VISTO PER VOI: QUELLO CHE NON HO AL TEATRO DONIZETTI

NERI MARCORè 1Si è conclusa domenica 9 aprile la rassegna teatrale di prosa al Teatro Donizetti con lo spettacolo “Quello che non ho” interpretato da un poliedrico Neri Marcorè con la regia di Giorgio Gallione. L’attore si è cimentato in uno spettacolo di teatro-canzone e di denuncia sociale, toccando con ironia e provocazione tematiche importanti e drammatiche della storia del nostro paese, il tutto accompagnato dal tocco poetico delle parole di Pasolini e delle canzoni di De André. Un’Italia di politici corrotti in cui non resta che affidarsi ai favori di “un uomo d’onore”, come accade nella canzone “Don Raffaé,” qui reinterpretata da Neri Marcoré.

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Un’Italia in cui, come decantava Pasolini, siamo ormai diventati tutti vittime del consumismo, la vera piaga dell’epoca contemporanea. Una società che ci induce a consumare più del necessario e in cui il feticcio è diventato l’oggetto di consumo di cui non possiamo più fare a meno. Questo produce conseguenze disastrose anche sull’ambiente, che viene invaso da oggetti inutili che in breve tempo diventano rifiuti. Molti di questi oggetti che vengono prodotti sono racchiusi in imballaggi che nel momento stesso dell’acquisto devono già essere buttati via, ed ecco che la nostra società produce direttamente rifiuti che formano montagne e si accumulano sotto i mari formando veri e propri continenti di plastica. Ma i paradossi dell’epoca contemporanea non finiscono qui, sembra volerci comunicare l’attore. Il coltan, principale componente dei nostri telefoni cellulari è un minerale che si trova nel Congo e il mercato del prezioso minerale costringe milioni di bambini ad essere sfruttati e a rischiare la vita per la sua raccolta e per permettere ai paesi industrializzati di produrre smartphone e prodotti tecnologici.
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Quante inoltre le industrie abusive presenti nel sud Italia e che hanno scaricato tonnellate di mercurio nei mari rendendoli tossici e provocando malattie e malformazioni agli abitanti dei paesi limitrofi. Un mondo che in breve tempo rischia l’autodistruzione. Non mancano anche rimandi surreali a un mondo fantastico dominato dai roditori, l’unica specie che si è evoluta dopo lo scioglimento dei ghiacciai e lo scempio compiuto dall’uomo su questa terra. Un mondo che è in costante tensione tra il proprio presente e la speranza in un futuro migliore, in cui si trova sì lo sviluppo ma vi manca il progresso. E Marcoré con la sua ironia e i suoi racconti, con le sue doti istrioniche che alternano parole e citazioni alle canzoni di Fabrizio de André, riesce a coinvolgerci e sconvolgerci, riportando alla luce nuove idee e nuovi ideali.

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