisogna conoscere benissimo il testo a memoria, per concentrare l’attenzione su altri fattori, come i movimenti e i sentimenti che devono scaturire dalla rappresentazione. Ciò che si può notare, infine, è lo scarto esistente tra linguaggio alto, in un italiano colto del ‘300 e rappresentazione di impulsi bassi e terreni, come gli istinti sessuali. Questa costituisce infatti una delle parti più forti dello spettacolo, ma che permette anche un maggior avvicinamento agli spettatori.

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